Racconto di Sabino Napolitano

(Prima pubblicazione)

 

A Roma, quella sera di maggio la primavera baciava con insolita dolcezza i giardini di Villa Borghese.
Sulla chioma del grande leccio era convocata l’assemblea plenaria del Gran Consiglio della World Cricket Organization, che riuniva i rappresentanti di tutte le sottospecie della famiglia delle Gryllidae, provenienti da tutto il mondo, con all’ordine del giorno un unico argomento: azioni urgenti per contrastare l’estinzione della specie.
La notizia era apparsa sui principali quotidiani degli umani che si erano già impossessati di molte larve di grillo e le avevano rinchiuse in appositi allevamenti nei quali i malcapitati erano condannati a riprodursi e poi ad essere eliminati in un processo di trasformazione per ottenere farina per la produzione di pane, pasta, biscotti e simili, di cui peraltro gli umani erano molto ghiotti.
Alla convocazione urgente, diramata dal presidente, il Grillo Parlante, avevano risposto tutti i membri del Gran Consiglio, convinti che non fosse più possibile procrastinare una presa di posizione ferma, prima che la situazione divenisse irrecuperabile.
Erano infatti ormai trascorsi più di dieci anni da quando la società degli umani aveva stabilito di cibarsi di insetti e la specie delle Gryllidae era stata inclusa tra quelle ritenute edibili.
Erano presenti due rappresentanti della sottospecie dei grilli campestri, detti anche grilli canterini, con la pelle di colore scuro, il corpo tozzo e le ali,
con il classico colore che dal giallo sfuma verso il marrone scuro e il nero, che, anche se non sono utilizzate per volare, sono indispensabili per il maschio che le sfrega per ottenere il famoso cri-cri che anima i campi nelle belle serate estive.
C’erano i rappresentanti dei grilli domestici, detti anche i grilli del focolare con il corpo di colore giallo tendente al marrone, maggiormente slanciato rispetto ai grilli campestri, che vivono nelle crepe dei muri delle case di campagna e si cibano di provviste alimentari, stoffe o lana.
C’erano anche rappresentanti di altre specie di insetti, che avevano portato la loro solidarietà agli amici grilli.
Così, le cicale avevano mandato una loro delegazione di tre rappresentanti; si erano messe un po’ in disparte in un angolo e avevano lo sguardo triste, perché la stagione estiva si approssimava e poi sarebbe arrivato l’autunno a porre fine alla loro breve esistenza; quella forse sarebbe stata la loro ultima missione.
Avevano di che pensare al loro triste destino, ma non avevano voluto esimersi dal portare la loro solidarietà agli amici grilli, con i quali dividevano l’animazione delle giornate degli umani: infatti ai grilli era demandato il compito di far risuonare il loro poetico canto nelle notti d’estate, mentre le cicale scatenavano la loro frenetica musica durante le assolate ore della giornata.
Alle cicale gli umani avevano riservato una parte nelle favole per i bambini, anche se a loro era sempre riservato il ruolo dei fannulloni, di quelli che stanno sempre lì a cantare e a divertirsi senza preoccuparsi di rendersi utili e di lavorare, per provvedere alle necessità famigliari, mentre riservavano la bella figura a quelle antipatiche delle formiche, sempre impegnate ad alzarsi presto la mattina e mettersi lì a lavorare tutto il santo giorno senza godersi la vita.
Eh, già! Che ne sanno della vita quelle secchione delle formiche?
C’era poi un nutrito gruppo di rappresentanti delle cavallette che erano molto interessate alla discussione che si sarebbe sviluppata, considerando che loro erano diventate cibo per gli umani anni prima dei grilli e avevano già tentato con scarso successo di ribellarsi, infestando i campi e le colture.
Purtroppo per loro però, gli umani avevano sviluppato armi micidiali per combattere questa loro sollevazione e ormai quasi si stavano rassegnando al loro triste destino.
