Articolo di Liliana Vastano

 

Il mare è, senza ombra di dubbio, uno degli spettacoli più belli che Madre Natura possa offrire. La sua immensità, i suoi movimenti, lievi o burrascosi che siano, suscitano in noi forti emozioni nonché un senso di tranquillità e di benessere che ci induce a riflettere, a ricordare, a meditare. Guardare il mare fa bene soprattutto quando siamo soli e, magari, passeggiamo al tramonto su una spiaggia silenziosa, oppure ci lasciamo cullare su un gozzo a poche decine di metri dalla riva. Se siamo fortunati riusciamo anche a cogliere le “voci” del mare, quelle che vengono dal profondo e che ci riportano al tempo e alle stagioni di un mondo che non c’è più. Ce ne andiamo perciò nel minuscolo arcipelago di Li Galli nel silenzio assoluto di un tramonto e ci facciamo catturare da antiche suggestioni. In lontananza ci sembra di scorgere una nave, una sagoma antica, con le vele gonfie di vento. Mentre si avvicina una voce melodiosa e ammaliatrice rompe il silenzio. È quella di Ligea la più giovane delle Sirene che precede il canto delle altre due: Partenope e Leucosia. Stanno aspettando Ulisse, vogliono accoglierlo nel miglior modo possibile, non capita tutti i giorni un incontro così importante.

“Vieni qui, dunque, Ulisse, famoso fulgor degli Achivi:

ferma la nave, chè udire tu possa la nostra canzone,

poi che nessuno passò qui col cerulo legno,

pria che dal nostro labbro udisse il canto.

Lieto chi l’oda e ricco di molta scienza poi riparte.”

Ma la nave non si ferma, Ulisse si è fatto legare all’albero maestro dai compagni a cui ha otturato le orecchie con la cera. Circe è stata chiara con lui:

“Alle Sirene presso tu giunger devi anzitutto

…chi s’avvicina a lor mal canto ed ascolta la voce

quello non mai la sua sposa ed i figli più lo vedranno tornare,

diletto mai più non ne avranno…Oltre tu passa.

Le Sirene non reggono all’oltraggio subito e si uccidono. Intorno a loro il mare impazzisce, le onde si alzano impetuose, le correnti trascinano lontano i corpi ma non le loro voci che sgusciano nelle profondità del mare pronte a farsi ascoltare di nuovo da chi manterrà vivo nei secoli il ricordo di queste splendide creature.

Il sole scompare nel mare delle Sirene, fra poco sarà buio, è tempo di tornare. Si vede in lontananza un puntino nero: è la nave di Ulisse che salpa verso nuove avventure.