Racconto di Zia Bice

(Seconda pubblicazione – 30 agosto 2019)

 

Tu non fai più caso a me, se non ogni tanto, più o meno ogni due settimane, quando mi degni di cura e attenzione per 10 secondi.

Ricordo il tuo entusiasmo quando mi hai incontrato e portato con te.

Tutto passa, potevo saperlo e immaginarlo, ma la speranza è l’ultima a morire.

Io però ti vedo, ti osservo, quando tu non lo sai.

Vedo le tue risate vere quando viene a trovarti qualcuno a cui tieni davvero. Vedo i tuoi sorrisi finti in altri casi, quando, per il quieto vivere, non puoi esimerti dall’incontro.

Vedo quando lavori al computer, e tiri delle manate fortissime sul tavolo se Excel si pianta. Sento tutte le volte che, da sola, mandi a quel paese chi mette le foto del suo pranzo su Facebook.

E quando parli al telefono, io vedo quelli che gli altri non possono nemmeno sentire. Le tue espressioni, i tuoi gesti, resi puri e onesti dal fatto che nessuno li può intercettare e interpretare.

Vedo quando piangi guardando Grey’s Anatomy, quando sonnecchi sul divano, e vorrei poterti abbracciare.

Ti vedo triste, e vorrei poterti consolare.

Ti conosco più di quanto immagini e ogni volta che mi guardi soddisfatta, per me è una gioia.

Il mio desiderio più grande sarebbe poterti dire: se mi annaffiassi un po’ più spesso, magari potremmo prolungare la nostra vita insieme.

 

Tratto da https://consiglidiziabice.blogspot.com/