Fiaba di Marco Leonardi

Illustrazioni di BDB

 

Avevano, Re Cornelio e la sua consorte, la Regina Chiaraluce, un’unica figlia, la bellissima Rosastella.
L’avevano chiamata così poco dopo la sua nascita, per l’incarnato rosa pallido del volto e per i suoi occhi, blu come il cielo dopo il tramonto, quando solo poche stelle brillano nel firmamento, le più grandi e luminose.
Erano passati ormai più di 17 anni, dalla sua nascita, ed era ormai quasi tempo che Rosastella, diventata ormai una bellissima fanciulla, prendesse marito.

Vi erano, inutile dirlo, una quantità di nobili cavalieri che ardevano d’amore per lei e desideravano con tutta l’anima la sua mano, ma il cuore di Rosastella batteva, da quando era bambina, solo per Mirovaldo e Valdomiro, i due figli gemelli di Re Lodoaldo e della Regina Albabella, buoni amici e alleati dei suoi genitori.
Li aveva visti la prima volta al Torneo dei Melograni, che ogni anno richiamava, il giorno del suo compleanno, decine e decine di valorosi cavalieri a giostrare in suo onore: quell’anno Rosastella compiva undici anni, e una strana emozione le imporporò il viso solitamente così pallido quando, al suo fianco, sugli spalti addobbati a festa, sedettero i due ragazzi, appena più grandi di lei.
Come erano belli! Alti, slanciati, sicuri nei movimenti quanto lei si sentiva goffa; pieni di una allegria contagiosa, coi capelli biondi come il grano maturo, con splendidi denti bianchi come neve e labbra rosse come il fuoco!
Solo gli occhi erano diversi: Verde-marrone quelli di Mirovaldo, come la terra coperta di prati e boschi, azzurri quelli di Valdomiro, e a lei i primi facevano venire alla mente bambini e serenità, i secondi avventure e voli…
Passò il tempo e i tre crebbero, e anche il sentimento che li legava (eh, sì! Perché anche la bellezza di Rosastella non aveva lasciato indifferenti i due) cresceva con loro, e Rosastella era infelice, molto, molto infelice, perché non sapeva chi tra i due scegliere come sposo.


Così, una notte, papà Cornelio e mamma Chiaraluce sentirono il suo pianto sommesso e dopo aver bussato entrarono nella sua stanza, scostarono il baldacchino del grande, morbido e riccamente ornato letto della figlia la quale subito si gettò tra le braccia della mamma guardando il papà dritto negli occhi…
“Oh, mamma! – disse tra i singhiozzi – Tra pochi mesi dovrò sposarmi, e ancora non so con chi!”
“Ti capisco, figlia – rispose la madre – so che da anni frequenti i figli di Lodoaldo e Albabella e non sai chi scegliere tra loro…e so anche che i due sono molto, molto innamorati di te e che i loro genitori vorrebbero sapere chi tra i loro figli ti prenderà in moglie”
Fu a quel punto che intervenne il padre: “Bene, se tu non riesci a scegliere, lo faranno loro!”
“Cosa vuoi dire?” domandarono quasi insieme Chiaraluce e Rosastella
“Voglio dire” – concluse il Re – che chi entro il diciottesimo compleanno di nostra figlia le porterà in dono la Perla di Sangue nascosta da secoli sull’Isola Oltre il Tramonto, la avrà in sposa!”

