Racconto di Marina Sparpaglione

(Prima pubblicazione)

 

Appoggia la fronte alla schiena di lui. Sono a letto, rannicchiati in posizione fetale, lei lo abbraccia da dietro. Non vuole sapere niente di quello che accade fuori, nel mondo. Le basta sapere di lui, di loro. Riposano, dopo l’amore. Sfiora con delicatezza il petto di lui ed ancora si stupisce di sentire il movimento della sua cassa toracica che si espande e si contrae con il respiro. Gli tocca il capezzolo, che si inturgidisce sotto le sue lievi carezze. Le piace ancora sperimentare, verificare la vita, e sorride. Comprare Mauro è stata una delle cose migliori che lei abbia mai fatto.

Quando l’idea aveva cominciato a frullarle con insistenza nella mente aveva già una certa età. Le relazioni amorose che aveva avuto potevano finire tutte nel dimenticatoio, a parte quella con l’ex marito, ma solo perché con lui ci aveva fatto un figlio. Era rimasta sola lo stesso, perché il figlio ora era in giro per il mondo a studiare o a far cosa non si capiva nemmeno bene. Ma lei era contenta comunque, perché la vita insegna dovunque tu viva e se non altro avrebbe imparato le lingue. Si diceva ancora così. O così pensava lei, che faceva parte di un’altra generazione. L’idea di un nuovo compagno le era venuta spiando la signora del terzo piano: da un momento all’altro era comparso un marito, così bello, così devoto, che lei non poteva capacitarsi che sotto ci fosse dell’amore vero. La signora del terzo piano era una donna davvero molesta, che sembrava incapace di sorrisi o di empatia. Pertanto, secondo lei, era impossibile potesse scatenare sentimenti positivi. Come l’amore appunto. Quando incontrava questa coppia, lei scrutava l’uomo con attenzione, cercando di non farsi scoprire. Se si trovavano insieme in ascensore e lui le dava la schiena (e lei faceva di tutto perché ciò accadesse), spiava la disposizione dei suoi bulbi piliferi sul cuoio capelluto, verificava se ci fossero tracce di artificio, cercava di scovare macchie della pelle disposte in modo sospetto. Di sentirne un odore di pellame plastificato. Di udire una voce metallica. Mai una volta quel marito le era parso altro che un uomo in carne ed ossa.   Aveva cominciato così ad interessarsi alle agenzie di creazione di EAP. Se ne parlava da un po’ di anni, ma solo recentemente avevano cominciato a commercializzarli. Esseri Artificiali Paraumani, ecco il significato della sigla. All’inizio erano state prodotte solo carni artificiali, poi organi umani fatti e finiti, per sostituire quelli guasti. La medicina aveva fatto passi da giganti, il cancro era stato praticamente sconfitto. Ciò aveva scatenato, per contrasto, la rabbia e la vendetta di tutti i nuovi e temibili virus, come se la morte si aspettasse un nuovo metodo di smaltimento per ricevere un adeguato tributo dall’umanità. Anche l’estetica ne aveva giovato, con la possibilità del rifacimento di tutte le parti invecchiate. Certo, occorrevano quattrini, come in tutte le cose lussuose della vita. Infine era cominciata la produzione degli esseri umani. Gli scienziati e le agenzie di EAP si erano dati una piccola regola etica: quella di non generare bambini. Ma lei non era così sicura che venisse rispettata in tutto il mondo. Gli esseri umani, da sempre, sono corruttibili. Aveva visto e rivisto documentari in cui venivano spiegate le procedure per la creazione degli EAP e ne era rimasta affascinata.

Devono alzarsi e cercare un ristorante aperto o un supermercato perché è dal giorno prima che non mangiano un pasto normale. Si comportano come due adolescenti innamorati, e la cosa le sta piacendo da morire. Ma devono essere più realistici ed accettare il fatto che sono una coppia di mezz’età. Ora lo butterà giù dal letto. Faranno una doccia e poi usciranno a godersi quella vacanza in montagna.