Eh, ormai non erano più i tempi delle piaghe d’Egitto: allora erano state loro ad infliggere agli umani una dura punizione, che se la sarebbero ricordata per secoli e qualcuno avrebbe tramandato nei libri; cosa che, del resto, era avvenuta.
Chissà che i cugini grilli non avessero qualche idea brillante da suggerire.
C’erano anche due rappresentanti delle api con i loro eleganti abiti tradizionali gialli e neri.
Per la verità, avevano un atteggiamento che appariva un tantino sussiegoso, forse perché, pur se anche loro erano a rischio estinzione, avevano trovato presso gli umani intere categorie di persone che si erano mobilitate a lanciare campagne per la salvaguardia delle api con la storia del mantenimento della biodiversità e della conservazione della natura, che per gli umani parevano di grande importanza.
Addirittura, c’era chi sosteneva che, se le api si fossero estinte, l’intero mondo avrebbe potuto smettere di funzionare e sarebbe andato incontro alla sua fine.
Si sosteneva che la nascita di nuovi germogli e la produzione continua da parte della natura siano possibili solo grazie all’impollinazione, che appunto le api sono in grado di garantire.
Persino l’ONU, un’importante organizzazione degli umani a livello mondiale, si era mossa per promuovere una giornata apposita da dedicare alla salvaguardia delle api.
Che bella fortuna!
Purtroppo, non siamo tutti uguali!
Anche nel mondo degli animali c’è chi ha tutto e chi non ha niente … o quasi.
Beh, a dire il vero, c’erano pure quelle antipatiche delle mosche, così testarde e fastidiose.
Nei secoli, gli umani se ne erano inventate di tutti i colori per togliersele di torno: dalla carta moschicida al flit, ma niente, non c’era stato verso e ormai pareva che avessero deciso, pur a malincuore di tollerarle, limitandosi a scacciarle con appositi ventagli o anche con un semplice movimento della mano.
Comunque, anche i rappresentanti delle mosche furono ammessi di buon grado a partecipare all’assemblea, considerando il fatto che la gravità della situazione imponeva la maggior unità possibile per contrastare i piani degli umani.
In realtà, all’assemblea era presente, in via eccezionale, anche un rappresentante, un po’ particolare, degli umani: il Grillo Parlante in persona aveva voluto invitare Pinocchio, che, pur essendo un burattino, magari avrebbe potuto spiegare meglio agli umani le istanze dei grilli.
Il Grillo Parlante l’aveva fatto accomodare accanto a lui, pur se si rendeva conto degli sguardi torvi che tutti gli rivolgevano e benché sapesse benissimo che Pinocchio era un tipo che aveva la testa dura ed era refrattario a seguire i suggerimenti di chi era più saggio di lui.
Quando tutti i partecipanti all’assemblea si furono sistemati, il Grillo Parlante tenne la sua relazione e, in chiusura, disse: «Per avere qualche probabilità di spingere gli umani a cambiare atteggiamento nei nostri confronti, avremo bisogno del contributo di tutti voi, amici! Noi da soli non ce la potremmo fare. Dobbiamo fare in modo che gli umani comprendano che, senza gli insetti, ciascuno con le proprie caratteristiche, il mondo sarebbe più brutto e magari potrebbe anche autodistruggersi. Chiedo quindi a ciascuno di mettere in atto ogni azione che possa spingere al raggiungimento di questo obiettivo».
Quando il Grillo Parlante terminò la sua relazione, si diffuse tutt’intorno un gran brusìo: i rappresentanti delle varie specie d’insetti si chiedevano cosa avrebbero potuto fare per la causa comune, ma avevano anche timore di quali avrebbero potuto essere le reazioni degli umani, che possedevano armi molto potenti contro le quali sarebbe stato difficile opporsi, senza subire gravi perdite.
I gruppi dei rappresentanti delle varie specie d’insetti si riunirono in punti diversi per discutere tra loro e concordare il contributo che ciascuno avrebbe potuto portare alla protesta dei grilli.