E così avvenne: corsero gli araldi per le strade del regno, rullarono tamburi, manifesti furono appesi alle porte…la gente ascoltava e leggeva, leggeva e ascoltava, poi scuoteva la testa…
“L’Isola Oltre il Tramonto? Ah, non fa per me! È a migliaia di leghe da qui e chi ha cercato di raggiungerla non ha mai fatto ritorno!”
“Sì! Il mare è sempre in tempesta, vicino alle isole! Onde più alte dei grandi abeti sollevano le navi come fuscelli, schiantandole su scogli aguzzi come lame…”
“Hai detto bene…isole! Decine, no, centinaia di isole tutte uguali, ma una sola è quella senza tramonto, e allora…come trovarla?”
Ma a Valdomiro e Mirovaldo quei discorsi non interessavano: troppo innamorati di Rosastella per avere paura, si stavano entrambi preparando per il lungo, lungo viaggio in mare…
Ma stavano, allo stesso modo, preparando il loro cuore?
Venne, finalmente, la notte prima della partenza (già, sul molo, le barche dei due prodi erano pronte, ornate di fiori e ghirlande), ed era una notte splendente di luna e stelle, piena di profumi e musiche, di danze lontane e canti…
Non riusciva a dormire, Mirovaldo, inebriato da quella bellezza e dal pensiero di Rosastella.
Solo dopo ore gli occhi gli si chiusero, vinti dal sonno…o anche dal vino che il fratello gli aveva generosamente versato, prima di coricarsi? E appena Mirovaldo si addormentò, ecco Valdomiro aprire gli occhi, infilarsi i calzari (vestito, aveva dormito!) e correre giù, verso il porto, mentre appena albeggiava…
Cosa gli importava delle cerimonie, della gente che aveva festeggiato la loro partenza (che doveva avvenire poco dopo l’alba, in solitudine…) dei discorsi, degli abbracci di papà e mamma? Cosa gli importava di suo fratello? Lui aveva in mente solo Rosastella, la bellissima Rosastella…e se la condizione per averla era quella di affrontare mille demoni, lui avrebbe affrontato mille demoni!
“Dove vai così di fretta, bel giovane?”
Valdomiro si fermò. Chi aveva parlato? Ah, sì, eccola, appoggiata al muro del magazzino…una vecchietta…


“Non farmi perdere tempo, vecchia! Devo correre al molo, prendere la mia barca, fare rotta verso l’Isola oltre il Tramonto dove…”
“Ah, ma è un viaggio pericolosissimo” – lo interruppe la donna – “Ti occorre un aiuto, per giungere fino a lì”
“Un aiuto? Che genere di aiuto? – chiese Valdomiro, incuriosito, alla donnina che si era alzata e ora stava di fronte a lui, tenendo sul palmo della mano destra una perla verdeazzurra, su quello della sinistra una perla nera…
“Vedi? Sono due perle magiche! – rispose la vecchia – “Metti la prima in acqua, e le tempeste più violente si calmeranno e un vento calmo e tiepido gonfierà le tue vele…E altre meraviglie accadranno”
“E la seconda?”
“Oh, quella all’opposto scatena tempeste, e uragani, e venti contrari…Devi scegliere, figliolo, e scegliere bene!”
Valdomiro guardava come ipnotizzato le due mani che la vecchia muoveva su e giù davanti a lui, poi alzò gli occhi verso di lei (strani, in una donna così vecchia, degli occhi così da bambina…) e scoppiò a ridere
“Cos’è?? Uno scherzo??? Dammi qua, vecchiaccia, dammi la perla verdeazzurra!”
E così avvenne.
Riprese a correre, il giovane, senza voltarsi. Se lo avesse fatto, avrebbe visto che gli occhi della vecchia erano pieni di lacrime.
E Mirovaldo?
Anche lui si era svegliato, si era accorto che il fratello non c’era, aveva capito.
Con il cuore in tumulto si era vestito, aveva infilato i calzari ed era corso al porto.
Era ormai l’alba, quando incontrò la vecchia…
“Hai bisogno di qualcosa, buona donna?” – le domandò
“Oh, nulla, giovane gentile! Ma forse tu hai bisogno di qualcosa da me” – e così dicendo aprì la mano destra e gli mostrò una perla nera…
“Vedi?” – proseguì la donna – è una perla magica: mettila in acqua, e onde formidabili si alzeranno, venti impetuosi nasceranno dal nulla…”
Mirovaldo guardò la donna, quei suoi occhi da bambina, poi la perla…
Per un attimo, gli venne da ridere.
Poi la guardò meglio: era nera come gli strani occhi della vecchia, così buoni…
La prese, corse via, senza voltarsi. Se lo avesse fatto, avrebbe visto che gli occhi della vecchia ridevano…

