Fiaba di Elena Soprano
(Prima pubblicazione)
Illustrazioni di Tiziana Tosi
C’era una volta un drago di un bellissimo colore tra l’azzurro e il rosa. Con gran boccate di fumo creava magnifici disegni in cielo: animali, fiori, paesaggi. Eh sì, era un drago pittore, o meglio, un tempo lo era stato.
Poi gli uomini avevano cominciato a combatterlo perché da che mondo e mondo gli uomini combattono i draghi. Gli avevano dato la caccia per secoli, lo avevano imprigionato e quasi ucciso. Il drago pittore si era salvato per miracolo nel caos di una grande guerra, una delle tante che gli uomini iniziavano dimenticandosi spesso il perché e dimenticandosi anche un sacco di altre cose, come la bellezza del sole al tramonto e la luce della luna. Una volta salvo, aveva giurato che mai più avrebbe usato il suo fuoco. E neanche il suo fumo per dipingere. Sarebbe vissuto nascosto. Quando avesse sentito il petto ribollire dalle fiamme, si sarebbe tuffato nel lago.
Un’estate ci fu una terribile siccità, il lago si prosciugò e il drago cominciò a diventare insofferente. Sapeva che prima o poi il suo fuoco sarebbe uscito, seminando danni e paura. L’avrebbero cacciato per altri cento anni. Il drago non avrebbe voluto far del male nemmeno a una mosca, ma era un drago e il fuoco è nella natura dei draghi.
Non potendo nuotare, passava tutto il suo tempo a dormire finché, un giorno, un pianto disperato che proveniva dal bosco lo svegliò. Chi piangeva? E perché? Avrebbe voluto chiederlo agli animali, tutti però gli stavano alla larga. Nessuno osava avvicinarsi. Era il più forte delle creature ed anche il più solo. Solo la vecchia lucertola non lo temeva.
«Ehi cugino, ssssenti…» gli disse con la sua vocina sibilante «C’è una volpe intrappolata in una tagliola. Morirà. E moriranno i suoi cuccioli».
Il drago sospirò.
«Tu hai il fuoco.» gli disse. «Se sssscaldi un po’ la tagliola, quella si allenterà e la volpe si libererà».
«Cugina,» rispose il drago con voce stanca «io ho troppo fuoco…Se lo uso brucerò tutto il bosco.»
«Cugino, ssssei proprio uno zuccone», riprese la lucertola «È sssolo un piccolo punto che devi bruciare.»
«Lo so, ma io ho paura di dare tutto alle fiamme.» spiegò il drago «E allora mi combatteranno di nuovo. E io per difendermi potrei incenerire questa valle in un secondo.»
«Tutti uguali, voi draghi.» continuò la lucertola «Grandi, grossi e fifoni. Perché, per un momento, non asssscolti anche la paura della volpe?»
Il drago a questo non aveva pensato. Allora drizzò le orecchie. Ascoltò di nuovo il pianto della volpe e… gli sembrò molto diverso da prima. Com’era penetrante. Gli attraversava pelle e scaglie. Li attraversò fino a che qualcosa non gli si smosse nel petto, e non era fuoco.
Era il ricordo di una mamma drago con i suoi cuccioli.
Era il ricordo di essere insieme.
Era il ricordo di essere, senza paura di essere.
Allora si alzò. E si inoltrò nel bosco. Raggiunse la volpe, la guardò e prima che quella potesse spaventarsi socchiuse gli occhi, rimpicciolì la bocca e soffiò. Dalle sue labbra uscì una fiamma sottile come un filo di ragnatela che scaldò e allentò la tagliola liberando la volpe.
Il drago era riuscito a dimenticare la sua grande paura. L’aveva dimenticata per aiutare qualcuno.
«Visssto?» gli sibilò la lucertola.
Con gli anni il drago salvò molti altri animali e, alla fine, anche gli uomini. In un inverno di ghiaccio avrebbero fatto una brutta fine, se con il suo fuoco non avesse sgelato campi e legna. Non aveva un buon ricordo degli esseri umani. Tuttavia sapeva che questa era l’unica cosa che avrebbe potuto fare per evitare che lo attaccassero solo per paura : non avere paura lui stesso. Ci volle molto tempo e non tutti si fidavano di lui. E ogni volta che c’era un incendio, qualcuno lo accusava. Giorno dopo giorno, il drago riprese a dipingere e nuvole a forma di cigno, di rosa e di farfalla ricomparvero in cielo. Gli uomini guardandole ripreso a sognare un po’ di più e a combattere di meno. Finché, dopo anni e anni, un bel mattino la guerra fu finalmente solo una guerra di nuvole prima del temporale.
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