Racconto di Francesca Coppola

(Replica pubblicazione del 20 aprile 2021)

 

 

<< Vuoi l’aceto? >>

<< No! >>

<< La mayo? >>

<< No! >>

<< Il limone? >>

<< No! Niente. Non mi piace aggiungere niente>> Risposi più acida di qualsiasi condimento.

<<Cosa ti perdi! >> disse lei.

Manco fosse la crema gialla di mia madre, pensai. Nel tentativo di scacciare i cattivi pensieri mi lanciai in una asserzione assai retorica.  <<Sai. Le cose vanno assaporate senza stravolgere i sapori>>

<< Sarà >> rispose lei scettica. Aggiungendo mostarda. Il posto era sempre quello, il pub dietro la stazione. Al banco tipo quello americano la gente si annoiava e di fretta, sempre di fretta lasciava poche mance e ancor meno sguardi. La puzza di frittura saturava l’aria ma fuori pioveva e tutto sembrava muoversi ai miei occhi più lentamente. Io e Miriana stavamo sedute allo sgabello e mi fissavo a guardarla mentre mangiava, perché faceva ampi gesti e qualcosa irrimediabilmente scivolava fuori dal panino. <<Ecco vedi>> le dico. << Sempre ad aggiungere anche quando non c’è più spazio. Questo è il risultato >>. Lei sbuffando si alza dirigendosi in bagno. Alle spalle avverto un brivido freddo conosciuto. Stare in luoghi affollati mi dava sempre maggiore sicurezza. Come se credermi parte di un apparente dinamismo potesse, in qualche modo, smuovere anche quella staticità interna. Fuori mi accorgevo delle ombre sempre più lontane, dell’attesa della luce dei lampioni alle 17. Il fruscio cicaleccio delle foglie. I marciapiedi soli, le persone tristi. Era quello che volevo vedere? Come quella sera che la zia era andata al bingo e lo zio ha iniziato a giocare con le bambole. Io lo trovavo così buffo con quella voce ridicola. La casa silenziosa, le tende chiuse. “Vieni” mi disse con la faccia un po’ rossa. Ricordo l’alito pesante e quella voce strana. Si sfregava le mani ogni volta prima di far toccare le bambole. “Vieni” mi diceva “Siediti qui fra le mie gambe e giochiamo!” le bambole si muovevano davanti ai miei occhi, poi qualche volta si fermavano e facevano la corsa per nascondersi sotto la mia maglietta. Mi faceva solletico e ridevo. Non so ma a un certo punto, cominciò ad aggiungere qualcosa. Mi girai verso lo zio ma non capivo. “No” mi disse “Non dire niente non devi fare niente” mentre cadeva la bambola e tutto intorno si stringeva. Non ricordo di aver parlato ma una mano copriva la mia bocca.

<< Jenny, a cosa pensi? >> disse Miriana mentre trattenevo la testa.

<<OK>> dice lei. <<Sono riuscita a fare ancora più casino. Ho strofinato col sapone e la macchia resta>>.

Il mio viso si alzò sicuro nella risposta. <<Non dovevi aggiungere niente>>.

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