Passarono i mesi, e i due, finalmente, arrivarono al misterioso arcipelago.
Per primo, ovviamente, Valdomiro…
Quante erano, le isole! E come erano simili, tra di loro! Erano quindi veritiere, le leggende?
Per non dire del vento, e delle onde sempre più alte che sballottavano il natante!
Si era quasi dimenticato della perla, il giovane, quando un’onda più alta inclinò a tal punto la barca che la perla scivolò fuori bordo e si fermò a galleggiare (ma galleggiano, le perle? Si domandò stupito…) proprio davanti alla prua e…
Con occhi sbarrati, Valdomiro guardava il prodigio compiersi: le onde che si chetavano, il vento che cessava, la brezza leggera che gonfiava le vele…
Dopo pochi giorni, anche Mirovaldo arrivò nello stesso punto, anche a lui un’onda più alta delle alte inclinò a tal punto la barca che la perla scivolò fuori bordo…
Solo che le acque non si calmarono, anzi! E il vento non diventò affatto una brezza…
Passarono ancora dei giorni. La barca di Valdomiro navigava tranquilla tra le isole, e lui aveva scoperto che bastava guardasse una di esse perché il vento cambiasse direzione e la barca approdasse lì…


Come erano meravigliose! Piene di fiori dai profumi inebrianti, di animali stranissimi dalle carni succulente che non avevano mai visto un uomo e che era così facile cacciare…Ma quale, tra tutte, era l’Isola dopo il Tramonto? Non lo sapeva…sicuramente, quella più bella e ricca. E cosa ci andava a fare? Ah, sì. Il rubino. Rosastella.
Intanto, Mirovaldo aveva imparato. Sapeva come navigare controvento, sapeva come pescare le creature guizzanti del mare, come accendere i fuochi per cuocerli negli anfratti delle rocce.
Perché dove stava lui, il vento mugghiava, la pioggia non cessava mai…
Solo un pensiero lo faceva proseguire: Rosastella.
E venne un altro tramonto, per Valdomiro…Sdraiato nella sua barca (ne aveva imbottito il fondo con un muschio caldo e soffice che cresceva su una delle isole) contemplava il cielo scurirsi e il sorgere delle prime stelle e della luna, mentre una strana nostalgia gli lambiva il cuore.
Il tramonto gli ricordava qualcosa, ma cosa?
Scrollando la testa, scacciò i pensieri e si addormentò con il sorriso sulle labbra, in pace.
E Mirovaldo? Anche per lui, il sole stava per tramontare, ma che differenza! Intorno a lui, onde più alte di alberi, tuoni, lampi, scrosci di pioggia sbattuti qua e là dal vento terribile…
Fu un’ultima onda, la più alta e violenta, a scaraventarlo su un piccolo isolotto roccioso, anzi, più scoglio che isola…Tramortito, si alzò a stento. Strano, non pioveva più e anche il vento si era chetato. Guardò il sole che scendeva lentamente nel mare e capì subito che qualcosa di strano stava accadendo…prese la bussola, controllò e ricontrollò. Era proprio vero! Il sole stava tramontando a Est! E allora quella era, era…
L’Isola Oltre il Tramonto!


Poi si guardò intorno, e vide la perla nera, ai suoi piedi, (ah, ecco perché il mare e il vento si erano calmati!), illuminata dal sole calante diventare color del sangue…
E nemmeno quando il sole calò oltre l’orizzonte la perla perse il suo splendore, anzi! La sua luce rosso fuoco illuminava il mare davanti a sé, alla barca miracolosamente intatta su cui, tremando, Mirovaldo era risalito.
La scia rossa sembrò al principe innamorato una strada sul mare, mentre un vento gagliardo gonfiava le vele e lo riportava a casa.

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https://www.ibs.it/dialoghi-sette-percorsi-narrativi-libro-vari/e/9788874706525

https://www.tomarchioeditore.it/2022/05/04/come-fiori-sul-ciglio-della-strada-aa-vv/