Mauro è bello. Leggermente stempiato, magro, un fisico da ex atleta, un bel sorriso. Bei denti, tutti naturali. Rughe interessanti che gli danno un’espressione affascinante. Così lo aveva richiesto. In agenzia ti dicono subito che non ti possono dare un essere perfetto, la vita si sviluppa in modo imprevedibile anche negli EAP, ma garantiscono una certa salute fisica, perlomeno al momento della consegna, ed anche alcune qualità. Certo ci sono EAP bellissimi, senza imperfezioni, ma costano parecchio e lei, malgrado sia una donna benestante, non era arrivata a tanto.  Questi EAP bellissimi finiscono sempre in casa di milionari, quindi nessuno si stupisce o sospetta che non siano essere umani veri, perché da sempre la bellezza e la gioventù si comprano.  Lei aveva voluto un minimo di azzardo, un piccolo rischio ed ora ne era davvero contenta. L’agenzia aveva scelto il nome del suo EAP: Mauro. Il nome a lei non piaceva, ma l’agenzia le aveva detto di fidarsi, il nome e le credenziali assegnate all’EAP erano frutto di un algoritmo segreto e garantivano un certo anonimato, visto che lei ne stava acquistando un modello “marito” e non un modello “badante/servitore”.

Mauro si volta verso di lei e le sue intenzioni sono chiare. Lei si abbandona, sente il corpo di lui su di sé, è così felice, così stordita da tutto quel piacere e da quel sentimento, che sente che è persino troppo per una come lei. Prova un piccolo senso di colpa per averlo voluto, per essere stata la sua generatrice indiretta. Vorrebbe davvero che lui fosse felice, vorrebbe che lui fosse lì per scelta e non per cellule affini alle sue. Poi sente il suo sesso penetrarla e dimentica ogni scrupolo.

Aveva cercato con attenzione l’agenzia alla quale rivolgersi. Ne erano nate parecchie negli ultimi anni. Ne aveva scelta una in una città a qualche centinaio di chilometri dalla sua, giusto per aggiungere altra discrezione. Si chiamava “New Life” (bella fantasia!). Alla reception c’erano due ragazze bionde, fasciate da una divisa a pantaloni bordò, e sul cui petto due spillette riportavano i rispettivi nomi: Sissi e Lissi. Sembravano sorelle. “Siete sorelle?” aveva chiesto. “Ma no, ce lo dicono tutti” avevano squittito quelle. Eppure. Stessa coda di cavallo bionda, stessi occhi verdi. Una delle due nascondeva però un grosso deretano, visibile solo quando si alzava dalla scrivania e percorreva i corridoi sbattendo le ciabatte sanitarie; l’altra aveva un fisico più asciutto. Quest’ultima sembrava più stupida, o perlomeno così le era parso. E poi quei nomi sulla targhetta della divisa… Le erano parse due figure inquietanti. Solo più tardi, dopo una certa frequentazione dell’agenzia, avrebbe pensato che le due non fossero umane vere e proprie. Forse erano EAP basiche. O forse erano una il clone dell’altra. Vai a sapere cosa diavolo avevano combinato con i primi esperimenti…

Lui è bravo a fare l’amore. Fa tutto come piace a lei. Sapeva fare tutto così fin dalla prima volta. Quando in agenzia ti prelevano poche cellule dalla tua epidermide, qualche capello e la saliva, forse creano una pozione magica per legare a te il tuo EAP nascente. Che pensieri da fare proprio mentre fai sesso con tuo marito… Sente le gocce di sudore che scendono dalla fronte di lui ed apre la bocca per berle, gli lecca la faccia: sono salate, sono vere.

