Racconto di Maria grazia Torracca
Rievocare un po’ il nostro passato fa parte della natura umana, a volte può capitare che piacevoli ricordi rallegrino una giornata cupa.
Avevo forse sette anni, vivevamo con la mia famiglia nel classico appartamento di città, enormi condomini con venti-trenta famiglie accatastati uno sopra l’altro. Un saluto frettoloso per le scale e poi tutti nella propria casa.
Frequentavo un istituto religioso, quindi tutti casa e chiesa, il boom economico cominciava a farsi vedere, perciò cominciarono ad entrare nella mia famiglia uno alla volta il frigorifero e la televisione.
Una famiglia felice, qualcuno penserà, eppure i miei ricordi si riferiscono maggiormente ai fine settimana e alle vacanze estive quando andavo a trovare i nonni, che vivevano in un bellissimo casolare di campagna a pochi chilometri dalla mia città, ma che per arrivarci sembrava di fare il giro del mondo.
Si arrivava tramite uno stretto viottolo in mezzo ad una radura sempre colorata, quando azzurra, quando gialla, quando rossa, io essendo piccola pensavo che fosse Dio a colorarla in base a come si svegliava al mattino, poi ho saputo che tutto dipendeva da cosa ci veniva seminato, e a mio nonno piaceva tanto la sua terra, ma mia nonna era la regina del casolare.
La vedevo così grande quella casa, una cucina immensa con il caminetto enorme, un paiolo in rame da dove mia nonna faceva uscire una splendida polenta. Salendo le scale, si trovavano quattro enormi camere, letti in ferro battuto, cassapanche piene di corredo con lenzuoli ricamati a mano, armadi a due ante ma abbastanza vuoti. Le mie corse dentro il pollaio per vedere i pulcini appena nati, i miei occhi spalancati di fronte alla nascita di un vitellino.
Bella, era bella quella casa, i muri esterni un po’ scalcinati, quelli interni non da meno, finestre che si chiudevano male, e quando c’era il vento cigolii da spaventare anche un fantasma. Ma io l’adoravo, vi ho sognato il mio futuro, ho visto i miei figli correre su e giù per le scale, li ho visti entrare nel fienile a rincorrere gli agnelli, li ho visti mungere una mucca….ho tutto sognato, sono single e donna in carriera, in quel casolare ci ho vissuto bene solo io, e mi dispiace non aver tramandato tanta bellezza e tanta onesta, ma quello che più mi deprime è non aver potuto acquistare quel casolare, troppi eredi e troppe spese. È bello comunque ricordare, chiudo gli occhi e rivedo tutto, poi mi guardò allo specchio e la mia immagine è uguale a quella casa, intonaco da rifare, finestre che cigolano, armadi troppo vuoti.
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