Racconto di Fernando Bassoli
(Prima pubblicazione – 4 dicembre 2020)
Mentre gli elianici vedevano coi loro occhi, gli analuxiani erano ciechi, condannati a vivere su Analuxon, nell’oscurità. Le loro percezioni del mondo esterno si verificavano a livello emotivo e la loro sensibilità si era dunque raffinata all’inverosimile. Un tempo anche loro vivevano sul pianeta Elios Kà, ma costretti a svolgere i lavori più umili. Elios Kà era abitato da androidi elianici, dediti al culto di Gordia Pau, del quale il Dittatore Eliogondlir si diceva figlio, legittimando così il potere assoluto che esercitava sui sudditi inermi. Nell’anno XHG, però, un gruppo di ribelli, guidati da Kuon@, organizzò un colpo di Stato. La ribellione fu soffocata sul nascere da una violenta repressione condotta dal Generale superiore della Polizia Gladiatoria. La maggior parte dei rivoluzionari fu rinchiusa in carceri sotterranei. I ribelli di Kuon@ furono condannati al confino su un satellite artificiale denominato Analuxon, creato in laboratorio dai geniali scienziati elianici e collocato tra il Sole nero di Ysaar e la Cometa spenta Lotharias B. Scopo della punizione era tenerli lontani da Elios Kà. Secondo quanto previsto dalla sua memoria interna, Eliogondlir era destinato al comando: nessuno poteva osare mettersi tra lui ed il sommo potere che esercitava. Un giorno, però, Elios Kà fu colpito da un virus d’origine ignota, che si diffuse a macchia d’olio tra gli androidi. La popolazione fu decimata. Quando ormai tutto sembrava perduto, alcuni scienziati scoprirono che il virus si riproduceva solo in presenza di luce. Buio significava salvezza, ma gli elianici sapevano che era impossibile oscurare il Sole rosso di Askraal, che forniva energia al mantenimento della vita del pianeta. Elios Kà sembrava dunque destinato all’estinzione. Ad Eliogondlir non restò che fuggire proprio su Analuxon, il satellite immerso nel buio perenne, portandosi dietro un manipolo di fedeli seguaci coi quali riorganizzarsi. Mentre la Morte stendeva il suo freddo mantello su Elios Kà, il Dittatore cercò d’adattarsi alla nuova condizione, convinto d’essere ormai in salvo. Ma non aveva fatto i conti con sé stesso e con la sua capacità d’adattamento ormai atrofizzata. L’incapacità di provare emozioni, infatti, lo isolò. Eliogondlir era stato programmato per risolvere i problemi in maniera razionale. Ma il calcolo non serviva a nulla in un mondo nel quale l’emozione era l’unico strumento per comunicare e alimentare il proprio sistema di autoregolazione. Ormai rassegnato al peggio, il Dittatore vide i suoi compagni soccombere uno dopo l’altro, senza poter fare nulla, finché, stremato, prese ancora una volta la decisione che gli sembrava più razionale ed economica: la procedura estrema, da attuarsi mediante l’attivazione del processo di autocombustione presente nella memoria interna di ciascun elianico. Un nanosecondo dopo esplose, disperdendosi nel Cosmo.
Un racconto molto ben riuscito. Complimenti.