Racconto di Silvana Maroni
(Sesta pubblicazione – 26 gennaio 2021)
-L’ho sempre trovata una genialata, straordinaria a dir poco-
-Cosa? Di che parli? E perché parli da sola?-
-Non sono sola, ci sei tu-
-Ma io non ti conosco-
-Ne sei proprio sicura?-
– Sì, sono sicura, di che genialata parli?-
-Vedi che sei curiosa? Non se ne va, sai? Lo sarai sempre!-
-Uffa, ma che sei, una vecchia rinc… stravagante?-
-Vecchia lo sono, ho settantasette anni e quattro mesi, stravagante non sono riuscita a diventarlo. Mi sarebbe piaciuto sai? Ma poi la vita, la famiglia, i figli, i nipoti…Tutti si sarebbero vergognati di me…Allora evito-
-Di fare cosa?-
– Di dire tutto ciò che penso, non in loro presenza almeno. Ma con te è diverso!
-Perché sono una perfetta sconosciuta? –
– Non proprio, ma diciamo di sì. Parlo dell’episodio di Ulisse e Polifemo: “chiamami Nessuno! “Sapessi quante volte ho fatto la parte di quel Nessuno, è geniale, riesci a sfuggire alle situazioni, a non farti coinvolgere.-
– Cos’è, un consiglio? La vita si vive appieno, come si fa a non farsi coinvolgere?-
-Lui è andato via, vero?-
– Ma che vuoi, te li fai gli affari tuoi? E poi che ne puoi sapere, ha un brutto carattere, ma una volta mi ha detto che crede che io sia la donna della sua vita…La donna poi…Siamo ragazzi, ma sono contenta-
-Non è lui. Smettila di pensarci, non è lui. Anche se quella sciocchezza della donna della sua vita non la dimenticherai più, ti perseguiterà, ti consolerà, ti farà arrabbiare-
-Ma che cavolo stai farneticando? E io che ti ascolto pure e perdo il tempo con una… una …-
-Una vecchia rincoglionita, puoi anche dirlo, non mi offendo. Ti ho solo detto la verità, per il resto chiamami Nessuno. Guardavo la dolcezza di questo tramonto; ne vedrò ancora pochi, per questo sono venuta qui da te: vorrei consigliarti, instradarti, qual è lo scopo della vita secondo te?-
- Ho studiato la teoria dell’evoluzione, ho letto Dawkins, cosa vuoi che ti risponda? Mangiare e riprodurci, e poi c’è quella cosa utopistica scritta nelle Costituzioni, com’è? La ricerca della felicità, ma io non ci credo-
- Non credi che esista la felicità? Sbagli. Credimi, esiste. Ma non è durevole, la cerchi, la raggiungi per un attimo, l’afferri, la sfiori, pensi di essertene impossessata e lei è già fuggita via, come la brezza fresca di stasera. Non dura, esiste ma come tutte le cose belle fugge via presto. Il fatto è che spesso nemmeno la riconosci-
- Ma poi chi sei tu per consigliarmi o instradarmi? Che fai, i tuoi nipoti non ti ascoltano e vai in giro a dare consigli non graditi agli sconosciuti?
- Te lo ripeto tu non sei una sconosciuta!
- Ah e dove e quando ci saremmo già incontrate? Chi sei, un’amica di mia nonna?
- Non ce l’hai la nonna, neanche una e nemmeno il nonno, non li hai mai conosciuti, nemmeno uno su quattro. Anzi, non hai neanche più tua madre, da due anni…-
Lo sguardo della donna anziana si fece improvvisamente triste, quello della ragazza di più. Restarono senza parole per qualche lunghissimo secondo, poi iniziarono a piangere, entrambe, ed in maniera incontenibile. Il loro dolore era identico.
Si abbracciarono.
- Ora vado via, ho esaurito il mio tempo. Tutto il tempo.
- Cosa significa?
- Lo capirai. Voglio solo dirti una cosa, non so come chiamarlo, un consiglio forse, visto che hai la testa dura e difficilmente ti farai guidare nella tua vita. Quello che voglio dirti è di seguire le tue inclinazioni, di non farti imporre nulla che non ti piaccia. Di non fare mai nulla per compiacere qualcuno. La ricerca della felicità è un’utopia, è vero ma passa proprio attraverso la fede nei propri sogni e la volontà di realizzarli, sempre, anche e più quando sembrano impossibili. Ricorda, devi credere in te e scegliere di fare ciò che ti piace, ti stimola, ti entusiasma. Sono venuta per dirti tante cose, ma non mi sento di aggiungere altro. E’ difficile dare consigli, non si può scrivere la trama se già si conosce il finale-
Così disse la vecchia signora, alzandosi e incamminandosi a passo svelto.
- Aspetta, dove vai, chi sei?
L’anziana donna si voltò per un attimo e sorrise, un sorriso che la ragazza sembrò di riconoscere, che vide come familiare, molto familiare. Col sorriso le si era scoperchiata la dentatura, ancora candida. Gli incisivi superiori avevano una forma particolare, ben riconoscibile, leggermente all’infuori, in maniera perfettamente simmetrica. Erano quelli che lei, la ragazza, vedeva ogni mattina allo specchio. E il naso, piuttosto grosso e con la gobba, proprio come il suo, uno dei suoi principali crucci estetici. Le vennero in mente strane idee, ma la donna si era allontanata. Le avrebbe voluto fare mille domande adesso, ma era come paralizzata. Riuscì soltanto a chiederle gridando:
- Come ti chiami?-
- Come te, ma preferisco che mi chiami Nessuno-
Rispose senza fermarsi e senza neanche voltarsi.
Brava, come sempre d’altronde- E un piacere ritrovarti anche qui.
Com’è profonda ,bellissima ,fa riflettere su se stessi cosa che in genere facciamo poco forse perché ne sfuggiamo per paura .