Racconto di Roberto Becattini
(Prima pubblicazione)
Questa storia non appartiene a nessuna epoca, e meno di tutte a quella in cui si svolge. Non è neanche mia. È tratta da un manoscritto anonimo, da me ritrovato nella soffitta della casa di una ricca vedova, che avevo avvelenato anni fa, per altri motivi.
***
C’era un’area di ventidue ettari al confine tra i comuni di Firenze e Bagno a Ripoli, nelle vicinanze dell’uscita Sud dell’autostrada, destinata alla costruzione del nuovo centro sportivo di proprietà della Fiorentina.
In attesa dell’inizio dei lavori, in quell’area aveva piantato i tendoni uno strano circo. Non c’erano animali, clown, acrobati o giocolieri. Era più una fiera delle attrazioni, un caravanserraglio del fantastico. Era qualcosa che ormai si credeva scomparsa, un ingenuo tentativo di abuso della credulità popolare. Nel volantino pubblicitario si parlava dell’infallibile maga e veggente Apollonia, della donna barbuta, di esemplari unici di satiri, di chimere, lupi mannari, sirene, unicorni, della Sfinge ermafrodita, addirittura della Medusa della mitologia greca. Superuomini, superdonne, leggende semiumane e altri animali fantastici, e dove trovarli se non al circo del dottor Munchausen?
Era il ritorno dell’Età della Fiaba, da quando la ragione aveva spazzato via tutti i sognatori di questo mondo, da Gulliver a Little Nemo. Nel leggere il volantino, il cuore di bambino quarantenne di Luca vibrò forte.
«Perdiana! Nessun profilo sui social, nessun sito! Neanche i giornali ne parlano. Se non fosse stato per questo avviso, non ne avrei mai saputo una sverza!» pensò a voce alta svegliando così l’indolente collega d’ufficio.
Sarebbe stato bello andarci con i suoi figli, ma non ne aveva. Ci avrebbe portato il suo bambino interiore, per provare di nuovo quella meraviglia dimenticata. Si accarezzò il brufolo che aveva dietro l’orecchio, così grosso da sembrare un apparecchio acustico, resistendo alla tentazione di strizzarlo.
Decise di fare un sopralluogo nel pomeriggio stesso. C’era ancora luce a quell’ora, si potevano vedere alcuni tendoni. Altri erano ancora in fase di montaggio. Impugnò il binocolo e mise a fuoco l’immagine. Se era un circo, era piuttosto scalcinato e pidocchioso. Riuscì anche a leggere un listino prezzi all’ingresso di una delle fatiscenti strutture.
Ingresso adulti 2,5 euro, bambini in braccio gratis.
Il giorno dell’inaugurazione, una domenica di marzo, l’affluenza fu imprevedibilmente alta, e Luca stentò a trovare un parcheggio. Era molto eccitato mentre accedeva al parco dei divertimenti. Si era agghindato come per andare a un appuntamento galante. In effetti la prima attrazione che aveva in mente di visitare era la maga Apollonia.
Non vi erano immagini di lei. Il suo nome evocava quelle bellezze creole che quel buongustaio di Prince lanciava in serie sul mercato discografico negli anni ’80, dopo essersele spupazzate. Lui e Prince avevano gli stessi gusti estetici in fatto di donne, con un divario abissale nei risultati.
Un venticello caldo, erotico, lambiva le sue chiome mentre attendeva impaziente nella fila che si era formata davanti al tendone della maga. Tutto gli appariva erotico in quel momento, anche perché non si produceva in amplessi carnali da almeno un paio d’anni. La maga poteva essere la classica veggente laida e incartapecorita, o un’affascinante stregona nel pieno della sua femminilità, capace di predire il destino leggendo il glande invece della mano.
Fu risvegliato dalle sue fantasie a causa dalle espressioni mogie di coloro che uscivano dalla consultazione. Apollonia evidentemente non si censurava nelle sue divinazioni.
Arrivò il suo turno, pagò e con passo incerto si avviò all’ingresso. All’interno il tendone era totalmente buio, c’era solo un fascio di luce tenue che illuminava una sedia. Si accomodò e attese per alcuni tesissimi secondi.
«Benvenuto.» Lo accolse una voce sensuale, professionale, appartenente probabilmente a una sua coetanea; proveniva dal buio di fronte a lui. «Cosa vuoi sapere? Puoi fare due domande specifiche e una generica sul tuo futuro. Prego.»
«Diventerò mai più ricco di adesso?»
«Mai» rispose senza esitazioni la voce.
Previsione facile. Ma era deluso più dal fatto di non poter vedere Apollonia in volto. Doveva essere bellissima.
«Conoscerò una donna che diventerà il più grande amore della mia vita?» Scandì lentamente la seconda domanda, per essere sicuro di averla formulata bene.
«Mai!» disse la voce, anche con una certa veemenza.
«Dunque,» chiese Luca con voce tremula «come sarà il resto della mia vita?»
