Di Francesco Papallo
C’è una finestra che sigilla la mente,
appannata, sporca di impronte.
La luce la attraversa a malapena
inculcando prigioni negli occhi.
E c’è la sete di trovare un altro alveo
e scorrere in carezze
per ammansire il buio
predatore di spiragli.
Ma né alla vetta né alla foce
puoi chiedere salvezza
quando scatta la tagliola o affondano
le zanne della vita.
Sono false le parole d’oracolo
che ti imbalsamarono
nella carne della paura.
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