Racconto di Giuseppe Borrelli

(Quinta pubblicazione)

 

“Peppino… Peppino… esisti ancora?”.

Anche questa volta non ho ricevuto risposta. Forse ha cessato di esistere.

Se ciò fosse avvenuto, significherebbe che sono rimasto solo.

Io non ricordo da quanto tempo esistiamo o chi ci ha generato. Non ricordo nemmeno quale fosse la nostra vera forma.

I gas, la polvere e il ghiaccio si sono depositati su di noi fino a compattarsi pesantemente e ora Peppino è un blocco di roccia e metallo non diverso dai tanti oggetti vaganti che abbiamo incontrato nel nostro infinito viaggio.

Anche io devo avere, adesso, probabilmente, la stessa forma.

Eppure siamo viventi e senzienti. Noi non siamo solo fredda roccia e ferro ghiacciato.

Tempo fa abbiano udito una voce, una trasmissione ad ampio spettro che era degradata a segnale radio per via del lungo viaggio che aveva compiuto.

Noi abbiamo ricostruito la composizione di quella trasmissione ed essa conteneva delle immagini e delle sonorità strutturate.

Vi erano, infatti, delle entità, in un luogo illuminato dalla luce di una Stella, che si rifletteva sull’atmosfera gassosa di un pianeta.

Queste entità presentavano delle articolazioni superiori prensili e degli arti inferiori di appoggio. Avevano una protuberanza superiore dalla quale emanavano delle sonorità vocali. Sulla stessa escrescenza questi esseri possedevano l’appendice di un apparato respiratorio e due organi visivi.

Queste entità avevano dei rivestimenti di tessuto sui loro corpi. Due di esse ne presentavano di molto pesanti mentre una terza entità aveva una copertura più leggera.

Questa terza entità, poi, aveva un oggetto posto al di sopra della protuberanza superiore.

I tre esseri stavano comunicando, mentre un quarto, non visibile, stava incamerando le immagini e i suoni di questo evento.

Non possiamo sapere cosa stessero dicendo in quanto non ne conosciamo il linguaggio. Però siamo riusciti a ricostruire due sequenze fonetiche che sono state ripetute più frequentemente: “Totò” e “Peppino”.

Non sappiamo cosa significhino tali emissioni gutturali, però riteniamo che siano gli appellativi propri della loro specie. Per questo motivo, anche noi abbiamo assunto i medesimi appellativi, così da poter generare un’emissione fonetica di riconoscimento, quando incontreremo queste entità. Li stiamo cercando da allora perché forse loro ci potranno dire chi siamo e da dove veniamo.

Il pianeta dal quale è partito quel segnale non deve essere lontano, in quanto il segnale si presentava, ancora, nella gamma della onda radio. Se, diversamente, fosse giunto da tempi e luoghi più remoti, sarebbe degradato in una semplice onda sonora. Quindi, questi esseri sono qui vicino da qualche parte. Li dobbiamo trovare perché devono salvarci dal nostro infinito errare. In questa porzione di Spazio non ci sono molte Stelle e forse è possibile trovarli.

Sto osservando, da tempo, un sistema stellare terziario, con due grandi Stelle e una nana rossa. Forse essi sono lì.

Vicino a questa formazione Tristellare, poi c’è un’enorme nube gassosa, forse il resto di una antica SuperNova. Quella nube, che quasi raggiunge il sistema Tristellare, emana una anomala luminosità. È possibile che in essa si sia accesa una nuova Stella, che ha riformato dei pianeti e su questi, o alcuni di essi, potrebbero esserci le entità che cerchiamo.

Vorrei che Peppino fosse ancora esistente, così potremmo decidere dove andare, se verso la nube o in direzione del sistema Tristellare. La scelta è difficile perché, in entrambi i casi, servirà un tempo inimmaginabile per raggiungere uno di questi due luoghi.

Ci deve essere stato un momento in cui, forse, abbiamo avuto la possibilità di determinare i nostri spostamenti e la nostra direzione, però adesso non siamo più in grado di farlo. Da allora vaghiamo alla deriva negli infiniti spazi.

Io sento che la mia essenza vitale, qualunque essa sia, si sta lentamente e inesorabilmente consumando.

Forse raggiungeremo uno di questi due luoghi ma, per allora, anch’io avrò cessato di esistere e questi esseri che vogliamo incontrare vedranno, solamente, due pezzi di roccia vaganti nel cosmo come tanti altri.

Chissà se la nostra particolare forma allungata, diversa dagli altri corpi rocciosi, desterà qualche sospetto in essi? Chissà se ci fermeranno e riattiveranno le nostre esistenze o se finiremo la nostra corsa infinita nelle fiamme eterne di una qualche Stella?

Comincio a domandarmi, adesso, se Peppino sia realmente esistito, o se non sia solo una mia simulazione… Forse è solo un pezzo di roccia simile a me. Forse il mio eterno vagare mi ha fatto avvicinare a un oggetto roccioso e mi ha fatto credere che esso fosse senziente come me. Fosse come me, così che io non fossi, unico e solo, in questo buio eterno. Forse, però, Peppino non è mai esistito. Forse io, Totò, non esisto più. Forse sono sempre stato, soltanto, un freddo pezzo di pietra e metallo.

Ma allora perché desidero, così tanto, conservare la mia esistenza? Se essa non fosse reale, perché bramo tanto spasmodicamente di incontrare altri esseri senzienti? Perché la solitudine è così orribile? Perché il terrore dell’eterna solitudine mi sta facendo compiere un gesto tanto terribile?!

Perdonami Peppino, ma io non ho altro modo di deviare la mia rotta e raggiungere la mia meta. Devo scontrarmi con te e imprimere una spinta verso la nube. Ma non temere, anche tu virerai, seppur non verso la nube ma verso il Sistema Tristellare. È questo il solo modo che mi permetterà di raggiungere la nube dei Totò e dei Peppino.

Forse entrambi saremo fortunati e incontreremo altri esseri esistenti o, forse, lo sarai solo tu, in mezzo a quelle tre Stelle, mentre io, invece, in quella nube, non incontrerò nessuno. Comunque sia, addio Peppino, addio per sempre. Che tu sia esistito realmente o che tu sia solo una mia invenzione, grazie, comunque, dell’infinito viaggio compiuto insieme. Possa il futuro riservarci la fine della nostra solitudine. In qualunque modo.

*Dedicato al passaggio di Oumuamua, avvenuto nel nostro Sistema Solare tra il 2018 e il 2022 –

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