Nei programmi che aveva visto con i Vision Goggles, gli Occhiali Visori che negli ultimi anni avevano soppiantato la televisione, spiegavano molto bene la tecnica usata per creare gli EAP. Avevano ormai messo a punto una sorta di broda in cui, inserendo apposite cellule umane a tutti gli effetti, ma create in laboratorio, gli scienziati riuscivano a generare un essere vivente, determinandone anche un certo invecchiamento, a seconda dell’esigenza del cliente. Mauro per esempio aveva cinquantacinque anni virtuali. La genesi dell’EAP durava circa 10 mesi, quasi come una nascita di un bambino vero. Inoltre era dotato di un corredo culturale e di ricordi adatti all’età richiesta, ma anche alla storia umana dell’acquirente. Era anche possibile comprare un Rigenerato, che costava molto meno. Un Rigenerato era un EAP appartenuto a qualcun altro, uno scarto, oppure un EAP di qualcuno ormai deceduto, che ne aveva quindi perso ogni diritto di possesso. Comunque alla consegna, Rigenerato o meno, l’EAP ti veniva dato privo di malattie contagiose e con una garanzia di buona salute per almeno cinque anni. Lei non aveva voluto un Rigenerato. Ne aveva voluto uno nuovo di pacca. Le avevano fatto interviste di ogni tipo. Le avevano fatto compilare ogni sorta di moduli. Si erano azzardati a chiederle gusti sessuali e numero di partner che aveva avuto. Tutto coperto dal segreto della privacy naturalmente.  Lei aveva richiesto il supporto dell’avvocato di famiglia per discutere le pratiche sull’acquisto, per essere sicura di non prendere una fregatura, visto anche la poca conoscenza e la breve storia della materia. Le procedure erano complesse: per esempio occorreva dichiarare, in caso di premorienza all’EAP, come si intendesse svincolarlo, se lo si voleva affrancare, facendolo erede del proprio patrimonio, o se lo si voleva restituire all’agenzia quale Rigenerato. La decisione sul destino finale poteva essere presa dopo dodici mesi di utilizzo del proprio EAP, o meglio “entro” i dodici mesi.

Sta per avere un orgasmo e pensa che lei il suo Mauro lo vuole libero, non lo condannerà mai ad una vita da Rigenerato. Ha già chiamato l’avvocato che ha provveduto a sistemare tutte le carte.  Dopo l’amore, si abbracciano, ridono. Hanno una fame maledetta, devono alzarsi.  Sono venuti nel cottage di montagna che lei non usa da anni, da quando ci veniva con l’ex marito ed il figlio ancora piccolo. Dopo il divorzio è diventato il pied-à-terre del suo ex, un posticino adatto per far colpo sulle svariate amanti da lui collezionate nel corso degli anni. Deve chiamare qualcuno a dare una bella pulita in quella casa, ora che a fare sesso ci viene lei, pensa non senza una certa malizia ed una discreta soddisfazione. Nel frattempo accende il PowderPower, il robot di pulizia che attira polvere ed acari.  Che invenzione! Forse meglio degli EAP stessi, e sorride mentre guarda suo marito alzarsi ed entrare in bagno.

Da un po’ di tempo circolavano alcune voci, ma lei non ci credeva. Ne avevano anche discusso tra di loro, con franchezza. C’erano state morti sospette, nulla di dimostrato in ogni caso. La gente muore anche in incidenti strani, no? Sembrava che parecchi compagni di EAP, soprattutto coniugi legali di EAP non destinati alla rigenerazione, fossero morti in incidenti di macchina, cadute rovinose in casa, intossicazioni da cibo. Nessuno era mai riuscito a dimostrare niente, ma si sa che la gente ama le notizie pruriginose e la cosa era un po’ degenerata, soprattutto sui social dove il tema del complotto trovava sempre terreno fertile. L’ultimo nato, il social Limbus, riportava notizie clamorose, fondate sul nulla, secondo lei. Anche secondo Mauro. Per maggiore sicurezza, lei aveva incaricato l’avvocato di chiedere riscontro alla New Life, ma con la massima discrezione. Non voleva turbare il marito e per nessuna ragione voleva che venisse a conoscenza dei suoi dubbi e delle incertezze: il loro legame era solido e profondo, non voleva mettere a rischio i loro sentimenti. Dall’agenzia erano arrivate parole molto incoraggianti, insieme ad una lettera piena di cifre e statistiche a dimostrazione che gli EAP della New Life erano prodotti di altissima qualità e che i resi o le rimostranze dei clienti erano state pressoché nulle. A maggior riscontro della fede delle agenzie come la loro, si aggiungeva che gli EAP venduti come coniuge erano anche soggetti che generavano un discreto reddito, visto che venivano consegnati provvisti di cultura e competenze, ed anche di un lavoro, se lo si desiderava. Spesso infatti collaboravano con le agenzie stesse che li avevano generati, avevano curricula qualificatissimi. A volte erano quasi degli scienziati, specializzati in medicina oppure in informatica. Mauro, per esempio, era un progettista di software e guadagnava molto bene, era stato destinato ad un’azienda consociata alla New Life, che lo aveva regolarmente assunto. Era stata lei a decidere così, per un lavoro altamente professionale, quando avevano definito le caratteristiche: voleva un uomo attivo ed intelligente. Le era costato, ma lo considerava decisamente un ottimo investimento.

