Racconto di Silvio Esposito

(Ottava pubblicazione)

 

Aveva dimenticato di saper volare e ora aveva una decisione da prendere. Si era fatto buio e doveva rientrare, tuttavia sapeva che le sarebbe costata molto cara quella scelta, ma se non tentava adesso, non ci sarebbe stata un’altra occasione e si lasciò cadere nel vuoto per ritrovarsi al “centro del proprio regno”.

Era una cosa da spezzare le gambe. Aveva la responsabilità di decidere sui propri “viaggi” e si sentiva malissimo. Si trovava in quella nuova realtà con le idee ancora troppo confuse e aveva da fare chiarezza. Ecco perché aveva fatto quel salto nel vuoto, forse il viaggio più difficile che poteva fare era quello all’interno del proprio Essere per risolvere i conflitti che, rimasti lì per una vita che non aveva vissuto, ora volevano emergere prepotenti.

Quale strada prendere? Quali pensieri seguire? E dove si trovava la sua di verità? Si era sempre detta che quest’ultima si trovasse celata dentro a ognuno, ma non vedeva la sua o, meglio, non la voleva incontrarla per paura. Ed ecco che le balenò in testa l’idea di cercarla nel vuoto dei suoi pensieri, nella sua mente. Però con tutto quel frastuono che aveva dentro era troppo e creava il vuoto che ora cercava di ingurgitarla.

Troppi pensieri si susseguivano in quel vuoto e non riusciva a seguirne nemmeno uno. Poi, liberata la mente, ecco arrivare la risposta: doveva avere il coraggio di raggiungere quel vuoto immergendosi sempre più in esso e poi imparare a volare. Solo per un breve istante librarsi in volo, così che paure e i conflitti interiori sarebbero stati risolti e forza e fiducia in sé stessa sarebbero tornati a loro volta. E infine tutte le possibilità si sarebbero aperte avanti a lei in un solo istante; proprio come la pellicola di un film già visto… dove tutto si svolge nel tempo che scorre inesorabile e sai già come andrà a finire.

Lei sapeva che non c’erano risposte alle sue richieste d’aiuto, non c’erano parole per esprimere la sua verità, la poteva solo sentire dentro. Facevano parte dell’illusione dettata dall’ego e aveva una sola possibilità reale, anzi, concreta: trovare il centro ed essere presente in tutto quello che gli accadeva nel presente. Il suo centro, l’io, l’adesso, il qui e ora… ma quanta confusione c’era nella su testa e, tirato su un bel respiro, si era detta di essere pronta.

Priscilla rimaneva immobile nel suo letto, cercava le risposte, ma non era semplice: mille pensieri affollavano la sua mente e si accavallavano uno all’altro senza uno scopo preciso e per una volta ignorò ogni razionalità per seguire il suo istinto. Si lasciò trasportare dal vortice delle emozioni silenti e troppo a lungo tenute in un angolo della sua mente. Non voleva più aspettare. Era ora di fare chiarezza e affrontare la parte più oscura di sé stessa, doveva a tutti i costi cambiare la sua vita, quella vita che ora le calzava troppo stretta, proprio come un paio di scarpe scomode e anche bucate. Visualizzò una lavagna nera su cui iniziò a scrivere tutti i dolori e i conflitti interiori; poi, dopo averli scritti, pian pianino li cancellò e si sentì meglio.

Tuttavia le era sembrato troppo facile, ma poi una pace interiore prese a cullarla ed ebbe una sensazione bellissima. “Wow”, aveva preso a volare e, una volta in alto, si chiese dove sarebbe atterrata ed ebbe paura, ma sapeva che doveva andare così. Cosa desiderava veramente? In fondo ciò che cercava era solo amore.

La sua essenza continuava a volare e si lasciò trasportare da essa. La sensazione di leggerezza che provava era fantastica e si disse che era questo ciò che voleva. Sentirsi leggera: proprio come una mongolfiera da cui si getta la zavorra che la appesantisce per farla alzare sempre più in alto, là dove il silenzio potesse accoglierla a braccia aperte.

Ora Priscilla si sentiva libera e il suo corpo diventava sempre più leggero. Le mancava il respiro, ma solo perché doveva scendere, ma lei stava così bene lassù, dove poteva vedere le cose da un’altra prospettiva e le piaceva molto. Aveva tutto sotto controllo e lo scenario più ampio le aveva dato la sicurezza che aveva creduto di aver perduto. Volava come le rondini e, come loro, faceva giri sempre più ampi spensierata.

Così si era persa fra le nuvole e… Dio, era bellissimo! Priscilla si rese conto come il corpo in realtà fosse stato sempre un peso e la forza di gravità che lo aveva sempre schiacciato in quella nuova veste, fatta di solo spirito ed energia, non aveva più il suo fine. Quindi si sentiva come un soffio di vento ed era il top. Si sentiva nuvola, un gomitolo bianco perso nel cielo, dove, se avesse voluto, poteva riavvolgere i propri sogni. Oppure buttarci dentro ogni dolore con la speranza che, una volta dentro, questi si dissolvessero cambiando forma, divenendo, magari, una forma che al vederla l’avrebbe fatta sorridere. O addirittura una nuvola che scaricava in basso la sua gioia sotto forma di pioggia. Ecco, dipendeva tutto dalla sua fantasia. Ma era lì, ora, che voleva restare? Oppure ancorata a terra per continuare a soffrire?

