Racconto di Silvia Taccagni
(Prima pubblicazione)
Si era assopita solo per pochi istanti, o almeno così le pareva e al suo risveglio Gaia se ne era già andata, d’improvviso, senza nemmeno salutare.
Avevano passato ore lì, nella camera di sua figlia, a preparare tutto per la sua partenza.
Consapevoli che sarebbe stata imminente, da giorni avevano iniziato ad inscatolare ogni cosa che si trovava in quella cameretta, così come aveva deciso Gaia.
Improvvisamente però la stanchezza aveva cominciato a farsi sentire, le palpebre le si erano fatte pesanti e non aveva potuto fare a meno di abbassarle.
Allora si era seduta sulla poltrona, quella blu, vicino al letto e lì era crollata.
Ora si guardava intorno.
Vi erano ancora numerosi oggetti sparsi per la camera; libri, quaderni e pupazzi di quando Gaia era più piccola.
C’era ancora molto lavoro da fare.
Si alzò, prese il coniglietto di peluche che Gaia adorava e se lo portò al naso; odorava di lei.
Si avvicinò alla finestra e guardò fuori.
Il panorama era splendido, come sempre.
Capita, quando si ha la fortuna di abitare a dieci metri dal mare.
E proprio lì, in fondo al vialetto, sulla spiaggia, vide Gaia.
Indossava ancora la camicia da notte e, sostenendola con una mano per non bagnarla, saltellava tra le onde.
Non se ne era andata senza salutare; si era solo presa una pausa da quel lavoro impegnativo che stavano facendo.
Si sentì sollevata.
Di lì a poco il sole avrebbe cominciato a calare e sua figlia sarebbe rientrata.
Forse anche lei avrebbe sentito tutto il peso di quella giornata e, stanca, si sarebbe messa subito a dormire oppure le avrebbe chiesto di finire di inscatolare le ultime cose.
Per adesso Gaia non la smetteva di sguazzare con i piedi tra le onde e pareva intenzionata a farlo ancora per un bel po’.
Lei continuò a guardarla fino a quando fuori si fece molto buio e non riuscì più a vederla.
Si sforzò per un po’ e provò a cercarla ancora.
Attese che si accendessero le luci del giardino.
Ora vedeva di nuovo le onde che si infrangevano sulla sabbia; tentò di individuare sua figlia, ma lei non era più lì.
In quel momento provò una strana sensazione; un misto di terrore e di pace.
Distolse lo sguardo dalla riva.
Anche nella stanza si era fatto buio.
La attraversò fino ad arrivare all’ interruttore della luce e l’accese.
Dette un’occhiata intorno; forse avrebbe dovuto finire di inscatolare ciò che era rimasto.
Adesso però la stanchezza si stava facendo di nuovo sentire.
Andò ancora una volta a sedersi sulla poltrona blu, quella vicino al letto.
Allungò una mano sotto le coperte arruffate, finché non trovò quella ormai fredda di sua figlia.
La strinse forte.
Non aveva nessuna intenzione di lasciarla.
Ora ogni altra cosa poteva aspettare.
Con il nuovo giorno avrebbe pensato a tutto, anche a gestire quell’immenso dolore.
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