Fiaba di Valeria Ronsivalle
Illustrazioni di BDB
Tanto ma tanto tempo fa, così lontano da non ricordarsi a memoria umana.
Così lontano da essersi perduto nei meandri dei labirinti dei sogni, vi fu un tempo in cui gli esseri umani e creature magiche vivevano sotto lo stesso regno, governati dalle forze della natura.
L’armonia regnava, mentre un pittore invisibile creava albe e tramonti in cui, come la trama di una tela, sfumature di luci e ombre si fondevano in un’energia ancestrale, in cui ogni essere vivente ogni giorno veniva al mondo e in essa rinasceva.
Le foglie del vento dipingevano arabeschi tra l’arancio e il dorato, quel pomeriggio, ed il bosco con quest’antica danza celebrava l’autunno, in una coreografia che toglieva il fiato e riconciliava con la vita. Fata Martina si guardò intorno: ancora le mancava un ingrediente per poter tornare a casa.
Un ingrediente appena, e la pozione per Fata Vaniglia sarebbe stata pronta.
Aguzzò gli occhi: tra un cespuglio di more e una pianta di melafragola, era rotolata a terra una lillarancia.
Certo, era piccolina, e sarebbe dovuta ancora maturare un poco, ma la nonna sarebbe di sicuro riuscita a ricavarne il succo necessario alla pozione.
Tutto il Bosco Incantato era in fermento: il tempo finalmente era arrivato! Come, che tempo?
Nuove fatine aspettavano di nascere, e la natura tutta si preparava al miracolo della vita: le querce maestose si ergevano dondolando, a protezione del Prato dei Desideri Erranti, in cui migliaia di minuscoli fiorellini, ognuno con una sfumatura diversa, danzavano facendo vibrare i propri petali creando una sinfonia che arrivava oltre le nubi, oltre l’orizzonte, fino a Dio.
Ognuno di quei fiori conteneva una piccola fata, che sarebbe venuta alla luce al tramonto. Ma prima… prima bisognava che tutto fosse pronto.
“Dove si sarà cacciata quella benedetta bambina?” si chiese Fata Vaniglia accigliata aggiustandosi gli occhiali che non si decidevano a starle sul naso.
“Prima o poi mi farà venire un acciderbolissimevolina” borbottò a mezza voce.
E poi, a gran voce: “Su, che non c’è tempo! Che qualcuno vada in cerca di Fata Martina! E voi, Messer Castoro, a che punto siete con le culle? Forza, che stanno per nascere!
E anche voi, Miss Rondinella, dovreste star meno a pavoneggiarvi con Sor Pettirosso e sbrigarvi a ricamare il velo per le culle delle piccole fate! E le madrine? Dove stanno le madrine? Possibile che debba pensare a tutto io?”
Insomma, tanto s’agitò, che mancò poco che cadesse dalla balaustra della Quercia Madre, e al Signor Pavone per lo spavento s’imbiancò la cresta, il che, detto tra noi, ben gli stette, visto che passava praticamente tutto il giorno a dirsi: “Come son bello!”
E Fata Martina?
Dunque, l’avevamo lasciata nel bosco, dopo aver trovato l’ingrediente finale per la pozione di Fata Vaniglia.
Ma a che serviva la pozione? Dovete sapere che le fatine, nel momento in cui vengono al mondo, hanno le ali imbrigliate nel loro bozzolo. Ecco, la pozione serve a liberarle da ciò che impedisce loro di volare, e a far dispiegare loro le ali.
“Accidenti, sono in ritardo come al solito, stavolta nonna per punizione mi chiuderà nella sala dell’acquolina in bocca, e io che sono una golosona soffrirò come una disperata, ecco!”- borbottò Fata Martina incespicando in una siepe di erba viperina.
“Porc…acciderbolina!” mormorò la bimba, ricordandosi di essere una fatina educata.
