Di OTIS – redazione

(11 aprile 2021)

 

 

Il racconto è uno spaccato di vita limitato a una frazione di tempo.

È la descrizione di una realtà, di una singola esperienza. È come perimetrare il senso universale in un piccolo, minuscolo frammento spazio/temporale. Così come il segmento è parte di una retta, come in uno specchio d’acqua si riflette il cielo, come un raggio di sole illumina una stanza buia, il racconto è l’esemplificazione del senso dell’esistere racchiuso in una dimensione circoscritta. Come un fotogramma di un film la cui fine non è dato conoscere.

A volte immergersi in quell’attimo, in quell’atmosfera, così come viene descritta, è un’esperienza unica. Senza domande. Senza risposte. E in quelle immagini esistono solo quelle espressioni, quei gesti, quelle emozioni: non c’è genesi, non c’è soluzione. È così.

Nella lettura di un racconto trovi anche il piacere di riscoprire una dimensione dimenticata, a volte è la descrizione di un luogo, di una situazione, di personaggi che suscitano un’emozione bella/brutta, per riscoprire un sentimento occultato nella coscienza o un ricordo seppellito nella memoria.

Bisogna lasciare che la lettura scorra e produca nella mente gli scenari più congeniali alla propria interpretazione, senza forzature, senza congetture, senza ipotesi su cui fondare teorie più vaste, senza la necessità di catalogare le personalità definite dall’Autore, nella molteplicità dei comportamenti delle nature umane.

Ogni individuo è unico.

E ogni individuo ha la possibilità di scegliere in ogni istante della sua vita “il cosa e il come…”. Chi scrive sceglie sempre il suo “cosa” e il suo “come” attraverso la potenza creatrice del pensiero, della fantasia, utilizzando la parola scritta per travalicare i confini …