Racconto di Patrizia Gaudiello
(Seconda pubblicazione)
Come sempre quando il padrone va fuori città per lavoro, e il letto resta mezzo vuoto, anche stasera Aika non se l’è fatto ripetere due volte e con un salto si è fiondata sulla trapunta accanto a Oriana, mugolando di piacere. Forse sta pensando che il padrone, che pur volendole bene lei però sul letto proprio non ce la vuole, dovrebbe partire un po’ più spesso…
Mentre con una mano le accarezza la testa e con l’altra pigia a casaccio e senza voglia i tasti del telecomando, Oriana pensa invece alla giornata appena trascorsa, che poi non è che la fotocopia di quasi tutte le altre che l’hanno preceduta e assai probabilmente di molte di quelle che seguiranno. Una giornata media, senza infamia e senza lode, un po’ facile e un po’ difficile, un po’ stressante e un po’ no, un po’ dolce e un po’ amara. Ecco, forse soprattutto quello: amara. La sua è una famiglia sempre di corsa, schizzano via tutti, hanno sempre tanta fretta, nessuno che si fermi mai più di tanto. In certi giorni capita persino che mangino in piedi, ma forse sarebbe meglio dire che trangugiano, e nel frattempo stanno già pensando ad altro, sono già proiettati altrove e a malapena si accorgono di chi c’è insieme a loro nella stanza in quel momento.
Alcune volte, più che semplicemente avvicinarli e cominciare a parlargli o chiedere qualcosa come sarebbe del tutto normale, per riuscire insomma a catturarne l’attenzione, bisogna prima intercettarli, poi placcarli nel momento giusto e infine metterli all’angolo. Occorre pratica, diciamo così. E in questo Oriana, da quando non lavora più e trascorre in casa gran parte delle sue giornate, è diventata piuttosto brava. Dopo il prematuro e necessario pensionamento per problemi di salute ha cominciato a studiare, e si è accorta di molte cose. Ma si consola pensando che in giro di famiglie così ce ne saranno sicuramente tante, che diamine, e che dopotutto la sua non sarà certo la peggiore sulla piazza.
Anche stamattina in casa c’era fibrillazione e insofferenza, forse un po’ più del solito: Fausto imprecante e in ritardo alle prese con la chiusura difettosa del trolley, primogenito incazzato nero per lo stiramento sempre più doloroso dei legamenti della caviglia destra durante l’allenamento di tre giorni fa, figlia di mezzo agitata e inappetente da giorni per un esame all’università ma anche perché ha deciso di dimagrire pur senza averne alcun bisogno, terzo figlio lamentoso e supplicante che non lo si mandasse a scuola in quanto non sufficientemente preparato per il compito di matematica. Tutti nervosi, tutti più o meno inavvicinabili. Nonna non ancora pervenuta, ma quello è normale perché si addormenta tardissimo guardando la tivù, tipo le quattro del mattino, e non bisogna disturbarla mai prima delle nove.
Fiera del lavoro fatto all’alba, Oriana ha portato la torta sulla tavola della colazione e li ha chiamati a raccolta. O meglio, ci ha provato…
scusa ma proprio non faccio in tempo, mi dispiace, se riesco mangerò qualcosa in aeroporto…
mamma lo sai che sono a dieta, per favore, sembra che me lo fai apposta… poi stamattina fame proprio zero, guarda, ho lo stomaco chiuso dalla strizza…
ok mamma, ma solo un pezzettino, non mi posso neppure allenare per via di ‘sta caviglia del cazzo!…
se oggi non mi mandate a scuola me la mangio pure tutta, sei contenta? Altrimenti no!…
Ma che generoso!
almeno un po’ di caffellatte, ha suggerito allora Oriana, sguardo basso sulle tovagliette a fiori perché non si capisse che forse aveva sperato almeno in un vago ma che bella torta, grazie!
Otto nove minuti al massimo ed erano già tutti pronti per la partenza via tranne il piccolo, che rimaneva in un angolo della cucina continuando a implorare con gli occhi di poter restare a casa. Ma Oriana è una persona tenace, e prima che la famiglia si dileguasse ha trovato il tempo di dire va bene, allora dai, concedetemi almeno un bel selfie tutti insieme, che ci vuole? Vi porterà fortuna, me lo sento, e sarà una buona giornata per tutti! Davide, se anche tuo padre è d’accordo oggi puoi restare a casa, ma non ci fare l’abitudine…Marco per favore, se puoi evita di dire parolacce…
ok, allora come vuoi che ci mettiamo, mamma? ha chiesto Marco con assai malcelata aria di sopportazione
questa mania dei selfie sta diventando una malattia, forza facciamo alla svelta per favore o stavolta davvero mi perdo l’aereo…
Con la velocità della luce la cucina è tornata deserta e silenziosa, Oriana ha mangiato in piedi una fettina di torta e ci ha bevuto sopra parecchio caffè mentre Aika le scodinzolava intorno in attesa di briciole e coccole mattutine. Poi, ciabattando rumorosamente e un bel po’ in anticipo rispetto agli altri giorni, è arrivata anche nonna e si è seduta al suo posto per far colazione.