“Mannaggia a me e alla mia tontoloneria, sono un disastro. Ma come si fa a non incantarsi davanti alle rocce cangianti, o ai fiumi di miele di nutella? O alle farfalle arcobaleno? Martina, sveglia, che è tardi, affretta il passo!”, mormorò parlando a se stessa.
E così facendo, per accelerare il passo cominciò a saltellare. Ma nel farlo non si avvide che un cespuglio nascondeva un buco tra le rocce. Mise il piede in fallo e cadde dentro la fessura, perdendo conoscenza.
Dall’altra parte di Terra di Laggiù, Fata Vaniglia si accorse che qualcosa non andava: la Quercia dei Presagi ondeggiò violentemente, e un forte vento percosse l’aria, sollevando ogni cosa.
“Presto, che qualcuno vada a cercare la Fata Bambina!”, urlò Fata Vaniglia con il cuore in tumulto per l’infausto presagio.
Tutto il Regno fu in allarme, e per un attimo regnò sovrana la confusione: mancava solo un’ora alla nascita delle fatine, e non era ancora pronta la pozione.
Si riunì il Gran Consiglio, e fu deciso che elfi e gnomi, scavezzacollo di natura, sarebbero andati alla ricerca della Fata bambina. Mentre le fate Madrine, i maghi e i bambini sotto i 5 anni, (i soli umani che riuscivano ancora a praticare la magia), sarebbero rimasti a presidiare il Prato dei Desideri Erranti, ove sarebbero venute al mondo le fatine.
“Martina! “, urlavano a gran voce i messaggeri mandati nel bosco.
Mentre ogni falco del regno aguzzava la vista per scorgere la bimba perduta, e squadre di unicorni alati setacciavano ogni dove.
Cominciava a calare il sole a Terra di Laggiù, ma della fata bambina non v’era ancora traccia. Martina giaceva, svenuta, in fondo a una rupe, nascosta da un fitto cespuglio di rovi.
Fu trovata dall’esercito delle formiche rossoblu, comandate dal Generale Ken (della nobile casata dei Yes Oui), che, per svegliarla, le mordicchiarono un piedino.
“Svegliati, Martina!”. urlarono in coro 65.000.000 di formichine in assetto da guerra. “Svegliati, dobbiamo uscire da qui!”, le urlarono ancora.
Un vento gelido sferzò il cielo e giunse fino all’antro in cui giaceva la fata bambina. Martina aprì gli occhi debolmente, e con voce flebile mormorò:
“Io non ho alcuna speranza di farcela, ho una gamba incastrata sotto una roccia, e le forze mi stanno abbandonando. Ma le fatine stanno per nascere, e solo voi potete salvarle, dovete portare l’ingrediente magico per ultimare la pozione.”
“Ma, non ci passerà mai sotto quei rovi!” – protestò il Colonnello Sempre Pieno, così chiamato per il suo famoso ottimismo.
“Battaglione, fatevi largo, spostiamo i rovi!”, urlò il Generale Yes Oui Ken, che con il suo entusiasmo sarebbe riuscito a fare qualsiasi cosa.
Fu così che il frutto di lillarancia fu portato su, attraverso le rocce, via per il bosco, fino al Prato dei Desideri Erranti, ove Fata Vaniglia finalmente poté completare la pozione.
Il sole adesso era quasi calato, e luci e ombre si fondevano in un’energia ancestrale, in cui ogni essere vivente ogni giorno veniva al mondo e in essa rinasceva.
Nel Prato dei Desideri Erranti, le piccole Fate venivano al mondo, ed ogni minuscolo fiore danzava, e dalla danza si liberava una fatina, che, spiegando le ali, si elevava al cielo, emettendo una luce.
Nel Bosco incantato, una piccola Fata moriva, dando la sua vita perché le compagne potessero viver la propria.
“Sta morendo”, singhiozzò Fata Vaniglia, in contatto empatico con la nipotina. “E’ sempre più flebile, i soccorsi non arriveranno mai in tempo”- urlò disperata.
