Racconto di Dalila Catenaro
(prima pubblicazione – 27 luglio 2020)
La notte stellata rapiva lo sguardo dei passanti, la luna nel cielo ammaliava anche gli animi più oscuri. Igor aveva posato i suoi antiquati occhiali dinanzi lo specchio nel suo camerino. Quella sera era visibilmente provato, si sentiva una pressione molto forte sulle sue esili spalle. Mentre si asciugava la fronte imperlata di sudore fissava la luna, così maestosa e alta nei cieli. Il maestro avrebbe presentato per la prima volta a Parigi la sua nuova opera, la “Sagra della primavera”. Ma quella sera, stranamente, l’ansia l’aveva travolto, tanto che non riuscì nemmeno a baciare sua moglie, come faceva di consueto prima di esibirsi. Katerina era nel suo camerino seduta sull’elegante poltrona, gravida di cinque mesi e con in braccio Soulima, di tre anni, mentre Theodore e Ludmilla, rispettivamente di sei e cinque anni, correvano attorno al tavolo. Igor sembrava non dare troppo peso ai suoi bambini vivaci perché il cuore gli esplodeva nel petto per la consapevolezza della vicina première. Per un momento avrebbe voluto assaporare la solitudine. La bramava con tutto se stesso ma non gli era concessa poiché la sua famiglia voleva stare al suo fianco per potergli trasmettere forza. Al Théathre des Champs-Elysées il sipario dalle imponenti tende vermiglie si sollevò maestosamente. Il maestro dirigeva l’orchestra dando le spalle al pubblico. In sala erano presenti grandi personalità provenienti da tutta la Francia. Nell’aria si respirava il timore dello scoppio di una guerra senza precedenti, ma quella preoccupazione non sfiorava nessuno quella sera poiché a teatro tutti gli occhi e i pensieri erano puntati sul grande compositore. Tra gli ospiti, in prima fila, vi era una ragazza, un astro nascente della moda, Gabrielle, che assisteva allo spettacolo estasiata. Alla fine della performance il pubblico, molto severo, si divise: qualcuno lodò l’estro creativo del maestro, ma i più rimasero delusi. Tra i pochi applausi e i tanti fischi, Igor si ritirò imbarazzato nel suo camerino, dopo un educato inchino. Visibilmente provato, si sciolse il papillon grigio perla e lo gettò a terra, poi si abbandonò a un pianto liberatorio. Mentre, distrutto, ripensava al suo fallimento, si versò dello scotch in un bicchiere e ne buttò giù un profondo sorso, fissandosi penosamente allo specchio. D’un tratto qualcuno bussò alla porta. L’uomo dopo essersi asciugato gli occhi con un fazzoletto di stoffa, con il suo forte accento russo, invitò l’ignoto ospite ad entrare. Si presentò la ragazza che aveva assistito in prima fila all’opera. Vestiva un lungo abito scuro con delle eleganti perle che le cingevano l’esile collo; i suoi capelli erano sollevati e un fermaglio con sopra una finta rosa blu era poggiato con cura sul suo capo. Igor rimase ammaliato dalla bellezza della fanciulla e un po’ impacciato la invitò ad accomodarsi. La giovane era rimasta stregata dalla sua esibizione e serbava il desiderio di conoscerlo. Allungò quindi la mano, avvolta da un lungo guanto di seta, e con garbo esclamò: “Gabrielle Chanel, per gli amici Coco.” Lui posò dolcemente le labbra sulla sua mano e ribatté: “Incantato, mademoiselle,” poi, dopo una breve pausa lunga un respiro, si presentò: “Igor Stravinsky.”
Sette anni dopo.
