Fiaba di Lorenzo Barbieri

Illustrazioni di BDB 

 

In un paese lontano, che si trovava oltre le montagne della Luna, c’era una valle nascosta, dove gli esseri umani ancora non erano riusciti a entrare. Un luogo misterioso che aveva dato agli uomini motivo per creare molte leggende. Si narrava che in quella valle vivessero animali feroci, terribili da vedere, più grandi degli elefanti e che tutti conoscevano. Molte spedizioni di scienziati si erano avventurate attraverso la fitta foresta che proteggeva la valle, ma nessuno era riuscito a proseguire, erano tutte tornate indietro e le loro facce bianche dalla paura, avevano finito con lo scoraggiare altri tentativi. Erano anni ormai che nessuno ci pensava più. Vivevano una vita normale e tranquilla nei paesi che circondavano la valle e la foresta. Nessuno pensava più a chi potesse abitare oltre quella cortina di alberi giganteschi. Di tanto in tanto, quando soffiava il vento da est, arrivavano da oltre il muro verde della foresta, degli strani suoni che facevano accapponare la pelle. Rimbombavano nell’aria come una tempesta di tuoni e di fulmini. Rumori che la gente del paese ascoltava facendosi la croce. La paura di creature spaventose era sempre nei loro cuori e, quando sentivano quegli strani suoni, si rinchiudevano in casa a pregare.

La vita continuava così fra paure e tranquillità fino a, quando un giorno un ragazzino che stava giocando a pallone in uno spazio proprio al limitare degli alberi si allontanò per andare a prendere la palla rotolata verso l’interno del bosco. Si ritrovò all’improvviso circondato dalle piante, si girò per ritrovare la strada, ma non vide altro che cespugli più alti di lui e tanti alberi. Cercò di orientarsi, ma non ci fu niente da fare, si era perso, era finito in una specie di labirinto verde, non aveva nessun punto di riferimento. Aveva ritrovato la palla, ma non sapeva cosa fare né come tornare indietro. Si mise a camminare seguendo un sottile sentiero che si notava fra l’erba alta. Era chiaramente una pista seguita da animali, non avendo altra scelta si mise a seguire quella strada, di tanto in tanto doveva abbassarsi perché il passaggio si restringeva e, lui, anche se era piccolo, non riusciva a passare. Dopo molto cammino il sentiero si perse nel nulla, il piccolo rimase per un attimo fermo per decidere cosa fare.  All’improvviso sentì provenire da dietro una specie di siepe alta e compatta, degli strani rumori. Ascoltati da vicino, erano meno terribili di quelli che, lui aveva sentito molte volte da casa. Alcuni di quei rumori somigliavano a suoni di strumenti musicali, aveva individuato una tromba, un tamburo e qualcosa, che gli sembrava un violino. “Possibile” si disse, “in questo posto sperduto, dove non ci sono umani sento della musica, devo essere preda d’incubi”

Pur tremando come una foglia in autunno, con molta attenzione cercò un varco in quella barriera di piante, andò verso sinistra seguendo il filare, ma non trovò nulla. Tornò indietro e percorse la stessa distanza verso destra, stava per arrendersi, quando vide uscire da sotto un cespuglio, uno scoiattolo. Lui conosceva bene gli scoiattoli, spesso li inseguiva alle porte del paese. Si avvicinò piano per non spaventare l’animaletto, ma quello veloce era già scappato. Il ragazzo si abbassò per vedere se poteva trovare il buco per tentare di entrare. Lo vide, ma ovviamente era troppo piccolo per lui, allora si rialzò e andò in giro cercando qualcosa per tentare di allagare quel buco.  Era deciso a entrare, non aveva paura, se era uscito uno scoiattolo, voleva dire che là dietro non ci potevano essere animali molto grossi e comunque a quel punto non voleva tornare indietro, era curioso e ansioso di scoprire l’origine di quei suoni. Aveva trovato un ramo nodoso a forma di forcina, con quello cominciò a scostare le foglie e i ramoscelli del cespuglio per aprirsi un varco, un po’ alla volta riuscì a creare uno spazio sufficiente affinché lui potesse scivolare dentro. S’intrufolò scorticandosi le ginocchia e lacerando i pantaloni, ma riuscì a entrare. Si ritrovò in uno spazio enorme, sembrava che tutta la foresta fosse scomparsa, c’era davanti a lui una lunga striscia di prato, verde e pieno di fiorellini colorati. Un vero incanto, altro che animali feroci quello sembrava un angolo di paradiso. Si guardò intorno e a ogni sguardo, restava meravigliato dalla bellezza. Si mosse piano attraverso il prato, poco distante c’era un gruppetto di alberi dalle foglie molto verdi e con frutti colorati, non aveva mai visto nulla del genere. Improvviso giunse di nuovo, un insieme di rumori. Attirato dal suono, si diresse

