Racconto di Kenji Albani

(Quinta pubblicazione)

 

Il blindato faceva saliscendi sulle dune di sabbia.

Fedor guardava col binocolo, contava le dune, poi ci fu un colpo improvviso. «E sta’ attento, vuoi che salti fuori da qui?» protestò.

Il pilota fece un gesto di scuse.

Il blindato continuò la sua corsa.

In lontananza c’era un villaggio e Fedor lo indicò: «Da quella parte».

Procedettero in quella direzione.

Il villaggio del Turkestan era stato rivoltato come un calzino; di più: messo a ferro e a fuoco; di più: cancellato dalla faccia della terra. I cavalleggeri con la stella rossa galoppavano sopra a un tappeto di morti.

Il blindato si fermò e Fedor per poco non volò via, ma non disse nulla, semmai si arrampicò fuori e appoggiò gli stivali sulla sabbia insanguinata e che sembrava tutta di braci ardenti. «Allora è questo: abbiamo portato il comunismo, il controllo di Mosca, ma poi si tratta di massacri, eccidi…».

Un cavalleggero scosse il capo. «È questo quel che vogliono». Aveva l’accento bielorusso.

«Pensavo fosse civiltà, non barbarie». Allargò le braccia, si sentiva mortificato.

«Gli italiani fanno ben di peggio in Libia».

«Ma noi non siamo italiani, né tanto meno fascisti». Fedor stava per continuare quando in lontananza si udì un colpo di fucile.

I Basmachi stavano arrivando con urla acute: sembrava un film western americano, ma quelli non erano pellerossa, erano Basmachi del Turkestan – “Razziatori”! Ma solo, chi era il razziatore e chi il difensore?

I cavalleggeri non si persero d’animo: agitarono sciabole e lance, spararono con le carabine e galopparono incontro ai Basmachi.

Fedor capì che entrambe le parti volevano vendetta, però nessuno era capace di rinunciare al mancare di rispetto all’altra, di parte.

I due schieramenti si incrociarono a scoppiò la zuffa con i cavalli che nitrivano e tutti morivano, soffrivano, ma anche lanciavano urla di giubilo per una testa spiccata o uno stomaco dilaniato.

«Che facciamo?» domandò il pilota. Sembrava una talpa.

«Quel che dobbiamo fare» rispose Fedor arrampicandosi sulla scaletta. «Gli esploratori».

Il blindato si allontanò dal villaggio in fiamme, forse era tutto finito, ma forse.

Il Turkestan rimase immobile con il sangue e il fuoco.

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