Articolo di Liliana Vastano

 

Lo stupro di guerra è una pratica antica che si perde nella notte dei tempi. Non è soltanto un esercizio brutale e violento della sessualità ma un atto simbolico che vuole umiliare definitivamente il nemico dal punto di vista psicologico. Si spiegano così le brutali violenze di gruppo alla presenza di familiari costretti ad assistere senza reagire sotto la minaccia delle armi. In genere sono gli eserciti invasori che si macchiano di questi delitti come sta accadendo ora in Ucraina ma, a volte, è accaduto che siano stati proprio i liberatori ad accanirsi contro le popolazioni inermi. Nella primavera del 1944 le truppe alleate anglo americane, sbarcate ad Anzio ma bloccate a Cassino dalla tenace difesa tedesca, decisero di affidarsi alle truppe coloniali francesi esperte di guerre di montagna: i gourmier, tristemente noti come “marocchini”. I militari francesi, guidati dal comandante Alphonse Juin avrebbero dovuto attraversare i monti aurunci e prendere di spalle i tedeschi. E così avvenne. Grazie ad un attacco condotto attraverso le impervie strade di montagna, i marocchini aprirono la strada ai mezzi corazzati alleati che costrinsero i tedeschi ad una rovinosa ritirata. Roma sarebbe stata raggiunta nel giro di poco tempo. Nel corso di queste operazioni che durarono un paio di settimane le truppe marocchine, quasi dimezzate dalla resistenza tedesca, si abbandonarono ad una serie impressionante di stupri, violenze di ogni genere, saccheggi in tutti i paesi sottratti ai tedeschi. La liberazione tanto desiderata, si trasformò in un incubo. Il tutto avvenne con il tacito consenso degli ufficiali alleati che, invece di proteggere le popolazioni, si voltarono dall’altra parte. Le donne stuprate, soprattutto quelle che avevano i mariti al fronte, non ebbero la solidarietà dei paesani come sarebbe stato logico ma furono emarginate, a volte costrette ad abbandonare il paese: una violenza nella violenza. La vita di quei paesini del frusinate fu sconvolta e molti preferirono tacere e dimenticare. Anche lo Stato Italiano, una volta finita la guerra, si mostrò assente e i risarcimenti chiesti dalle poche donne che ebbero il coraggio di farlo, arrivarono dopo molti anni. La triste vicenda delle “marocchinate” fu raccontata dal grande scrittore Alberto Moravia nel suo romanzo “La ciociara” da cui De Sica trasse il film con Sophia Loren che ottenne il Premio Oscar.