Doveva agire e trasformare la realtà che stava vivendo, ma come? Ora si sentiva pulita, forte, immensa e la vastità del cielo conteneva tutto e tutti. Era fantastico saperlo e ritrovarsi ancora lì, mentre volava. Aveva trovato il proprio Essere dentro una nuova dimensione e provato quel senso di onnipotenza che forse anche Dio conosceva. E, nel sapere che poteva diventare ciò che voleva, assumendo qualsiasi forma desiderasse, la gioia in lei non ebbe confini.

Priscilla si trovava lì perché aveva sempre sognato di volare ed era vento, un dolce soffio dell’Anima che entrava prepotente nella sua vita. Era diventata il dolce profumo del gelsomino e, dopo tutto quel lungo volare, ecco ritornare la realtà che, beffarda, l’aveva portata di nuovo giù a mostrarle quanto dolore essa aveva ancora da darle.

Per questo era andata via: voleva colmarlo. E da lassù aveva pensato sarebbe stato più facile. Invece era accaduto il contrario: non riusciva più a contenerlo ed era diventato un fardello troppo pesante da portare. Era giunto il momento di chiedere aiuto e chiamò lui, l’amico fidato che aveva sempre una risposta. Lui era dolce e comprensivo e sì, pensò Priscilla, l’avrebbe sostenuta e, all’esigenza anche sgridata. Adesso lei aveva bisogno di un pensiero diverso e una prospettiva diversa, insomma, una mano tesa che la sostenesse in quel momento così fragile per lei. Giusto per capire e sentirsi di nuovo leggera per poter riuscire a volare come una farfalla.

Tutti prima o poi hanno bisogno di una mano a cui aggrapparsi. Serve a rialzarsi, o a dare una spinta per riprendere quota, non sempre le energie che aveva a disposizione erano sufficienti da sole e un amico era ciò che le serviva. La sua mente non rispondeva più e solo l’eco dei suoi pensieri cercava ancora una via d’uscita. Doveva guardare più in profondità, ma da sola non ci riusciva, non poteva ingannare sé stessa con seducenti fantasie, là dove le cose apparivano per come non erano. Ma cosa desiderava veramente? Aveva il coraggio di guardare la realtà in faccia senza indietreggiare? Quanto era disposta a sacrificare per ottenere la sua verità?

Così aveva smantellato tutto ed era arrivata a zero, ma per farlo aveva sacrificato ogni mattoncino e ogni granello di sabbia dove finora aveva poggiato le sue certezze che, in realtà, non erano altro che illusioni. Le sarebbe pesato molto meno rinunciare alle illusioni se fosse riuscita a camminare nella verità. Tuttavia, ripensandoci, in fondo perché doveva sacrificare sé stessa in una vita che non desiderava? Questa era l’idea della religione e forse non c’era sacrificio nell’amore. Era questo che aveva sempre cercato dentro e fuori di sé: la verità e l’armonia, pace e amore. E doveva avere paura di raggiungere tutto questo? Giammai, quello di cui lei aveva paura era ciò che le mostrava l’Ego. Una vita vissuta sempre allo stesso modo, genitori, ambiente, credenze, dolori, emozioni, e tutto questo giaceva dentro a ognuno fino a diventare un peso troppo grande e, ogni volta, portava dolore.

Rendersi conto di questo, esserne consapevole, era la soluzione. Quindi le sarebbe bastato osservare il proprio Ego da lontano per poi smascherarlo. Le sarebbe bastato cambiare il termine: mettere scelta al posto di rinuncia ed ecco che il cambiamento sarebbe arrivato.

Non doveva guardare il suo Ego come un nemico, d’altronde le era servito fino ad allora, ma adesso aveva finito il suo tempo. Tutto era energia e lui non ne era più parte. Questa consapevolezza aveva spazzato via ogni dubbio in lei e le aveva dato vere ali per volare. Ora sapeva chi era, aveva ritrovato sé stessa e tutto era accaduto nel momento in cui aveva preso coscienza che solo attraverso l’accettazione e il perdono si poteva realmente lasciare andare il passato e, con esso, il dolore che lo accompagnava.

Vivere il qui ed ora, o il momento presente, e non unirlo al passato, e neppure al futuro, questo era scelta giusta da fare. Combattere ora, non ieri, non domani. L’Ego non viveva nel presente, era ancorato al passato e per questo lo poteva evitare. Era giunto il momento di agire. Il pensiero senza l’azione si annullava da solo e doveva compiere il primo passo per ricominciare a vivere. Ora!

Il dolore del passato e l’ansia del futuro non erano più parte di lei. Priscilla si sentiva alla fine libera di andare, gli aveva parlato e lui non aveva capito. L’adultero l’aveva tradita con la sua migliore amica. L’aveva vista con il suo pene tra le labbra e le narici di lui che si allargavano per il piacere provato e mai si era mostrato così prestante con lei. E quando si era reso conto della sua presenza, le aveva detto che lei era troppo complessa, che lui cercava una donna con cui divertirsi e invece aveva trovato solo domande a cui non sapeva dare risposte.

A quel punto Priscilla si guardò allo specchio e sorrise per quello che vide riflesso: lei era sempre la stessa, solo che adesso aveva ali per poter volare lontano.

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