«Domani sarà come oggi, e dopodomani come l’altro ieri. Vedo ognuno dei giorni che ti restano come una tediosa collezione di ore. Farai qualche viaggio, sì. Ma non avrai nuovi pensieri. Invecchierai senza diventare più saggio, né più dignitoso. Non proverai nuove passioni. Senza figli eri e senza figli resterai. Gli amici ti tratteranno con un crescente sentimento di pietà. Non so dire quale posto tu occupi nel mondo. Continuerai a elaborare il lutto per la vita che desideravi, ma che non hai mai avuto perché non hai fatto niente per averla. Quando morirai, sarai sepolto e presto dimenticato. Perché non hai fatto e non farai mai né del bene né del male, a nessuno. Tanto sarebbe valso che tu non fossi vissuto. Sei uno scandaloso spreco.»
«Eh la Madonna, signora Apollonia! Ma si rende conto delle stronzate che sta dicendo?»
«Come ti permetti? Guarda che le mie previsioni sono invariabilmente esatte!»
«Come si permette lei! Non mi sta dicendo il futuro, lei mi sta giudicando e basta!»
«Non ti giudico, mi stupisco. Tu non fai che sognare, fantasticare, immaginare, senza agire. E intanto il mondo gira, la vita se ne va. Davvero non so spiegarmi il motivo della tua esistenza. Se ti può consolare, ce ne sono tanti come te a giro. Non c’è da pretendere molto da una società, la vostra, dove i Lari del focolare sono diventati orologi a cucù.»
«Orologi a cucù? Insomma, io non l’ho pagata per infamarmi. Mi dica il mio futuro senza recensirlo, e senza andare sul personale.»
«Il tuo futuro te l’ho detto! Perché non ascolti? Vuoi forse sapere quante serie vedrai su Netflix o su altre piattaforme? Quante volte ancora ti chiameranno sul telefonino? Quanti pranzi tristi con tua madre ti aspettano? Quante ricariche telefoniche farai? Quante partite della Fiorentina andrai a vedere allo stadio? Vuoi sapere tutto ciò? Questo è il tuo futuro! Farai le stesse cose che fai da quarantasette anni! Hai davanti a te un’estenuante ripetizione e ricapitolazione dei giorni passati, che almeno hanno avuto un’eccezione: Cristiana. Un amore che però non tornerà.»
Cristiana! Al suono di quel nome Luca cominciò a sudare copiosamente dagli occhi. Dopo alcuni minuti di singulti, si calmò. Poi risollevò la testa e fissò in quelle tenebre che avvolgevano la maga.
«Posso darti del tu?»
«Te lo concedo.» La voce di Apollonia si era fatta più materna.
«Sei mai stata innamorata?»
«Sì. Perché me lo domandi?»
«La tua brutale franchezza non è priva di fascino. Chissà quanti uomini si sono gettati ai tuoi piedi.»
«Molti. Ma l’unica volta in cui sono stata io a farlo… lui mi ha respinta.»
«Mi dispiace. Devi aver sofferto molto.»
«Anche lui. Non dimenticare che sono una maga. Creo, traspongo, disfo, transustanzio, pratico anabolismo e catabolismo. Tutto senza trucchi. Ti risparmio i dettagli su cosa gli ho fatto.»
Luca era più affascinato che spaventato. «Senti… lo so che non ci conosciamo, ma io credo che potremmo curare vicendevolmente le nostre ferite. Dalla voce mi pare che abbiamo la stessa età.»
«Non proprio, Luca. Io ho più o meno duemila anni, e sono rimasta single tutto questo tempo. È troppo tardi per ricominciare.»
«Ma no, sono sicuro invece che potremmo andare d’accordo!»
«La consultazione è terminata. Buon pomeriggio.»
Poi si udì un suono, come di qualcuno che scompare in una nuvola di fumo. Non c’era più nessuno con cui parlare. Uscendo in stato pressoché catatonico dal tendone, Luca si imbatté in un vecchio amico, Filippo, che era in fila e lo strappò dallo stupore col suo odioso vernacolo.
«Oh Luha, come tu stai? Icché t’ha detto la maga?»
«Devo dire che è stata straordinariamente incoraggiante.»
«Sì? Ma icché t’ha detto?»
«Ci sono due tipi di persone a cui non rivelo certi dettagli: mia madre e un maledetto cretino. E tu non sei mia madre!»
Quindi si incamminò orgoglioso verso il parcheggio, mentre il suo amico lo apostrofava: «Oh Luha, ma icché t’ha preso, eh?!»
Luca si girò per rispondergli, ma non lo fece. Da una fessura del tendone una donna assisteva alla scena e gli stava mandando un magico sorriso di approvazione e incoraggiamento.
Sarebbe stata cosa buona tornare per un altro consulto. Proprio in quell’istante il brufolone dietro l’orecchio esplose gioioso.
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