Igor si era trasferito in Svizzera con la sua famiglia, dopo che la Rivoluzione bolscevica del 1917 aveva rovesciato drammaticamente l’Impero russo e instaurato la Repubblica socialista sovietica. La Russia stava combattendo da tre anni la prima guerra mondiale al fianco della Triplice intesa ed era fortemente stremata a causa delle ingenti perdite che ammontavano a più di sei milioni tra morti e feriti. A rendere il tutto più difficile c’era il timore, in gran parte del territorio russo, dello scoppio di una guerra civile intestina. La sua famiglia aveva perso tutto, lasciando ogni bene in patria. La vita per Stravinsky e la sua famiglia era notevolmente cambiata nel giro di pochi anni; fortemente impoveriti, riuscivano a sopravvivere vivendo miseramente, in una casa di campagna, lontano dal mondo. Oltretutto Katerina, sua moglie, si era ammalata già da diversi mesi di tisi e lui non riusciva più a comporre opere, preso dai numerosi problemi che lo tormentavano. Un giorno d’aprile si recò a Parigi per incontrarsi con un altro compositore, onde poter avviare una sodalizio artistico. Mentre lo attendeva in un caratteristico bistrot al centro della città, lesse su un giornale in prima pagina “Coco Chanel lancia la moda del capello corto” e l’articolo era affiancato da una foto della giovane stilista nel giardino della sua villa, con pantaloni scuri e una camicetta chiara, a fianco al suo cagnolino. Igor sorrise vedendo l’immagine. Dopo l’incontro con il suo collega, andò a trovare la stilista al suo laboratorio vicino agli Champs-Elysées. Giunto in questo modesto atelier, con un mazzolino di fiori di campo, i due si riconobbero immediatamente e, presi dall’emozione, si abbracciarono. Coco lo invitò a pranzo, dove parlarono a lungo. Lei era diventata una stella della moda e il suo nome era sulla bocca di tutti in Europa; il poveretto invece le raccontò delle sue disgrazie economiche e familiari. La donna sentendosi vicina al suo dolore gli raccontò confidenzialmente di aver sofferto un lutto, poiché il suo compagno e amante Arthur Capel era morto in un incidente d’auto da pochi mesi. La stessa pianse rammentando il suo caro amore e, sentendosi emotivamente legata all’amico Igor, decise di invitarlo assieme alla sua famiglia a stabilirsi nella sua villa in campagna a Garches, alle porte di Parigi. Stravinsky pensò che dopotutto lì avrebbe potuto comporre nella massima tranquillità e magari avrebbe ripreso in mano la sua carriera, ormai sfumata. Il compositore accettò, quindi, l’offerta di Coco la quale, scherzando, aggiunse che nella sua casa avrebbe trovato solo rose blu perché adorava quelle e nessun altro fiore. Nel maggio successivo gli Stravinsky si trasferirono in un’ala dell’imponente dimora della stilista. Coco trascorreva le sue giornate altrove e la famiglia poté ambientarsi nella magione di campagna. Poco tempo dopo, però, Katerina si allettò completamente: la tisi la stava divorando e Coco la fece assistere dai suoi medici.
Un giorno molto afoso di luglio, Chanel rientrò da una partita di golf e trovò, quasi casualmente, sull’uscio della porta, Stravinsky che fumava un mezzo sigaro. Lo invitò a salire nella sua dependance all’interno della villa, all’ultimo piano. I due pranzarono assieme e poco dopo Coco accese il grammofono con la “Bohème”, poi lo invitò a ballare un lento. Quel giorno l’atmosfera si scaldò notevolmente. Ballarono un lento, guancia a guancia. Lei cominciò a baciarlo sul collo; l’attrazione tra i due era alle stelle e Igor ricambiò il bacio con passione. I due cominciarono a spogliarsi, fino ad arrivare alla camera da letto di Coco. La relazione, all’insaputa della povera Katerina, proseguì per lungo tempo. Gli amanti si incontravano occasionalmente nell’alloggio della stilista. Nacque tra loro una forte passione; non perdevano occasione per manifestarsi quell’affetto proibito che li divorava dal profondo delle loro anime. Intanto Coco era impegnata sempre di più nella creazione di nuovi laboratori. Ne aveva aperto un altro in Costa Azzurra; poiché a Montecarlo c’era anche il Principato ed era una città turistica, il suo marchio sarebbe stato conosciuto finanche nella casata reale. Invece il maestro lavorava con Pablo Picasso per l’allestimento di “Pulcinella”; il balletto che sarebbe stato presentato a settembre. Coco e Igor si continuarono ad incontrare per tutta l’estate; il loro appuntamento avveniva allo scoccare della mezzanotte, ricordato dai rintocchi del pendolo del suo salone. La coppia aveva l’abitudine di fumarsi una sigaretta dopo aver fatto l’amore. La stilista era una donna disinibita, carnale; il musicista era un uomo passionale, ed