verso gli alberi, il suono proveniva proprio dall’interno di quella specie di boschetto formato da un gruppo di alberi messi in circolo. Arrivò senza far rumore, riuscì a trovare il modo di osservare dentro e quello che vide, lo lasciò ancora di più stupefatto. C’erano degli animali che stavano suonando “com’era possibile?” Una cosa impensabile, eppure erano davanti ai suoi occhi. Non poteva crederci! Voleva tornare indietro, ma la curiosità ebbe il sopravvento e rimase immobile a guardare. Gli animali non si erano accorti di lui e avevano ripreso a suonare. Vide una lepre che suonava il violino, un enorme gufo con un clarinetto, vide un cervo, c’erano anche un orso e una volpe. Tutti insieme formavano davvero una banda ben assortita. Dopo aver provato ancora una volta gli strumenti, iniziarono a suonare una musica bellissima. In quel momento il ragazzo capì cosa fossero quegli strani rumori che si sentivano in paese, erano quelli quando gli animali accordavano gli strumenti. Erano ben affiatati, la musica che sgorgava da quegli strumenti era una splendida melodia che si diffuse nell’aria attirando altri animali. Arrivarono stormi di uccellini, dal passero alle cornacchie, vennero volando i colombi, le cingallegre, tortore e, appollaiata su un grosso ramo in alto, un’aquila. Dalla radura circostante vennero ad ascoltare il concerto anche gli animali della foresta, tutti erano attirati dalla dolcezza e dall’allegria che si sprigionava dalla musica. In breve, il grande prato si riempì di creature. C’erano proprio tutti i rappresentanti del bosco e non solo. Il mondo animale era rilassato ed estasiato dalla musica. Il ragazzo si era seduto su un sasso e ascoltava in silenzio. Una tartaruga che stava arrivando lentamente lo vide e nel passargli accanto, gli rivolse la parola, il suo sguardo era corrucciato.

 

< Ragazzo come sei arrivato fina qua, lo sai che non dovresti essere qui, gli umani non sono ammessi in questo posto>

<Scusatemi, ma mi ero perso nel bosco e sono stato attirato dal suono di questi strumenti, non ho potuto fare a meno di seguire il suono e ora sono qui. Capisco che non vogliate far sapere cosa succede e avete ragione, se i grandi scoprono questa meraviglia, per voi è la fine.>

<Allora caro ragazzo capirai che dovrai tenere la bocca chiusa su quello che stai vedendo. Gli animali se lasciati in pace e liberi di vivere come vogliono, sono capaci di godersi la vita.  Voi umani invece fate di tutto per distruggere la natura e sottomettere ogni tipo di animale.  Li rendete schiavi o li allevate per mangiarli, oppure, ancora peggio, semplicemente li uccidete per puro divertimento. >

<Ti pregherei di andare adesso, cerca di non farti vedere, potresti correre qualche pericolo, molti di noi sono pacifici, ma qualche testa calda l’abbiamo anche noi, ci sono gli orsi che sono piuttosto ombrosi, i lupi non sono da meno, per non parlare dei gatti selvatici quelli sono proprio nervosi, attaccano tutto quello che non gli piace. >

<Ho capito – rispose impressionato il ragazzo, ora vado via, ma non so se riesco a trovare la strada giusta per tornare a casa, prima per entrare ho fatto un buco e ora non sono sicuro di ritrovarlo.>

<Va bene vuol dire che oggi non sentirò il concerto, seguimi ed io ti porterò all’uscita, solo ricorda il giuramento di non rivelare la nostra presenza, lascia che continuano a credere alle bestie feroci, solo così potremo continuare a vivere in pace.>

Così dicendo si mise in cammino, il ragazzo, camminava carponi per non farsi vedere, la seguì fino a, quando sicuro che non potevano vederlo si rialzò e seguì la tartaruga fino a un cespuglio che presentava delle strane foglie acuminate e taglienti, era impossibile avvicinarsi.

<Scusa tartaruga come faccio a passare fra quelle foglie micidiali?>

<Non ti preoccupare, quelle servono solo per scoraggiare quelli dall’altra parte, guarda bene a destra, c’è un albero, il suo tronco è vuoto, si entra dal primo ramo in alto non è difficile arrivarci, ti cali dentro il buco ed esci dall’altra parte con lo stesso sistema. Ti troverai su un sentiero appena visibile, seguilo e dopo un’oretta di cammino sarai a casa. Per giustificare il tempo che sei stato assente, puoi dire che hai sbattuto contro un ramo e sei svenuto, poi hai ripreso la via di casa. Ti saluto piccolo umano, sei stato l’unico che ha avuto la fortuna di assistere a un concerto della nostra banda musicale, conservalo nella tua mente come un felice ricordo e mi raccomando il

silenzio, la nostra vita è nelle tue mani. Ora addio amico, buona fortuna, io torno indietro nel mio mondo, forse faccio in tempo a sentire l’ultima canzone.>

 

<Ciao tartaruga, sta tranquilla nessuno saprà niente di voi, ma se in futuro vorrò venire a trovarvi ancora, posso usare la stessa via per entrare?>

La tartaruga già lontana gli gridò:

<Fai passare un po’ di tempo, cresci ancora un po’ e vedremo, ora vai, sento già le campane del paese che suonano, ti stanno cercando, corri a casa, tua madre è in pensiero.

<Ciao gli gridò il ragazzo non ti dimenticherò e nemmeno i tuoi amici musicisti. La vostra musica la porterò sempre nel cuore.>

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