Racconto di Marinella Giuni
(Ottava pubblicazione – 8 gennaio 2021)
A vederli tutti belli in fila dal salumaio fanno la loro porca figura; questa mattina poi Pierino, l’infaticabile specialista del bancone, li ha sistemati ad uno ad uno dopo aver accuratamente pulito il ripiano di acciaio inox al punto che gli insaccati ci si rispecchiano, sembrando ancora più lustri.
Manca ancora un quarto d’ora all’apertura e così, via, un po’ di libertà ai suoi ragazzi, come li chiama lui, con l’invito ad approfittare di quel momento di relax.
Dall’apertura in poi sarebbe stato tutto un susseguirsi di “Buongiorno, desidera, lascio, tolgo, faccio un etto e mezzo”; avrebbe usato i suoi modi .. affettati certo, ma non ci sarebbe stata più pace.
-Pierino dai, mettimi più vicino a Ella – sospira il prosciutto di prima qualità, che troneggia vicino all’affettatrice, rossa e acciaio, anch’essa tirata a lucido.
– Questa mattina è più bella che mai, e i suoi occhi verdi hanno un taglio che ieri non avevano. Ti prego avvicinami un po’, lo sai che sono cotto-
-Otto non insistere – replica Pierino – ieri vi ho messo nello stesso scaffale e avete litigato subito. Non puoi sempre farti bello, fare lo spaccone; se la vuoi corteggiare devi provare ad essere un pochino più raffinato –
– Pierino, ma io l’amo. E poi non è vero che non sono raffinato. Sono di prima qualità, anche se ogni tanto faccio battute un po’ grasse.. cosa ci posso fare? Sono così, parlo con tutte, tutte quelle un po’ formosette che hanno le curve al posto giusto, beninteso! –
-E non farti venire in mente, questa sera, di mettermi in stanza con la Scamorza, il Primo Sale o il Formaggio Magro; non è proprio la mia compagnia! Sono tutti così pallidi, con una stretta di mano leggera leggera. Non sanno di niente e non abbiamo nemmeno tanti argomenti in comune. Dai, riproviamo, portami da Ella –
Il povero Pierino, dopo 40 anni di lavoro dietro al bancone, ne ha viste veramente di cotte e di crude ma è tanto affezionato ai ragazzi che gli pare proprio di sentirne i pensieri e così, parlando a bassa voce per non sembrare pazzo, prende in braccio la bella forma di Prosciutto e l’avvicina alla Mortadella.
-Ecco Otto, sarai contento adesso. Guarda che al primo tono un po’ più alto del solito vi divido. Fai il buono! –
– Ciao Ella, bella pupa. Sono Otto, e sono Doc e Igp. Hai il profumo inebriante di una rosa del giardino. Mi piaci perché sei gentile e con te sono a mio agio, non devo nemmeno tenere in dentro la pancia. Posso essere me stesso. Sei libera per l’aperitivo? Potremmo mangiare due pistacchi-
– Uff..- sbuffa Ella – Vèz, ancora ‘sto bisteccone mi hai messo vicino? Continua con le sue avances, ma lo sai che non mi piace. Non è il mio tipo e non è neppure tanto in forma. Poi io, ora, sono impegnata –
– Impegnataaaaa? – urla, incredulo, Otto.
-E con chiiii? – Lo accompagnano in coro i salumi, in fila sul bancone, come orchestrati da un invisibile maestro.
-Ecco, lo sapevo. Otto, a posto! Dove ci sei tu succede sempre qualcosa. Ora torni al tuo posto. E silenzio. E stupido io, che ti lascio sempre fare i tuoi porci comodi –
– Ella, ma vuoi dirmi qualcosa in più? Cos’è ‘sta storia che sei impegnata? Ma in effetti questa mattina mi sembri più rosa e profumata del solito. Ti sei truccata? Chi è il fortunato? –
-Otto, non te lo dico. Lo dico solo alle mie amiche – lo sbeffeggia Ella, senza degnarlo, più di tanto, della sua attenzione. E poi, maliziosa..- L’ho conosciuto questa estate-
Cetta e Coppa si fanno sentire dal ripiano più in basso. – Dai Ella, racconta racconta-
-E’ straniero – sussurra Ella.
-Ooooooohhhhh! Ma come “straniero”, non sarà mica uno di quei salami vegani con i fagioli, la soia, il tofu, le erbe e tutte quelle cose lì? No Ella, piuttosto single per sempre –
Ella sorride, il pensiero dell’amato le accende gli occhioni verdi e a Pierino pare di vederla illuminarsi.
