Racconto di Giuseppe (joe) Bonato

(Sesta pubblicazione)

 

Con un sorriso negli occhi, leggero e come trattenuto sulle labbra, stava tornando a casa, consapevole di non aver resistito alla tentazione, al richiamo, bensì di avere di nuovo infranto il divieto: nel bagagliaio dell’auto c’era, infatti, una sorta di valigia di legno piena di vecchi libri.
Quel sabato mattina era scaduto l’ultimatum: liberare l’angolo dello scantinato.
Con fatica, nel corso della settimana era riuscito a racimolare cose apparentemente inutili per altri e poi, con una certa sofferenza, a metterle negli scatoloni che ogni giorno lo aspettavano sulla soglia del garage.
Sotto l’occhio vigile della moglie, li aveva caricati nell’auto e si era recato al centro di raccolta differenziata.
A malincuore aveva depositato i vari materiali negli appositi cassonetti e, quando stava per chiudere il portellone dell’auto si era accorto di quello strano contenitore; una sorta di cassetta in legno verniciata opaca, tinta mogano, con maniglia.
Avvicinatosi, aveva girato la chiave brunita nella serratura d’ottone e dato un’occhiata sommaria che aveva rivelato il suo contenuto e una data scritta in blu all’interno del coperchio:“1947”.
Aveva capito subito che quei libri stavano aspettando proprio lui ed ora, sulla via del ritorno, un piccolo, infantile senso di colpa gli impediva di gioire.
Già, proprio così: quale gioia più grande c’è nello scoprire piccoli tesori?
Amava i vecchi libri perché contenevano le regole e la filosofia di coloro che l’avevano preceduto; valori ormai in disuso che testimoniavano l’evolvere del pensiero con l’evolvere della storia della società.
Per questo frequentava assiduamente mercatini e fiere, andando alla ricerca di testi antichi, vecchie foto e biografie di scrittori misconosciuti. S’interessava allo studio del proprio territorio fin dalle origini più remote ricercando in vari siti, fossili e minerali. Ecco perché, lo s’incontrava spesso vagare per i campi e lungo i letti asciutti dei torrenti alla ricerca di geodi e agate, ammoniti e pecten, armato del suo inseparabile martello da geologo. Altre volte accettava anche oggetti antichi che i vicini gli offrivano in regalo pur di disfarsene. Insomma, nell’epoca dell’ “usa e getta” egli era un raro recuperante di memorie…
Giunto in prossimità di casa arrestò l’auto e, cosa che non aveva mai fatto prima, occultò accuratamente sotto una stuoia colorata il prezioso bauletto.
Ripartì deciso e, aperto cancello e basculante col telecomando, scivolò intrepido lungo la rampa d’accesso al seminterrato.
Parcheggiò nel garage vicino alla porta che saliva in cucina e, sceso con noncuranza dall’auto, scovò subito il posto nello sgabuzzino dove avrebbe celato il suo “tesoro”, rinviando a dopo pranzo il piacere della scoperta.
Era quasi mezzogiorno. Con passo leggero salì le scale, zufolando…