Articolo di Liliana Vastano
A poche centinaia di metri da Mergellina, all’inizio di via Posillipo, affacciato sul mare, si trova uno dei palazzi più belli e suggestivi di Napoli: Palazzo Donn’Anna. Fu costruito intorno alla metà del XVII secolo per volontà di Anna Carafa, consorte del Duca di Medina, all’epoca Vicerè di Napoli che ne affidò la realizzazione all’architetto Cosimo Fanzago. Il palazzo non fu mai completato e la sua incompiutezza gli conferì un alone di mistero, un fascino particolare che animò la fantasia popolare di cui ci ha dato conto, fra gli altri, Matilde Serao. Ai nostri giorni il palazzo è indissolubilmente legato ad uno dei più importanti scrittori del secondo Novecento, Raffaele La Capria. Dudù, come lo chiamavano gli amici, nacque e visse nel Palazzo fino alla metà degli anni Cinquanta quando si trasferì a Roma. Rimase, però, legato ad esso a filo doppio, lo elesse a suo luogo del cuore e, nel corso della sua vita, ci tornò moltissime volte per ritrovare se stesso. Il Palazzo gli ispirò anche il romanzo che gli diede la celebrità : Ferito a morte, Premio Strega 1961, nel quale racconta la sua giovinezza, il suo mondo di allora tra guerra e dopoguerra. Com’era questo mondo? Era un mondo di giornate dorate, piene di sole e di amici, trascorse a nuotare nel mare di Posillipo, oppure in barca a pescare spigole, a giocare a carte negli esclusivi circoli nautici o a corteggiare Carla Boursier, bella e impossibile. E poi i pranzi di famiglia, i luoghi comuni, i sogni, le delusioni. Una sorta di indolenza si impadronisce di questi giovani borghesi che quasi sprecano la loro vita in attesa di una felicità che forse arriverà o forse no. Ma nel frattempo la vita scorre e molte occasioni si perdono. Sullo sfondo c’è la città Napoli, una sorta di “foresta vergine” che ti avviluppa, t’ingoia, ti trattiene, che ti ferisce a morte o ti addormenta. Ma come sopravvivere in questa “foresta”? Come conservare la propria identità, la propria autonomia di pensiero, come difendere le proprie aspirazioni dalle interferenze sempre più pesanti dell’ambiente in cui si vive? Bisogna andare via ed è quello che ha fatto Dudù e che fa Massimo De Luca, protagonista del romanzo ed alter ego dell’autore.
Quest’anno La Capria, il 26 giugno, avrebbe compiuto cento anni e gli amici, per il compleanno, gli avevano preparato un regalo speciale: l’adattamento teatrale di Ferito a morte. Dudù, però, se n’è andato qualche mese prima, in anticipo rispetto alla messa in scena dello spettacolo. Peccato, sicuramente gli sarebbe piaciuto molto.
Questo mi piace. Inoltre la tua modestia ed anche la ‘non chalance’ con cui affronti gli eventi, che incontri. Ciao e saluti a Michele!