In cuor suo spera davvero non si tratti del salame vegano, nuovo arrivo del reparto di gastronomia. Tra lui e certe “specialità” c’è veramente un abisso, una linea immaginaria li separa: – ah ah, una linea cotica!
Pierino sorride sotto i baffi, compiacendosi per la vena ironica.
-No no, è tedesco. L’ho conosciuto d’estate. Si chiama Wurstel, ma io lo chiamo Wu!
-Walter? E che nome è? – chiede Daniele, talmente stagionato da risultare anche un po’ sordo.
-Ha detto Wurstel, ma lei lo chiama Wu – ripetono in coro Cetta e Coppa, ad uso del collega – Non capisci niente, non so come abbiano potuto farti Santo –
-Wu?! Ma allora è cinese. Oh povera Ella, chissà che cosa c’è dentro. Ma lo sai il proverbio degli uomini? Moglie e buoi dei paesi tuoi, bisogna tenere tutto in famiglia, ostrega! –
– Come puoi mescolarti a Wu? – prosegue Daniele che quando azzecca l’argomento non la molla più – Tu che sei stata per secoli riservata solo ai buongustai, a quelli col palato fine? E meno male che ultimamente sei diventata più democratica e stai con tutti! No, se è così io al tuo matrimonio non ci vengo! –
Ella ride a crepapelle, mentre Cetta e Coppa commentano – Beh alto è alto e già altezza è mezza bellezza; poi ha anche un bel colorito e pare sempre abbronzato. Verrà da qualche posto in montagna! –
-E’ tedesco, adès at al déggh! – si pavoneggia Ella.
-Ora è tutto chiaro – riflette Otto dentro di sé – una volta eravamo noi a fare i vitelloni con le tedesche in Emilia Romagna. Adesso il mondo è cambiato, vengono loro a prenderci le nostre ragazze.
Bòia d’un mànnd lèder.
Cosa pensa? Che arriva lui e addirittura si prende Ella, la più buona, la più bella, la più gentile, la più profumata? Non poteva filarsi le due gemelle pettegole? Quelle due lì, Cetta e Coppa, che non le guarda nessuno?
Ma non durerà; lui tornerà presto tra le sue adorate patate e sparirà, mandato giù con un fresco boccale di birra schiumosa e io, per Ella, sarò pronto a fare..da spalla. Lei, finalmente, mi guarderà con i suoi occhioni verdi e saranno solo per me.
-Perché lei è la rosa del mio giardino, perché il suo profumo è inconfondibile, sa di spezie e perché perché..-
-Pierino, tesoro, oggi non mi hai ancora degnato di uno sguardo. Mein Gott, come mai? – La cantilena di Speck è inconfondibile; è più rosso del solito, è acceso, pare sempre che stia sulla brace.
-Sono un po’ geloso. Accontenti tutti, tranne me. Volevo fare un salutino a Wu, mi porti?-
E Pierino acconsente, c’è ancora qualche minuto. Si può fare.
Ma il tono di Speck cambia repentinamente!
-Wu, gira qualche vocina che non mi piace. Cosa c’è tra te e Ella? Quelle pettegole delle sue amiche dicono a tutta la salumeria, e anche negli altri reparti, che vi siete fidanzati! E io? Non conto più niente?-
– Mi hai detto che volevi portarmi all’Oktoberfest! – urla Speck – E invece? Sei rimasto affascinato dalla Regina Rosa del Giardino, ti ha stregato questa bella bolognese con la pelle chiara, con il suo profumo speziato, con le sue tradizioni nobili? E io? Non ti piaccio più perché io sono affumicato e lei invece è particolarmente odorosa? –
Pierino, si mette le mani nei capelli.
-Ragazzi, ragazzi. Basta. Dobbiamo aprire! –
Una goccia brilla ed imperla la pelle rosa e liscia di Ella che – ahimè – ha sentito tutto. Piange. Come poteva pensare che Wu e Speck avessero una storia?
Ma deve reagire; la Regina è sempre lei e lo sa perfettamente. Si volge verso Otto, inaspettatamente, e strizza maliziosa i suoi occhioni verdi.
Otto, non si fa pregare. Ricambia lo sguardo e, per l’occasione, trattiene la pancia.
Din don.
“Buongiorno. Apre il reparto salumeria”.
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