Racconto di Gigi Pietrovecchio
(Ottava pubblicazione 9 novembre 2020)
Woròba, il terzo dei sette pianeti che orbitano intorno alla gigante bianca Fjòbvan Fjòkigh, nella limitrofa galassia della Lanterna, ha la funzione di accumulare tutta l’energia solare emanata dalla sua stella e di renderla poi disponibile ai successivi quattro mondi esterni di questo interessante e sparpagliato sistema.
E Klùppa Màsto, il quarto mondo dell’insieme, è la terra dei Klùppen, che sono umanoidi, e sono piccoli, ma veramente piccoli: da 90 a 105 cm terrestri, non di più. La testa in proporzione è grande, dolicocefala ed ha i capelli biondi o castano chiari, hanno grandi occhi azzurri ovali e vedono meglio vicino che lontano. Il colore della pelle è stranamente rosato, come quello di molti terrestri, ma i loro arti superiori ed inferiori sono lunghi rispetto al tronco; le mani hanno cinque dita con tre falangi, solo per il pollice, e quattro per le altre e si presentano abbastanza nodose. Anche i piedi, seguendo la medesima logica, hanno lo stesso numero di dita e di falangi, risultando così anche loro un po’ più estesi del solito.
Usano indossare normali abiti civili, diciamo eleganti senza essere ricercati e portano comode calzature ad allacciatura adesiva; amano e curano la semantica dei colori senza peraltro esserne schiavi.
Abitano in case sotterranee realizzate da scavatrici e macchine da stampa edile 3D a controllo remoto estremamente sofisticate, case che lasciano emergere solo la notevole cupola girevole e traslucida, incorporante le strumentazioni necessarie all’osservazione meteo-astronomica; hanno appartamenti molto confortevoli, evidentemente ideati da esseri che amano la vita e fanno tutto il possibile per renderla ancora più piacevolmente fruibile.
Sono pacifici, studiosi, speculativi; in particolare sono degli scienziati ed eccellono come inventori nel campo del teletrasporto autonomo e come ingegneri nella progettazione di astronavi. In effetti la loro collaborazione è parecchio richiesta.
Anche i Kòrosian 2 a volte li contattano per avere degli scambi di idee e pare che non siano stati del tutto estranei alla realizzazione delle navi biotroniche… Eiréne lo sa, ma lo ha rivelato solo al suo Capo, che lo ha comunicato al suo Vice; in quanto a D’doràn… lo ha intuito da sé.
Erano comunque trascorsi alcuni anni dall’impresa di Vombràno ed il tempo aveva seguito il suo corso senza grandi imprevisti e le notizie che giungevano su Kòros non impensierivano più di tanto i responsabili dei vari settori che facevano capo all’Assemblea e al consiglio di Synthesis; perciò quando il Prof. Kòro Whòret e la Prof.ssa Ròndy Tùffer con i loro 4 figli già grandicelli, e già capaci di essere loro d’aiuto, partirono da Klùppa Màsto per raggiungere una terra al di là dell’orbita di Pày Tsòn nessuno ci fece caso; la comunità klùppen aveva ricevuto una richiesta di consulenza scientifica e quindi, giustamente, in risposta inviava alcuni tra i suoi migliori rappresentanti.
Il trasporto oltrepassò così il paese dei Canglùpi degli spazi e, dopo non molto tempo, non ci fu più modo di tracciarlo…
Semplicemente era scomparso da qualunque schermo senza lasciare alcun tipo di indizio dietro di sé!
Immediatamente tutte le agenzie di intelligence, spie e controspie e Stati Maggiori vari entrarono in fibrillazione ed iniziarono a formulare una ridda di ipotesi, comprese le più farraginose e strampalate: chi parlava di errori nel teletrasferimento, chi pensava all’esplosione del velivolo, chi addirittura azzardava la volontaria sparizione dei passeggeri in un universo parallelo o chissà dove.
Anche la gente dell’Eiréne era interessata alla cosa, ma in tutt’altra maniera: in ogni momento c’era qualcuno in ascolto, pronto a cogliere trasmissioni digitali o telepatiche o di qualunque altra sorgente.
Dopo una decina di giorni, giorni di Kòros 2, il Maggiore, per vie traverse, e non necessariamente delle più ortodosse, ricevette un messaggio strettamente personale e confidenziale dai Kü’llayer, i contrabbandieri di Bàsh Kü’llay, sull’orlo esterno delle Galassie Confederate, non lontano dai licantropi, con i quali andavano anche discretamente d’accordo: la famiglia dei Klùppen era stata bloccata e prelevata dai malefici Uryoniàni. Il fatto increscioso era accaduto molto oltre il pianeta dei Demanranpày.
In effetti Pày Tsòn costituisce l’ultimo ed insormontabile baluardo contro tutte le forze aliene che tentassero di introdursi nella Confederazione e i Déman sono praticamente i guardiani della frontiera; e gli Uryoniàni lo sanno, e, benché possano dispiegare un’incredibile potenza, dichiaratamente li temono e, fino ad ora, non hanno mai osato sfidarli. E forse mai lo faranno.
