Racconto di Doris Bellomusto

 

Ha il sorriso di un collezionista e arricchisce il suo mondo un pezzo per volta. Colleziona tante cose: i fumetti di Crepax, i biglietti aerei, i telefoni, gli zaini Invicta. Colleziona ricordi personali, ma più in generale gli piace l’idea di essere testimone del ritmo del tempo.

Il tempo è il suo più grande amico e il suo più grande nemico. Si ostina a negarne l’evidenza, si appella alla fisica e non c’è dubbio che abbia ragione, eppure qualche anno fa aveva i suoi capelli in testa e un figlio piccolo. Adesso è senza capelli e con un figlio grande. Essere padre è per lui un’esperienza strana, come il partecipare a una festa, ma ritrovandosi soli non sapendo ballare. Osserva il festeggiato con attenzione, osserva tutti gli altri con un pizzico di invidia per la spensierata confidenza che sbandierano. Lui se ne sta nell’angolo, con un bicchiere di vino in mano, gli occhi irrequieti e le gambe impazienti di portarsi altrove.

Lei cammina adagio e non colleziona niente, è paziente con tutto ciò che è irrisolto nel suo cuore e nel mondo.

Percorrono strade diverse e, ogni tanto, svoltano a un incrocio e si danno appuntamento. Puntuali, felici, fradici di occasioni mancate, si scambiano amore e tenerezza, lei si dimentica il mondo, lui se ne ricorda. Fuori dal tempo, mano a mano si restituiscono gioie e nostalgie.

Lei sa di mare e di terra, lui non ha odore.

Li graffia la vita, si sbucciano le ginocchia a ogni incontro. Lui non si concede mai per intero; forse, intero non è più da tanto tempo, è fatto di pezzi diversi e colorati, frantumagli di vissuti felici e dolorosi si compongono e scompongono alla luce del suo modo composto di stare al mondo. Funziona come un caleidoscopio. Lei questo lo sa e si lascia incantare dai colori e dalle forme continuamente cangianti. Lei si dà sempre completamente, senza incertezze.

Si amano o si sono amati già in altro tempo, hanno scoperto la faccia buffa dell’amore che gioca a nascondersi. Non sono giovani, non sono vecchi. Sono fuori tempo. Sono frammenti di universo, meteore, gocce d’acqua, pezzi di ghiaccio. Sono grandine e lava, fiori di campo e neve.

Saltano, con l’allegria dei bambini, tutti i convenevoli che accompagnano le umane relazioni. Si spiano con la coda dell’occhio, si rifugiano in una dimensione onirica, costruita con sapiente leggerezza, e ridono. A volte, può succedere che il sangue diventi vino e li renda ebbri di fantasia, a volte può succedere che si sentano fuori luogo. Il più delle volte imparano, da questo gioco di finzioni e invenzioni, l’arte della sincerità. Lei è diventata profondamente vera da quando conosce lui. Accoglie sulla pelle le increspature dei desideri che non si saziano, accetta con semplicità la natura avida del cuore umano, ha imparato a sentirsi più piccola, sempre più piccola, perché lui le ha insegnato a misurare il tempo partendo dal Big Bang, a non contare gli anni, a pensarsi come una cosa fra le cose: sasso, carta, forbice. È una lezione importante e lei gli è molto grata.

Restano chiusi nel guscio dell’individualità, eppure sanno abbracciare quel che non gli appartiene, non sono mai due. Sono 2: 2 = 1 e ognuno sa affacciarsi alla vita dell’altro e sorridere della bellezza che vede.

Sono destinati a perdersi, si abbracciano seguendo il ritmo di circostanze banali, vivono un amore irrisorio e, a suo modo, irriverente, come se fosse un inciampo, un incidente.

Ogni volta che si toccano lei lo sfiora con delicata attenzione, nota le increspature della pelle, il tono della muscolatura, la distrazione o l’attenzione degli sguardi, poi dimentica quasi tutto, tranne la sensazione trascurabile di una selvaggia tenerezza che trattiene fra i polpastrelli. Si trattiene dal chiamarlo per nome, non vuole immergersi nella realtà del suo vivere, preferisce creare una dimensione illusoria e nuova, intrecciata di visioni e proiezioni, e in questa dimensione trovare riparo.

Lui la tocca con involontaria distrazione, nota i segni del tempo intorno al suo sguardo, la trova graziosa, poi, come lei, dimentica quasi tutto, tranne la sensazione trascurabile di un inaspettato abbandono. Affina i sensi e la fantasia. L’amore si è insinuato e, infine, insediato sottopelle.  A questo punto è quasi un assedio, senza armi né strategie belliche, un assedio che concede bellezza e non conosce guerra.

Insieme si muovono nel mondo come se fossero in un labirinto: lei gli porge il filo, lui veste i panni di Teseo e avanza in cerca del Minotauro, ma il mostro ha maturato esperienza ed ora è così scaltro da essersi nascosto sotto le suole delle sue scarpe.

Passo dopo passo avanzano e imparano a perdersi, ma non ancora a perdere.

Hanno i piedi nel fango, l’amore gli piove addosso e non c’è riparo.

-°-

https://www.lepecorenereeditorial.it/?product=a-corpo-libero-esercizi-di-poesia

http://Ti abbraccio, Teheran – Le Pecore Nere Editorial

https://www.mondadoristore.it/Fra-l-Olimpo-e-il-Sud-Doris-Bellomusto/eai979125969045/