Racconto di Renata Pieroni
“RaccontiContinuaTu”
Scendeva le scale, aveva fretta, il taxi l’aspettava. Stava chiudendo, finalmente, quella porta.
Non voleva pensare a quanto le era costato trovare il coraggio.
Dopo tutti quegli anni, pure le nozze d’oro avevano già superato e l’età non era più quella delle pazzie.
Pazzie…
Sì, lui era pazzo. All’inizio, appena dopo il matrimonio, sembrava solo strano, aveva un carattere molto difficile, ma erano i tempi in cui alle mogli veniva consigliato “Porta pazienza, non innervosirlo” e lei si era adeguata, per le regole sociali, per la religione, per l’onore della famiglia, per i figli.
Maglie di una rete invisibile erano diventate sempre più strette col passare degli anni: aveva dovuto lasciare il lavoro ed essere sempre a sua disposizione, occuparsi di tutto in casa perché “questo è il compito di una moglie”.
Non frequentavano amici, non aveva amiche, lui era sospettoso di ogni nuova conoscenza. Con gli anni era aumentata la gelosia, l’accusava di avere amanti se lui era al lavoro, non voleva che uscisse da sola e da quando era andato in pensione l’accompagnava sempre. Ormai uscivano solo a fare la spesa, oppure dal medico, per tutti i malesseri e i disturbi che le erano venuti nel corso degli anni. Lui dal medico per sé non ci andava mai, si sentiva un vero uomo, fiero di sé.
Una volta lei gli aveva suggerito: -Sei così nervoso… dovresti parlarne col dottore…- Guai! Era meglio che fosse stata zitta!
Tutti dicevano: – Che marito premuroso! – perché fuori casa si comportava normalmente, anzi era sempre disponibile ad aiutare… gli altri, non lei.
Poi c’erano gli schiaffi, le botte anche davanti ai figli, se osava contraddirlo. Erano tutti maschi, per fortuna, pensava lei. Se fosse nata una femmina… non osava immaginare!
I figli ormai erano cresciuti, avevano cercato di uscire da quella casa il più presto possibile per non essere tiranneggiati. Abitavano in altre città e spesso le avevano suggerito: – Mamma, lascialo, è sempre peggio! Vieni da noi, ti aiuteremo!-
Lei resisteva. Era amore? Forse, ormai non sapeva più.
Ma oggi ancora una volta lui aveva lo sguardo cupo, quello delle giornate… che sapeva già come sarebbero finite.
L’aveva maltrattata più del solito e tra i denti diceva: – Ti ammazzo!- Era terrore puro. Poi era andato a fare il pisolino del pomeriggio.
Tremante, si era chiusa in bagno, aveva chiamato un taxi, aveva indossato il cappotto e preso la borsa. Col cuore in gola e in punta di piedi era uscita accostando soltanto la porta per non far rumore.
Il taxi era arrivato subito, per fortuna. Scendendo le scale aveva un solo pensiero: telefonare ai figli… Ma a quale figlio avrebbe telefonato per primo?
Disse al tassista: -Mi porti in stazione, faccia presto! –
Le dita tremavano, a stento riusciva a comporre il numero sul cellulare.
Si sarebbe rifugiata da uno di loro, da quello che abitava più lontano.
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