Ma chi sono costoro? Gli Uryoniàni sembrano uomini atletici e muscolosi alti da 2 metri a 2,20 ed indossano, come fosse una seconda pelle, una tuta perfettamente aderente, calzature, guanti e casco integrale con la visiera perennemente abbassata, tutto nero opaco; il loro volto non l’ha mai visto nessuno. Paradossalmente di che colore siano e quanti occhi, quante orecchie, che bocca abbiano, e come, nessuno lo sa…
Normalmente stanno assolutamente immobili, in posizione perfettamente eretta, a gambe leggermente divaricate ed a braccia conserte; e lo stesso vale per quelle che paiono essere le loro donne.
Il loro pianeta d’origine è il freddo Wanùryon, o almeno così si dice, in orbita fortemente inclinata attorno alla gigante blu Sawèlli nella lontana galassia degli Arpioni neri; e da lì si muovono ben poco, se non per compiere sinistre imprese o criminali efferatezze; si sa che la loro voce è stridula ed imperiosa, trasudante cattiveria, risulta che parlino qualunque lingua senza particolare accento e che, soprattutto, siano anche dotati di capacità telepatica della quale si servono, d’abitudine, per entrare nella mente del malcapitato astante e condizionare irrimediabilmente la sua volontà… mostri alieni in sembianze umane…
Per conoscenza di Ran e sempre attenendosi al comunicato dei suoi amici By’ror, come si definiscono loro stessi, o Kü’llayer, come li chiamano gli altri, pareva che i piccoli scienziati fossero finiti nelle mani (… o chissà cosa…) del S.O.R.I.S. (Servizio Osservazione Ricognizione Identificazione Sicurezza), la cui Comandante è Rìshal Ottys; di lei dicono che sia alta 2 m, eroticamente molto appetibile, per quanto è dato da vedere, e che, al contrario dei maschi, parli con dolcezza melliflua, e serpentaria, ma chi ha avuto modo di guardarla non ha mai potuto raccontarlo, o forse non è proprio così…
Thùryan, Mìneren ed Eiréne qualcosa ne sanno; D’doràn, come sempre, qualcosa ha intuito da sé…
Probabilmente chi li conosce meglio sono i Canglùpi degli ultimi avamposti, quelli delle estreme guarnigioni di confine, quelli che, effettuando coraggiose e temerarie ricognizioni in profondità ormai fuori dai territori conosciuti, hanno sostenuto serrate ed estenuanti schermaglie anìmiche e mentali sul filo di possibili scontri cinetici o laser-magnetici di titanica portata.
Ad ogni modo i Déman non hanno mai diffusamente parlato di queste rischiose incursioni e non hanno mai rivelato ad alcuno quali siano stati i risultati, le scoperte o gli sviluppi che ne sono seguiti; pertanto tutto il relativo materiale documentario è strettamente ed attentamente custodito negli archivi blindati di Pày Tsòn, pronto per essere consultato, elaborato ed usato qualora si dovesse presentare un’improrogabile vitale necessità.
Anche ai loro vicini di casa, gli spalloni di Bàsh Kü’llay, sicuramente non è sfuggito nulla di quanto hanno visto e sentito o saputo riguardo alla gentaglia (ma sarà poi gente?…) di Wanùryon; senz’altro nelle loro interessate scorribande in giro tra pianeti, sistemi e galassie avranno avuto modo di osservare, di nascosto, come sanno benissimo fare, qualunque cosa potesse servire a difendersi da quelle oscure presenze.
D’altra parte solo così avevano potuto essere in grado di passare informazioni complete e circostanziate al Corsaro, loro caro vecchio amico; e di come nacque questo singolare rapporto ne parleremo come si deve, prima o poi.
Facendo seguito all’acquisizione di tali aggiornamenti, di cui, data la fonte, più nessuno osava dubitare. In seduta plenaria fu convocato il Consiglio di Synthesis, il quale, in quanto supremo organo dell’Assemblea delle Galassie Confederate, espose a tutti i presenti lo stato attuale dell’abominevole situazione.
Per inciso occorre precisare che il Consiglio solo nei casi di assoluta emergenza si riuniva su Kòros 2 e questo per il semplicissimo motivo che il pianeta in questione ospitava ben cinque spazioporti, uno dei quali era l’Aerospazio 50, da sempre base della biotronica Eiréne.
Per sbloccare lo stallo in cui si era inevitabilmente incorsi, e considerando, molto intelligentemente, da dove ed in quale forma erano partite le segnalazioni ed a chi erano state inoltrate, ci si rivolse direttamente al Comandante Ran Thuryan, così coinvolgendo la sua aeronave e tutto l’equipaggio, Mìneren Kar ovviamente compresa…
A sua volta, senza mancare di delicatezza nei confronti dei suoi ed evitando di perdere del tempo prezioso, il Maggiore avvisò tutti di quanto si stava prospettando e li richiamò a bordo d’urgenza; così l’argomento estremamente spinoso fu completamente affrontato solo dopo aver preso la prima fondamentale decisione: “Capitano Thòran Kray, dirigi per rotta verde 945; vola su Pày Tsòn!”
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