Almeno lei…
bella questa torta, brava!
Almeno lei…
ma io non me la posso mangiare! L’hai fatta solo per gli altri…
tranquilla mamma, non ti farà male, lo sai che le mie torte non sono pericolose e che penso sempre anche a te. Te ne taglio una fetta piccola, va bene?
Dopo sono uscite insieme in giardino e nonna ha salutato e accarezzato con tenerezza tutte le sue piantine come fa sempre. Più che come piante, le tratta come figlie. Oriana ha afferrato di nuovo il cellulare e cingendola di spalle a tradimento ha detto forza sorridi mamma, stamattina sei bellissima sai, ci facciamo una foto carina io e te? Nonna, che dice sempre che non è brava a mettersi in posa, che non capisce mai dove deve guardare, che le foto moderne, come le chiama lei, non le piacciono e che in generale non ama affatto farsi fotografare, ha risposto con un gesto infastidito e provato a divincolarsi. Ma poi si è distratta e le è venuto da ridere perché intanto Aika, che gioca sempre volentieri con lei, le si stava strofinando attorno alle gambe intrufolandosi al di sotto della vestaglia e le faceva il solletico. Allora Oriana ne ha approfittato e ha scattato la foto. Poi, mostrandole il selfie ed esclamando visto come sei bella stamattina, mamma? le ha stampato un bacio sulla guancia, al quale nonna ha risposto con un paio di puffetti veloci sulla mano della figlia. Quando sono rientrate in cucina, Oriana ha visto quell’ombra di malinconia planare sul viso di sua mamma, e intanto ha cominciato a sparecchiare.
secondo te oggi mi chiama? M’è riuscito proprio bene, ‘sto primogenito, forse neppure si ricorda di averci ancora una madre, che gli costerebbe una telefonata in più? Non lo sento da due settimane e non lo vedo da Pasqua, ti pare normale?
nessuno di noi lo ha più visto da Pasqua, mamma, non soltanto tu…
e questo mi dovrebbe consolare? Ah ma se ne pentirà e mi piangerà guarda, stanne certa, le persone e le cose le apprezzi quando le perdi… si sa…
Poi, senza aggiungere altro e senza aspettare un’eventuale replica di Oriana, che forse pensava di scambiare due chiacchiere, magari di confortarla e rassicurarla, nonna s’è alzata, ha infilato la porta ed è tornata di là, curva sotto il peso degli anni e della tristezza, con la cagnetta che le andava dietro. E mentre le pantofole strusciavano stanche e pesanti sul pavimento del corridoio, brava Aika, vieni, le ha sentito aggiungere in coda a un sospiro desolato, fammi compagnia: andiamo a recitare le preghiere del mattino, che magari oggi mi chiama o mi viene a trovare…
Beh, si è detta allora Oriana raccogliendo da una delle tovagliette a fiori le briciole della colazione e di quella mattina inutile e deludente, in fondo lo sai da sempre che non sei la figlia preferita…
Il varietà in tivù è finito e Aika russa alla grande, con quell’aria particolarmente beata di quando si addormenta al tocco delle carezze della padrona. Muovendosi piano, Oriana prende il cellulare dal comodino e dà una sbirciata al suo profilo social. Le tre foto postate nell’arco della giornata hanno avuto successo e riscosso molta simpatia. Le guarda e riguarda
tortina di Nonna Papera per la colazione di marito e figli: spazzolata in pochi minuti! (e giù tre faccine con gli occhioni sbarrati)…
interno giorno: gruppo matto di famiglia all’assalto della nuova giornata, ma senza fare prima un selfie non si sarebbero mai schiodati dalla cucina, quando me ne liberavo? (e giù tre faccine che si scompisciano dal ridere)…
io e mamma in posa in giardino tra le sue piantine, e mamma, vanitosa, sorride contenta: unite e complici come sempre! (e giù due cuoricini)…
Comunque sono decisamente tre belle foto, riflette Oriana, ben riuscite anche. E quanti like poi, quanti commenti gentili e affettuosi, così tanti da non riuscire a leggerli tutti e a rispondere doverosamente a ciascuno, almeno non adesso che si sente stanca. Come minimo saranno una cinquantina! Ma lo farà senz’altro domattina, risponderà a tutti durante il suo primo solitario caffè. Getta un’ultima occhiata soddisfatta alle tre immagini, a cui ha voluto aggiungere soltanto una leggera sfumatura di colore e di luce in più, quasi volesse scolpirsele bene nella memoria. Quasi volesse sognarsele più tardi. Poi spegne la luce, piano piano si gira su un fianco, dal lato di Aika, e aspetta paziente che il sonno arrivi e se la porti via.
Sono tre bugie, lo sa. Ma non ha fatto del male a nessuno, perché le favole non fanno male, e lei ormai è diventata brava a raccontarle: agli altri, ma ancora di più a se stessa. E poi vuoi mettere? La contentezza per quei like e quei commenti non ha prezzo.
Le avverte quasi fisicamente adesso, Oriana, quelle cinquanta carezze.
Ma intanto il sonno è arrivato, e se la sta portando via…
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