Racconto di Gigi Pietrovecchio
(Dodicesima pubblicazione)
Ran Thùryan, Comandante della nave biotronica Eiréne, è a capo di un equipaggio di popoli diversi (Similorsi, lupi canguri, uomini arancio infoneurali). I loro compiti dipendono dal Consiglio di Synthesis, basato su Kòros 2, e spaziano fino al pianeta Terra ed ai confini delle Galassie Confederate ed anche oltre. Questa serie di episodi, come fosse un feuilleton, racconta le loro avventure. In questa occasione si propone una tipica, od imprevedibile, storia d’amore… ovviamente fantascientifica.
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Si consiglia di leggere i racconti precedenti per avere una visuale più ampia.
Basta fare la ricerca con il nome dell’autore “Gigi Pietrovecchio”
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Occupandoci dell’increscioso incidente occorso ai piccoli scienziati Klùppen avevamo già accennato a Gùnny Yòryn ed alla sua origine; ora dobbiamo aggiungere che i suoi compatrioti, a perenne memoria della grande studiosa, avevano innalzato un bel monumento, d’una decina di metri, che la ritraeva con la tunica lunga fino ai piedi, la corona di foglie e fiori ed un libro aperto in mano, immagine dal gusto classico che ben si conveniva ad un eminente personaggio come lei.
Ogni cosa pareva essere in pace, ma molto tempo dopo i Surraniàni ricevettero da sconosciuti avversari, peraltro mai identificati, una terribile insidiosa minaccia: vicino al simulacro era stato deposto od interrato un ordigno d’inaudita potenza, che sarebbe stato fatto deflagrare se gli abitanti stessi non avessero provveduto ad abbattere la notissima scultura.
I miti e sereni Pelliccioni ne furono sconvolti, ma non avrebbero mai accettato né di distruggere il ricordo di Yòrin né che qualcun altro lo facesse; perciò si rivolsero immediatamente agli efficienti Korosiàni chiedendo di intervenire con qualunque mezzo avessero a disposizione.
Di fronte ad un simile atto di terrorismo intergalattico, e benché in quei giorni il suo equipaggio fosse a ranghi ridotti, dopo un’imprescindibile breve fase organizzativa, l’Eiréne decollò in loro aiuto.
La Galassia dei Cerchi grandi, di cui fa parte il sistema binario delle doppie Dhòralar e Tyìvanol, non è molto lontana da Kòros; perciò nel giro di qualche ora la nave biotronica sincronizzò la sua velocità sull’orbita del quinto pianeta e dallo scafo di sinistra lanciò la navetta Eir-2.
Il piccolo vascello, pilotato dalla Specialista di Primo Cerchio Nùwirid Kort, una giovanissima similorsa di 2 metri e mezzo, aveva anche imbarcato D’doràn Ontar come capo-missione, Mìneren Kar quale enorme riserva di forza, perché non si sa mai, e la semicanglùpa Séntra Dox, la sola persona in grado di affrontare tale situazione senza alcun timore di rischiare o fallire: la sua vista radioscopica poteva rapidamente individuare trappole, spolette e detonatori di qualsiasi tipo e tutti i beffardi complicatissimi circuiti che li azionavano.
Infatti rilevò subito la temibile bomba al plasma nascosta sotto la statua di Yòrin, diresse lo scavo con attenzione e perizia estreme ed operando con le sue mobilissime dita nel giro di pochi minuti pervenne alla totale neutralizzazione del potentissimo esplosivo.
Séntra, Tenente di Primo Cerchio e capo artificiere di Eiréne, era la figlia ibrida di Vàlkyran Dox, un licantropo da un metro e 80 del pianeta Sìman, addetto alla sicurezza su un mercantile e fermatosi in seguito nella città di Nàra Kum Pày per sopraggiunti serissimi motivi di cuore, e di Brìtin Sukòr, Canglùpa autentica, alta 1,70 e perciò geneticamente fuori misura di almeno 20 cm, ma non di certo per l’armiere straniero…
Séntra aveva il pelo grigio brillante e gli occhi giallo arancio e, con le stesse misure della mamma, anche lei non rientrava nei canoni di bellezza del suo popolo; parlava fluentemente il simànde, il pày e lo spiràali, appresi dai suoi genitori, ed il kòrosian…
Quest’ultima lingua l’aveva soprattutto imparata dal suo inimmaginabile compagno: l’uomo blu Lhùn Dàhlar, Comandante pilota di aeronavi commerciali, tre barre ed una curva semicircolare dorate, alto poco più di lei, dai capelli grigio argento e dagli occhi verdi, di quel colore a suo tempo noto sul pianeta Terra come “chartreuse”, un tipo sportivo ed anticonformista, si potrebbe dire casual.