Il pianto straziante della nonna fu udito da uno dei bimbi presenti al prodigioso evento, che bisbigliò qualcosa ad un altro bimbo, che lo disse ad un altro ancora, finché si presero tutti per mano.
Fu allora che accadde la magia, l’inspiegabile, il miracolo, insomma, chiamatelo come vi pare: Migliaia di fate appena nate si librarono nel cielo, e, sbattendo le loro ali appena spiegate, cominciarono a pulsare. Il buio lasciò il posto alla luce, e fu come se migliaia di stelle avessero illuminato il cielo.
“Cosa succede?” chiese Miss Rondinella a Sor Pettirosso. “Le vedi quelle luci che pulsano nel cielo?”
“Sono le fate appena nate no? luccicano come… ecco, le chiameremo “lucciole” -riprese Miss Rondinella.
“Davvero non lo sai ?- rispose il Pettirosso- le fate non sono altro che i sogni espressi dai bambini. Quindi, la prossima volta che vedi una “lucciola”, sappi che da qualche parte nel mondo c’è un bimbo che sogna.”
“Ohhhh !!!” rispose Miss Rondinella, e nel frattempo si commosse.
Migliaia di lucine intermittenti illuminarono a giorno il cielo di un Bosco incantato, mentre i sogni dei bambini arrivavano fin sotto i rovi, dove giaceva una piccola fata.
Martina aprì gli occhi, e le sembrò di sognare. “Devo già essere morta” si disse.
Mentre un esercito di indomite formichine, guidate dal valoroso Generale Yes Oui Ken, riusciva a liberarle la gamba, dopo aver forato la roccia.
“Presto, la pozione!” – urlò Gnomo Mago all’aquila che si era calata nella fessura.
L’aquila reale aprì delicatamente la bocca alla fata bambina, e le fece scivolare dentro alcune gocce di un misterioso liquido. Quindi, un liocorno arcobaleno trasportò la fata fino al Prato dei Desideri Erranti.
Mentre il Regno intero di Terra di Laggiù festeggiava la magia appena avvenuta, Miss Rondinella, ormai definitivamente andata a meta con Sor Pettirosso, mormorava, con voce soavemente cinguettante:
“Ma un’ultima cosa me la dici? Anzi due:
- Che sarebbe successo se l’ingrediente magico non fosse arrivato in tempo per la nascita delle fatine?
e 2. Cosa c’era nella pozione che l’aquila ha dato a Fata Martina e che le ha salvato la vita?” “Mon chéri- rispose Sor Pettirosso gonfiandosi il petto di saccente orgoglio- hai ancora molto da imparare, ma hai trovato un ottimo maestro. In realtà la risposta alle due domande è pressoché la
stessa. Se l’ingrediente magico non fosse arrivato in tempo per la nascita delle fatine, non sarebbe cambiato nulla. Ma perché potessero spiegare le ali, le fatine, dovevano credere che fosse possibile, e i bambini dovevano credere che i loro sogni fossero realizzabili.
E sai che c’era nella pozione che l’aquila ha dato a Fata Martina e che le ha salvato la vita?
Oh, c’era un ingrediente magico, a volte molto difficile da trovare: si chiama “Fiducia in se stessi.” Vedi, mia cara- concluse Sor Pettirosso cingendo con le ali la sua amata- “Tutto ciò che è pensabile è possibile”. L’ho sentito dire una volta a un grande mago, un umano che ha una dote rara : nonostante sia cresciuto è riuscito a restare bambino dentro. Dev’essere per questo che riesce a creare ancora la magia. Eh, dote rara, mia cara, dote rara…”
C’era una volta… e forse c’è ancora… un bambino, o forse più d’uno che in qualche parte del mondo sogna.
Così, se doveste capitarvi di avvistare le lucciole, attenti… potreste imbattervi nelle fate che sono nate dai sogni dei bambini!
-°-
Fantastica