Racconto di Francesco Castellucci
(Seconda pubblicazione)
Senza “avatar mediatico” si avvicinò al banco, la commessa guardò lui e poi il libro, lo girò tra le mani, ne lesse il titolo, sorrise, individuò il codice ISBN e lo sparò col lettore ottico. J. lesse la cifra sul terminale attraverso il display rivolto ai clienti, aprì il borsello, pagò il volume e lo posizionò nello zaino. Si incamminò tra le vie del centro. I palazzi si schieravano con colori compatti, saturi, mistificati. Accelerò il passo ma il cuore incominciò a palpitare velocemente, una sensazione di stordimento, di mente vuota nel congelante freddo di un inverno nord europeo. Si appoggiò al muro della chiesa, restaurato da poco e ancora non corroso dallo smog. Tra le strade non c’era nessuno, era un lunedì fecondo per le attività online dei suoi compagni. La sensazione di solitudine invase il suo campo visivo, intravide un passante sulla settantina, e seguirlo con lo sguardo nel suo incedere gli permise di riprendersi. Lo guardò mentre entrava in un palazzo difronte all’università, con velocità e affanno spingere il portone. Il vapore che si lasciò indietro durò qualche secondo. Risalì il centro storico per rifocillarsi in un bistrot in cui era possibile mangiare vegetariano. Riprese le forze e si diresse a Nord, guardando l’orologio come se avesse un appuntamento. In due ore fu a casa, rinunciò alla doccia, si addormentò.
Sul pavimento, il mattino seguente la bolletta idrica del trimestre appena passato. Accese il computer e cercò la sua utenza, verificò i consumi, il periodo di riferimento, il saldo, l’importo.
Con due ore di navigazioneri-apprese ogni cosa sul mondo della fornitura idrica della città metropolitana. Svegliò C., la invitò a prendere insieme a lui il primo caffè della giornata, lei accettò baciandolo e lasciando che le lenzuola scoprissero il suo seno nudo.
Il problema, pensò, è che è cambiato il rapporto con la storia. Tutti noi siamo convinti e avvolti nella consapevolezza di un presente che radicalizza il proprio rapporto con la storicità. Si è parte attiva dei processi in atto, si è parte attiva dei processi sociali egemonici come di quelli minoritari. Così l’impegno civile aveva cambiato fronte, si rivoltava contro se stesso per analizzare l’appena storicizzato. Tutto per evitare l’impasse. Si prendeva parte ad un processo da poco appreso dalla storia. Un esame alla coscienza sociale e pubblica delle moltitudini dissenzienti.
Questo fu anche il suo intervento ad un’assemblea di quartiere, nel quale si cercava di entrare nel merito di una riorganizzazione del mercato rionale.
I suoi trent’anni gli suggerirono di lasciare l’assemblea non appena sarebbe risultato accettabile. Sul monitor e sulla lavagna grafica, tabelle, piani di ristrutturazione, dati.
La questione della coscienza storica nel presente gli era cara, ma avrebbe voluto tacere il suo intervento, saper seguire i moti interiori degli interlocutori che invece incontrava assiduamente durante le sue giornate, imparare da loro; voleva averne capito e recepito la strategia, respirarne la stessa paura e ispirare la stessa prudenza.
“Dopo un anno di disoccupazione in questa città, non ho ancora imparato cosa non-fare.”
“Credo che potresti smetterla di lasciare l’appartamento appena sveglio. C’è spazio per le nostre vite e c’è spazio per qualche tua nuova iniziativa. Ti aiuterò a cercare lavoro se lo desideri.”
J. sorrise, la baciò e uscì velocemente. Avrebbe rivisto C. a casa, il mattino seguente, al risveglio. Guardò i suoi piedi e si diresse verso una libreria del centro.
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