entrambi trovavano appagamento l’uno nell’altro. Sul finire dell’estate, Coco credette di essere rimasta incinta. Ne parlò con Igor che era anche disposto a lasciare la moglie per lei appena sarebbe guarita. Ma la stilista gli ricordò della sua responsabilità come padre di altri quattro figli avuti dalla moglie. Igor era totalmente innamorato della fanciulla che con lei avrebbe voluto vivere tutto ciò che non aveva più vissuto con Katerina. Coco fece numerosi accertamenti sia a Parigi che a Vienna dove era in contatto con numerosi luminari della medicina. Igor l’accompagnò dappertutto pur di starle accanto in un momento così delicato. Fu proprio a Vienna che il medico non solo le comunicò la notizia di un timore infondato, ma dovette drammaticamente comunicarle la triste notizia della sua impossibilità nel poter avere bambini. Coco ne uscì distrutta, consolata solo dal suo caro amore. Entrambi decisero di trascorrere qualche giorno a Vienna per potersi concedere del tempo insieme prima di rientrare a Garches. Vissero giorni di passione, per mascherare la dura realtà. Stravinsky le propose più volte di andare a vivere assieme a Parigi. Lui avrebbe potuto lasciare che Katerina tornasse in Russia dai suoi genitori e loro avrebbero potuto avere la vita che volevano, quella vita di cui avevano bisogno in quel momento. Ma Chanel non avrebbe voluto essere la responsabile di una simile disgrazia. Poco prima di ripartire, una sera, mentre passeggiavano sotto braccio lungo le rive del Danubio, Coco le regalò il suo foulard celeste decorato con delle rose blu. L’indumento, a cui era molto legata, le era stato donato da bambina da sua madre, poco prima di morire, e le aveva tenuto compagnia per molte notti quando si ritrovò in orfanotrofio. Dopo qualche giorno rientrarono a casa e Katerina, ripresasi dopo la lunga malattia, seppur ancora debolissima, cominciò a comprendere l’interesse di suo marito nei confronti della giovane donna e di conseguenza lo affrontò nel peggiore dei modi. Chanel, data la brutta situazione che si era creata a Garches, si trasferì a Parigi, alloggiando al Ritz Hotel. Intanto Igor si preparava al balletto che si sarebbe tenuto la settimana successiva, e si incontrò con Picasso più volte nella tenuta della stilista. La sera del 15 settembre 1920 vi fu la prima all’Opéra di Parigi e Stravinsky diresse l’orchestra assieme al maestro svizzero Ernest Ansermet. In sala erano presenti tante grandi personalità tra cui Picasso, che aveva scritto l’opera, e in fondo alla sala, in un cantuccio, si celava Coco. Stravinsky durante la rappresentazione fece eseguire diversi suites orchestrali e strumentali eliminando quasi la totalità delle voci degli attori presenti sul palcoscenico. Questo provocò sdegno tra gli stessi, ma compiacque il pubblico, che apprezzò la novità. In camerino vi fu un andirivieni di persone che si complimentò con il maestro e tra queste ci fu anche Chanel. Quando Igor la vide strabuzzò gli occhi e le baciò immediatamente la mano dinanzi ai presenti, poi, rimasti soli, aprì una bottiglia di champagne e mentre lo versava nei rispettivi flute, così, d’improvviso, le chiese di sposarlo. Coco rimase allibita. Come poteva un uomo ancora coniugato con un’altra donna domandare una cosa del genere? Ovviamente rifiutò la proposta. Ma Igor le confessò che aveva parlato con Katerina della loro relazione. A questo punto la stilista gli diede un ultimatum per lasciare la sua villa e fare ritorno in Svizzera. Igor ne rimase ferito e la sera stessa rientrò a Garches visibilmente provato. L’indomani, gli Stravinsky, partirono alla volta della Svizzera per poi fare un definitivo rientro in Russia, a casa dei genitori di Katerina. Il maestro le lasciò una lettera d’addio, proprio sul letto della camera di Coco, dove si era consumato lungamente il loro amore. Col tempo Chanel rientrò alla sua tenuta in campagna, ma non lesse mai la lettera. Anzi, ben presto riprese la sua attività con il profumiere Ernest Beaux, ed iniziò a lavorare ad una nuova fragranza, del tutto innovativa. La stilista avrebbe consegnato al mondo un profumo senza rivali; voleva con tutto il suo cuore che fosse diverso dai soliti. Qualche mese più tardi, nel 1921, nacque l’intramontabile Chanel N°5, che deve il suo curioso nome, al lungo lavoro svolto con il chimico Beaux che faceva scegliere la fragranza alla stilista, aspirandola tramite dei flaconcini: in questo caso il cavallo vincente fu il flacone numero cinque. Il nuovo profumo venne presentato per volere della stessa il 5 maggio successivo, credendo che questo numero le avrebbe portato fortuna. Dopotutto, la donna non si sbagliò.
