Racconto di Patrizia Bortolini
(Quinta pubblicazione – 12 novembre 2020)
Appena alzato, Andrea andò verso la finestra, aprì il balcone e vide una città uggiosa, grigia, dall’ aria ormai autunnale ma una città “sempre bella”, pensò, trasudante vita, umanitudine, cultura, passato!
Sbuffò. Quel giorno avrebbe dovuto prendere i mezzi pubblici per andare al lavoro, con l’auto ci sarebbe voluto troppo tempo, il traffico diventava impossibile con quella leggera umidità caliginosa! Finì di prepararsi, fece velocemente colazione, ingoiò l’ultimo sorso di bollente caffè nero, amaro, prese cappotto, sciarpa al collo e…via, giù in strada di corsa! Uno sguardo al cielo assonnato e si diresse verso la fermata dell’autobus, un po’ controvoglia, un po’ rassegnato.
Intorno una frenesia instupidita, un ritmo forsennato senza respiro, un fagocitare tutto senza rendersi conto di niente!
Osservò le altre persone accanto, come lui in attesa dell’autobus e non poté non notare quanto ognuna di loro fosse immersa nelle proprie cose, lontana, indifferente al mondo, assente, stanca di tutto, insofferente. Prese dalla tasca il pacchetto di sigarette e ne accese una, aspirando e godendosi quel piccolo piacere. Girava lo sguardo di qua e di là, scrutando la strada speranzoso che arrivasse presto il bus, quando, improvvisamente, si accorse che stava giungendo, strascicando, una donna vestita di stracci, sporca, informe. Nessuno le badò, nessuno la degnò di attenzione, nessuno forse neppure si accorse di lei…
Andrea vide che si stava avvicinando proprio a lui, la guardò incuriosito chiedendosi cosa mai volesse proprio da lui, magari un soldo in elemosina. La donna era una barbona, consumata da una vita che si era scordata di lei, puzzava, proveniva con evidenza da un mondo emarginato e con voce malferma gli chiese: – Che… mi dai una sigaretta? –
Lui subito le porse la sua che aveva appena accesa: – Eh certo, eccoti -.
Lei la afferrò quasi con ingordigia, bofonchiò un “grazie” e se ne andò. Andrea per un secondo notò negli occhi di quella donna un guizzo d’insperata contentezza e, accendendosene un’altra, pensò che talvolta basta proprio un niente per alleggerire la giornata a qualcuno, qualcuno che se la passa molto peggio.
Arrivò l’autobus, salì, andò a lavorare e non ci pensò più. La sua giornata proseguì come sempre, la sua vita proseguiva come sempre. Mille cose da fare, mille pensieri, mille corse. Fermarsi un attimo talvolta sembra impossibile. Si vive e si lascia passare la vita. E la vita passa. E si porta via le persone, le loro passioni, i loro sentimenti, i loro dolori, le loro abitudini, rendendole alla fine tutte invisibili e opache, immerse in un mondo estraneo, asettico e spersonalizzante!
Questo pensava tra sé mentre, dopo qualche giorno, assorto, camminava lungo la strada. A un certo punto notò una donna, sporca, stracciona, che, seduta a un angolo, lo stava salutando agitando una mano. Andrea si fermò, lei si alzò e gli andò incontro camminando con fatica. Incredulo, la riconobbe!
Fece per prendere una sigaretta e dargliela, ma lei fece cenno di no con la testa, si fece più vicina e gli sussurrò: – Ciao, come stai? –
Sorrise, sentendo un improvviso nodo alla gola per l’emozione.
– Proprio vero, chi meno ha, più da – pensò amaramente. Le vide gli occhi riconoscenti, sinceri, affettuosi. Quella donna, ultima fra gli ultimi, aveva riconosciuto, tra la moltitudine di gente, proprio lui, la persona che aveva avuto con lei un piccolissimo gesto di gentilezza, dandole la sigaretta giorni prima! Aveva il viso sporco, rugoso, sfatto, capelli unti, abbandonata da tutti, eppure si era ricordata di lui! Il suo cuore, pur se indurito dalla vita, aveva ancora qualcosa da donare!
– Ciao come stai? –
Tre semplici parole! Eppure Andrea pensò che fosse il più bel “Come stai?” che avesse mai ricevuto!
Intenerito, sentendosi piccolo e inerme, fece una lieve carezza al viso stanco e vissuto della donna che, per un momento, forse si sentì parte della vita, e rispose regalandole un sincero sorriso: – Sto bene, signora! Grazie davvero! –
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