Dopo animate discussioni in quasi tutti i gruppi, alla ripresa dei lavori, ciascuno presentò la sua proposta, ad eccezione delle api, che non volevano scatenare una reazione degli umani contro di loro, proprio adesso che il loro atteggiamento nei confronti delle api era diventato così favorevole ed erano in corso colloqui di pace con l’Ape Regina.
Si stabilì che il Grillo Parlante in persona avrebbe assunto la guida dell’operazione speciale che avrebbe avuto inizio entro la fine del mese e avrebbe avuto il nome in codice di “La mossa del grillo”.
Il primo giorno del mese successivo l’operazione speciale ebbe inizio.
Senza che i sistemi di sorveglianza degli umani potessero rilevarli, stormi di cavallette, con un’azione coordinata, piombarono inattesi sui raccolti dei campi distruggendoli.
Le cicale organizzarono turni anche notturni durante i quali perpetravano incessantemente il loro frinire, così che nessun umano riusciva più a dormire e tutti si trascinavano stancamente come ‘zombie’ senza riuscire nemmeno a lavorare.
Le mosche si divisero in piccole squadre di sabotatori che planavano in picchiata sui piatti degli umani mentre stavano mangiando, arrivando a lambire il cibo con il loro corpo schifoso, mentre altre squadriglie arrivavano improvvise e insistenti a sfiorare il viso degli umani mentre stavano per prendere sonno o si crogiolavano al sole sulla spiaggia.
Molte altre azioni di disturbo furono messe in atto contemporaneamente da tutte le altre specie di insetti, così che la vita degli umani era diventata faticosa e problematica, ma il colpo più duro venne dall’azione decisa dei grilli, che all’unisono smisero di cantare le loro dolci melodie nelle notti d’estate, così che gli umani innamorati non potevano più fare i loro sogni più belli e trovare l’ispirazione per le loro parole d’amore.
Il Grillo Parlante da parte sua ordinò a tutti i grilli delle favole per bambini di ritirare la loro presenza e lui stesso scomparve dalla favola di Pinocchio; tutti gli altri insetti delle fiabe fecero la stessa cosa, così che tutti i libri di favole erano diventati illeggibili e nessun bambino alla sera riusciva più ad addormentarsi, perché nessun genitore riusciva più a leggere una favola prima di dormire e tutti i bambini ormai piangevano senza sosta.
Insomma, tra bambini che piangevano e cicale che frinivano anche di notte, gli umani non riuscivano proprio più a raccapezzarsi.
I bambini organizzarono anche cortei di protesta contro la legislazione che consentiva l’utilizzo degli insetti come cibo, perché, sostenevano, degli insetti c’era più bisogno nei campi e nelle favole; per la farina e altri scopi c’erano già il grano e i cereali e insomma ce n’era d’avanzo, senza bisogno di distruggere la bellezza delle favole e della natura.
Incominciarono così un po’ dovunque nei vari paesi le interrogazioni parlamentari e le mozioni per cercare di risolvere la situazione …

Mattia si svegliò di soprassalto e si girò subito verso il comodino, allungando la mano verso il libro che raccontava le avventure di Pinocchio; lo aprì e incominciò a sfogliarlo con il cuore in gola …
Mah! Sembrava tutto a posto; le pagine erano complete, come la sera precedente quando la mamma gli aveva letto qualche pagina prima di dormire.
Ma allora … era stato solo un brutto sogno?
Si alzò contento e andò in cucina a fare colazione; la mamma aveva già preparato il latte e i biscotti.
Mattia si sedette e … «Con cosa sono fatti questi biscotti?» chiese alla mamma sospettoso.
«Con la farina e il latte e le uova e … ma perché me lo chiedi?» fece la mamma stupita.
«E … la farina … di cosa è fatta?» chiese ancora lui.
«Di grano;» rispose la mamma sorridendo «di cosa vuoi che sia fatta?».

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