Intanto Stravinsky, dopo aver accompagnato la famiglia a Lomonosov, in Russia, città natale di entrambi, partì per gli Stati Uniti, stabilendosi a New York per lavoro. Fu proprio in quella grande metropoli che conobbe Vera De Bosset, la donna che nel 1940 sarebbe diventata la sua seconda moglie e con la quale intrecciò una relazione sin dal suo arrivo negli Stati Uniti, probabilmente per dimenticare Coco o più semplicemente per sfuggire alle sue responsabilità di marito e padre.
Intanto Chanel nel 1925 aprì un laboratorio a Londra e cominciò una relazione con Hugh Richard Grosvenor, Duca di Westminster. Anche questo chiederà a Gabrielle di sposarlo, ma dai racconti di Picasso, da sempre molto vicino alla stella della moda, questa risolse la questione con la seguente affermazione: “Esistono molte duchesse, ma una sola Coco Chanel.” Nel 1928 il suo esiguo laboratorio sugli Champs-Elysées venne trasformato in una grande maison in Rue de Cambon, su tre livelli. Alla presentazione della meravigliosa serata, Chanel fece sfilare sulla passerella la sua nuova collezione sulle note della colonna sonora della “Sagra della primavera”, segno che quel grande amore vissuto con il compositore russo, era rimasto chiuso in fondo al suo cuore, nonostante lo scorrere del tempo.
Fu proprio a New York che la mattina successiva, Stravinsky leggendo il quotidiano, tra le prime pagine venne a conoscenza della nuova maison di Coco. Sorrise nel momento in cui, a fine articolo, lesse della sua opera che faceva da sfondo alla sfilata e sentì il suo cuore battere fortemente dopo tanto tempo.
Il lavoro di Coco proseguì lungamente senza rivali, finché, poco dopo il secondo conflitto mondiale, salì alla ribalta un nuovo giovane stilista, che divenne suo avversario: Cristian Dior. Ma la stilista sopravvisse anche a quest’ultimo, che morì prematuramente. Tornata nuovamente regina indiscussa delle passerelle, ricevette a Dallas l’Oscar della moda, che con molta modestia andò a ritirare nel 1957.
Proprio dal suo appartamento di Manhattan Stravinsky seguì la cerimonia in tempo reale. Sapendo che Chanel era tra i papabili vincitori, si emozionò, asciugandosi le lacrime ascoltando il suo umile discorso.
L’anno successivo nel 1958 sarà Stravinsky a stupirla quando dirigerà un concerto al Teatro “La Fenice” di Venezia, con la sua Orchestra sinfonica statunitense e con l’ausilio del Coro di Amburgo. Coco presenziò alla rappresentazione dal loggione, in penombra, guardando il compositore che amava, ormai anziano. Tutto ciò le fece comprendere quanto amore potesse esserci nel suo cuore quando lo lasciò andare quaranta anni prima.
Trasferitasi nel maggio 1970 al Ritz Hotel a Parigi, per stare più vicina alla sua casa di moda, la stilista, ormai anziana, vendette anche la tenuta di Garches, ma non dimenticò mai l’amore tormentato vissuto nelle sue stanze.
Coco Chanel morì nella sua suite presidenziale del Ritz Hotel il 10 gennaio 1971, all’età di 87 anni. Fu la donna delle pulizie a trovarla, la quale notò che sul comodino vi era un libro di narrativa, ma non prestò attenzione al segnalibro che si celava nel mezzo: la lettera di Stravinsky. Ai suoi funerali si recò anche il vecchio compositore, accompagnato da suo figlio Theodore, volando dagli Stati Uniti dove viveva da molti anni. L’anziano musicista lasciò sulla sua bara una rosa blu. Tornato in America, si ritirò nella sua casa di New York, dove si spense il 7 aprile dello stesso anno. Al momento della morte, il maestro stringeva tra le sue mani il foulard con le rose della sua stella. Il loro amore vinse persino la morte.
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