Ma come e dove era iniziata ed in seguito esplosa questa incredibile storia d’amore?
Lei, quando non era in divisa grigio azzurra, si vestiva abbinando sempre al colore del pelo e degli occhi abiti semplici ed eleganti, ma anche assai provocanti perchè tanto non aveva nulla da perdere o da guadagnare; in realtà non avrebbe solleticato i desideri di nessuno, di sicuro non dei Canglùpi, alta com’era, ed ancora meno dei rappresentanti degli altri popoli presenti su Kòros.
Bastava che gli indumenti fossero di suo gusto, ma…
Quella sera, quella che in seguito si rivelò essere la fatidica sera, si era messa una bella tutina cortissima dalle bretelline tubolari, giallo arancio come gli iridi dei suoi occhi, per contrasto un paio di fini sandaletti neri e lucidi e, come tante altre volte, era comodamente seduta, da sola, in un divanetto del bar di Aerospazio 50, a zampe accavallate e con la folta coda lasciata cadere di fianco; davanti a lei un bicchierone di qualcosa, non si capiva esattamente cosa, ma di sicuro si trattava di un very long drink…
Era caninamente molto carina la ancor giovane lupa e se fosse stata sulla terra di Sìman con il suo fascino esotico avrebbe senza dubbio fatto strage di cuori; precisamente, applicando le dovute equivalenze, aveva 25 anni pày e mezzo… cioè 35 anni korosiàni… che, insomma, sarebbe come dire 33 anni terrestri!
Quando entrò un uomo blu in infradito e calzoncini rossi e canottiera beige, altro abituale frequentatore dello stesso locale, uno dei pochi posti ancora disponibili era in un tavolino adiacente a quello di Séntra.
I loro sguardi si erano spesso incrociati in tante altre occasioni ed ognuno dei due aveva provato un’istintiva simpatia, ma l’aveva pure lasciata cadere nella naturale certezza che, di fronte all’evidente incompatibilità delle specie, l’altro mai avrebbe condiviso qualcosa che andasse oltre ad una superficiale piacevole impressione.
Dopo un cenno di saluto il Kòrosian si sedette e sfiorando la tastierina del tavolo scelse da bere e qualcosa da sgranocchiare; in capo ad un paio di minuti un vassoio-droide gli venne a portata di mano recando un raffinato semigassoso, che molto lentamente svaporava, con un bel contorno di salatini e dolcetti.
Prese la caraffa di ceramica e i due piatti di vetro colorato, permettendo così al piccolo robot di tornare al bancone per un successivo servizio; poi guardò soddisfatto quello che aveva appena prima ordinato e notando che anche la vicina ne sembrava interessata allungò gli snacks verso di lei.
La Canglùpa, sorridendo, gli indicò lo spazio ancora libero sul suo divanetto, al che il tuttora incognito Comandante Dàhlar, almeno così lui credeva, trasferì bevanda e stuzzichini nella nuova postazione e, convinto di fare un figurone, disse: “Ciao, Tenente Séntra” solo per sentirsi rispondere: “Ciao, Comandante Lhùn”…
Rimasero entrambi abbastanza sorpresi, dal momento che non si erano mai presentati prima di allora, ma in un battito di ciglia realizzarono che ciascuno dei due si era evidentemente informato circa il nome dell’altro e non solo: si era anche chiarito le idee riguardo a collocazione, grado, qualifica e chissà cos’altro ancora…
Ci risero sù per un po’ ed al primo giro di bevande e leccornie ne seguirono altri; le parole si inseguivano come i pensieri, una mano si appoggiò su una morbida spalla pelosa, una zampa d’argento si fermò su un ginocchio bluastro e, tra abbracci affettuosi… e lunghi teneri baci… anche la serata giunse al termine quale felice epilogo di un’attesa e d’una speranza durate più di due anni!
Chi li vide ebbe l’impressione che gli universi avessero fatto un passo in avanti…
Séntra per l’ultima volta tornò a dormire nella sua cuccetta su Eiréne e dall’indomani andò ad abitare con il suo grande “impossibile” amore, con le autorevoli benedizioni di Ran e di Mìneren, di D’doràn e di War Tryar, di Sìkind Ontar e di Marély Dòkkel, di tutto l’equipaggio… e di un’astronave biotronica!
Se siano intimamente compatibili è solo affare loro, ma tutti ritengono di sì… di certo non potranno mai avere dei figli, cosa assolutamente irrilevante e sottintesa fin dall’inizio.
Sappiate comunque che, a distanza di anni, ogniqualvolta uno dei due è in partenza, od anche lo sono entrambi, si abbracciano, si stringono, si baciano… e sempre si ripetono: “Stai attenta e riguardati!”… “Stai attento e riguardati!”
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