Mauro esce dal bagno, lei indugia a guardare quel corpo, imperfetto ma magnifico. Gli sorride, lui la guarda, sorride a sua volta. Le dice: “Tesoro, muoviti, ora basta, ho una certa età…”  Scoppiano a ridere e lei entra in bagno passandogli accanto maliziosa, giusto in tempo per farsi dare un pizzicotto sul sedere.  

Erano arrivati la mattina precedente, proprio pochi giorni dopo il matrimonio. Lei aveva voluto sistemare tutte le cose per tutelare Mauro. Era stato un matrimonio semplice, con l’avvocato ed il suo assistente a far da testimoni. Avevano deciso di rimandare il viaggio di nozze, per avere tempo di organizzare un viaggio da favola. Ma visto che c’era quel cottage di montagna, avevano pensato di fare una piccola vacanza. Aveva prenotato un Flying Egg biposto ed erano partiti. Da qualche tempo era anche possibile prenotare questi magnifici ed automatici ovetti volanti del colore desiderato: ne avevano scelto uno rosso, “come l’amore” aveva detto lei. Certo, c’era un supplemento di prezzo, ma non era il caso di fare economia proprio ora, con tutti i soldi che aveva già speso per comprare e sistemare Mauro. La sera si erano stesi davanti al camino acceso, sdraiati sulle pelli di montone, si erano scolati la rimanenza di una bottiglia di brandy che qualcuno aveva dimenticato in quella casa e, ognuno con i propri Vision Goggles, avevano guardato un vecchissimo film. Davano Brazil dei Monty Python, Mauro non aveva avuto dubbi nella scelta: gli piacevano i film d’amore.  Era bello anche stare così, come una vecchia coppia, abbracciati a guardare insieme un film. Avevano deciso che l’indomani avrebbero noleggiato delle ciaspole e percorso il vecchio sentiero del Gigante.

Il paesaggio è incantato. Oltre al loro fiatare mentre salgono su per il sentiero innevato, si sente solo il croccare della neve fresca sotto le loro ciaspole. Parlano poco, solo qualche sorriso d’intesa quando lui si gira ad aspettarla o a controllare che vada tutto bene. È felice, immensamente. Il rifugio è ancora lontano, non vede l’ora di arrivare per sdraiarsi al sole ed abbuffarsi di polenta e formaggio fritto. Le sembra che il sentiero sia impervio, ma è Mauro a fare da apripista. C’è poca gente in quei giorni, un po’ fuori stagione. Quel gran colpo, come una folata di vento, arriva da sinistra, lei vacilla e perde l’equilibrio. Non aveva visto il dirupo sulla destra, ma sente bene le botte contro le rocce, su cui il suo corpo va a cozzare. Sente il rumore delle sue ossa che si stanno spezzando, una gamba, le braccia. Sente il viso graffiarsi sopra le pietre. Mentre cade urlando sempre più giù, fa in tempo a voltarsi verso l’alto e vedere, le pare, lo sguardo stranamente vacuo di lui, che la osserva mentre sta per morire. L’ultima immagine della sua vita è quella di Mauro, in ginocchio al bordo del dirupo che la guarda scomparire, impassibile. Ai suoi lati, inginocchiate come lui a guardare in basso, ci sono due figure, vestite entrambe di una tuta da sci bordò, in testa due colbacchi in pendant, da cui fuoriescono due lunghe code di cavallo bionde.

-°-

https://www.ibs.it/signora-meloncini-tutti-altri-quarantaquattro-libro-marina-sparpaglione/e/9788831244640