Racconto di James Baldwin
Redazione (L) La realtà è come l’elefante. Ognuno di noi ne tocca solo una parte e da questo crede di saperne tutto. Espandere la coscienza, integrando le parti sconosciute, è tutto quello che serve. Chi sa questo scopre quanto sia inutile giudicare ed apre la propria mente ed il proprio spirito
C’era una volta un gruppo di sei ciechi che, in piedi sul margine di una strada, chiedevano la carità ai passanti. Avevano sentito spesso parlare degli elefanti, ma mai ne avevano visto uno; poiché, essendo ciechi, come avrebbero potuto?
Avvenne così che un mattino un elefante venisse condotto lungo la loro strada. Quando seppero che il grande animale era presso di loro, chiesero al conducente di arrestarlo, in modo da poterlo vedere.
Naturalmente non lo potevano vedere con gli occhi; tuttavia pensavano che, toccandolo, avrebbero potuto apprendere facilmente che sorta di animale fosse.
Il primo cieco pose casualmente la mano sul fianco dell’elefante. «Bene, bene», disse, «ora ho capito tutto di questo animale. È fatto esattamente come una muraglia».
Il secondo gli toccò una zanna. «Fratello mio», disse, «sei in errore. Non assomiglia per niente a una muraglia. È tondo, liscio e appuntito. È in tutto e per tutto simile a una lancia».
Al terzo avvenne di afferrargli la proboscide, «Sbagliate tutti e due», disse. «Chi ha appena un po’ di cervello può capire che questo elefante assomiglia al serpente».
Il quarto stese le braccia e si avvinghiò a una delle gambe dell’elefante. «Oh, ciechi che siete!», disse. «Per me è del tutto chiaro che è rotondo e altissimo come un albero».
Il quinto era un uomo alto, e gli accadde di afferrare una delle orecchie dell’elefante. «Il più cieco fra i ciechi capirebbe che questo animale non assomiglia per nulla ad alcuna delle cose che avete nominato», disse. «È esattamente come un grande ventaglio».
Il sesto era veramente molto cieco e gli ci volle un bel pezzo prima di poter trovare l’elefante. Alla fine prese in mano la coda dell’animale. «Oh, stolti compagni!», gridò. «Davvero non siete padroni di voi stessi. L’elefante non assomiglia né a una muraglia, né a una lancia, né a un serpente, né a un albero; e non è nemmeno simile a un ventaglio. Qualsiasi persona con una par-ti-cel-la di buon senso può vedere che è esattamente simile a una corda».
Poi l’elefante se ne andò, e per tutto il giorno i sei ciechi stettero seduti sul margine della strada, litigando a causa sua. Ognuno di loro credeva fermamente di aver capito quale fosse l’aspetto dell’animale; e ognuno insultava aspramente gli altri, poiché non erano in accordo con lui. A volte anche la gente che ha il dono della vista agisce in maniera altrettanto stolta.
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