Di Doris Bellomusto
Mi chiamo Medea, siete sicuri di volermi ascoltare?
Un figlio, non è un miracolo, non è un’occasione. Un figlio è un sacrificio.
Un figlio ti apre alla morte. Si spalanca il cuore quando nasce un figlio, ma si rovescia il tempo.
Comincia a scorrere al contrario. Ti affianca la morte ogni giorno, la temi sempre, ti segue come un’ombra.
Non è un male, anzi. Ma è fatica.
La vita non è più semplicemente tua. Non giochi più secondo le tue regole.
Un figlio crea la parentela, il legame, il giogo. Ti tiene stretto alle tue scelte, ai tuoi confini. Ti smaschera.
Un figlio è un miracolo e un’occasione solo se si è disposti a dargli un coltello fra le mani.
Un figlio ti sventra quando nasce e, se tutto va come deve, continuerà a sventrarti fino a quando ne avrà bisogno.
I figli sono cannibali!
Esattamente così. Condivido pienamente la tua antiretorica della maternità.
Grazie Gabriella, grazie anche della esattissima definizione “antiretorica della maternità”
Grazie Gabriella, grazie della esattissima definizione “antiretorica della maternità”