Racconto di Sara Bortoluz

 

Nella piccola città di Barnfield c’era un luogo che nessuno osava nominare ad alta voce: era la Villa Maledetta, una grande e decadente dimora abbandonata che si ergeva su una collina sopra la città. La sua fama di luogo oscuro e proibito si era tramandata attraverso le generazioni e la casa era oggetto di racconti e leggende inquietanti. Si diceva che chiunque avesse osato entrare in quella casa, non ne sarebbe mai più uscito vivo.

Fin da piccolissimi, Jack e Martin si erano spinti nelle vicinanze della misteriosa dimora durante i loro giochi e un giorno Jack aveva chiesto al nonno:«Tu sai  perché è proibito entrare in quella casa?»

«Perché è diroccata e pericolante.»

«Non è che invece ci sia qualche tesoro nascosto dal quale si vuole tenere la gente alla larga?»

Il nonno aveva ridacchiato divertito: «Che fantasia che avete voi bambini! Figurarsi, lì non c’è alcunché di prezioso, soltanto ragnatele, polvere e marciume». Poi il vecchio si era rabbuiato: «Promettimi che tu e Martin non entrerete in quella casa mai e poi mai, per nessuna ragione.»

«Lo prometto, nonno» aveva detto il piccolo Jack.

 

Trascorsero diversi anni. I due amici decisero di lasciare Barnfield per andare a studiare all’università.

Un pomeriggio tornando verso casa passarono davanti alla villa Maledetta e Martin disse a Jack:

«Direi che trovo del tutto insopportabile l’idea di andarmene via di qui senza aver prima dato un’occhiata lì dentro. Che ne dici se proviamo ad entrare in quella vecchia casa una di queste sere?»

«Il fatto è che avevo promesso al nonno che non saremo mai entrati in quella casa per nessuna ragione.»

«Ma Jack, è passato tanto tempo da allora. Il nonno è morto e noi ora siamo adulti. Non abbiamo nulla da temere, In fondo è solo una vecchia casa… Poi lo sai, tutto ciò che è proibito mi stuzzica.»

«Una vecchia casa sulla quale però circolano certe storie poco rassicuranti…»

Così, una notte di luna piena Martin, accompagnato dall’amico Jack, si avventurò nella Villa Maledetta. I due ragazzi entrarono con una torcia, i cuori palpitanti, in cerca di segreti da svelare e di coraggio da dimostrare. Le pareti della casa erano coperte da carte da parati sbiadite, e ogni passo faceva scricchiolare il pavimento di legno marcescente.

Nel cuore della villa, trovarono una stanza chiusa da una pesante porta di legno. La porta sembrava protetta da una sorta di incantesimo, con strani simboli incisi su di essa. La curiosità di Martin lo spinse ad agire, e con l’aiuto di Jack, riuscì a forzare la porta.

La stanza rivelò un’orribile scoperta. Al centro c’era un altare circondato da candele e ritratti rovinati di persone sconosciute. Su di esso giaceva un libro nero con pagine piene di strani simboli e incantesimi oscuri. Jack e Martin lo presero e iniziarono a sfogliarlo.

Mentre leggevano le parole proibite, l’atmosfera nella stanza cambiò radicalmente. Le candele si accesero da sole, e una voce sinistra sussurrò loro all’orecchio. Era il fantasma di un antico stregone, imprigionato in quel libro per secoli.

«Liberami» mormorò il fantasma, «e io ti concederò un potere oltre l’immaginabile.»

La tentazione di acquisire tale potere era irresistibile. Jack e Martin si guardarono negli occhi e decisero di liberare il fantasma. Ma quando lo fecero, la stanza tremò, e una figura spettrale si materializzò di fronte a loro.

Il fantasma era una creatura orribile, con occhi senza pupille e una voce che faceva gelare il sangue. Promise loro il potere, ma in cambio voleva le loro anime. Senza pensarci, i due amici acconsentirono, suggellando un patto oscuro con lo spettro.

Da quel momento in poi, Jack e Martin cominciarono a mostrare segni evidenti del loro patto con il male. Il loro aspetto cominciò a deteriorarsi rapidamente e le loro azioni diventarono sempre più malvagie. La gente di Barnfield cominciò a notare il cambiamento e iniziò a temerli. La cittadina era avvolta da un’atmosfera di terrore.

Nel frattempo, la villa aveva iniziato a riprendere vita, con luci misteriose che danzavano nelle finestre al chiaro di luna. Gli abitanti della città sapevano che qualcosa di terribile si nascondeva lì, anche se non conoscevano con esattezza quale fosse la natura dell’oscura minaccia. Decisero di chiamare un esperto di paranormale, il professor Stuart, per esorcizzare la Villa.

Il professore, un uomo anziano e saggio, si recò alla dimora con strumenti e incantesimi speciali. All’interno, sentì la presenza oscura e comprese immediatamente la natura del male che vi risiedeva.

Jack e Martin, sempre più posseduti dall’oscurità, cercarono di fermare il professore. Una feroce battaglia tra il bene e il male si scatenò nella villa, mentre le pareti stesse sembravano gemere. Il professor Stuart era deciso a sconfiggere il male e a sigillare nuovamente il fantasma.

Con un incantesimo potente e un’enorme forza di volontà, riuscì a farlo. La villa tremò una volta per tutte e l’oscurità si dissolse. Tuttavia, la quantità di magia necessaria per spezzare quell’incanto oscuro era troppo grande perché i corpi di Jack e Martin riuscissero a reggere l’impatto. Dei due amici rimase solo l’anima, debole e corrotta, che iniziò a fluttuare in un mare di nebbia.

Dopo un iniziale spaesamento, i due si resero conto che stavano galleggiando in uno stretto corridoio. Scorsero una porta su cui spiccava a caratteri luminosi la scritta ‘paradiso’. Bussarono. Uscì un angelo che disse: «L’ingresso a questo luogo è proibito a gente come voi.»

Subito dopo scorsero la porta del Purgatorio e bussarono speranzosi. Anche lì furono respinti. Jack e Martin avevano ormai assorbito troppa oscurità.

Allora picchiarono all’entrata dell’inferno. La porta si aprì e uscì Lucifero in persona.

«Potresti accoglierci nel tuo regno, o Principe delle Tenebre?» chiese Martin con tono adulante.

I due ragazzi, però, avevano assorbito parte della magia bianca che aveva dissolto la maledizione e ciò li rendeva sgraditi pure alle forze del male.

«No, voi puzzate di qualcosa che non mi piace affatto. Andatevene altrove.» rispose Lucifero seccato.

Dopo un po’ bussarono nuovamente alla porta. Apparve un diavolo basso e grasso. «Potresti farci entrare?» chiese Martin speranzoso.

«A voi è proibito entrare e basta. Non avete l’autorizzazione del Principe Andatevene via di qui immediatamente!»

«E ora che ne sarà di noi?» Chiese Martin sconsolato. «Lo sai, sono stufo, ‘proibito qua, proibito là’, non ne posso più! La parola ‘proibito’ dovrebbe essere cancellata dal dizionario.»  sbottò Martin.

«Ma Martin, non l’hai detto tu che tutto ciò che è proibito ti stuzzica? Dovresti essere contento allora, no?» commentò Jack con amara ironia.

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