Racconto di Levia Messina
(Terza pubblicazione)
Ugo Coen nacque a Torino nel 1942. I genitori, prima della deportazione ad Auschwitz, da cui non fecero ritorno, riuscirono a nasconderlo in un convento di suore, salvandogli così la vita.
Cresciuto dopo la guerra da una ricca zia sopravvissuta ai lager, si diplomò ragioniere e fu quasi subito assunto in banca, Banca dell’Agricoltura. Trasferito a Milano, si trovava al lavoro quel 12 dicembre, proprio allo sportello di piazza Fontana: intorno a lui, indenne, morte e devastazione.
Sposò una collega, una bella ragazza friulana, ed erano in auto da meno di un’ora, dopo una visita ai suoceri, quando la prima scossa annientò il piccolo borgo.
“Non era il mio momento”, sorrideva allargando le braccia, grato alla sorte.
Tifoso bianconero, uscì illeso dall’Heysel e un guasto alla metropolitana gli impedì di trovarsi sulle Torri Gemelle in quel settembre maledetto, mentre si trovava a New York per festeggiare le nozze d’argento.
Un mese più tardi, fu l’influenza a salvarlo da quel volo che avrebbe dovuto prendere all’aeroporto di Linate. Del resto, non era il suo momento.
E sempre di febbre si trattò, quando sconfisse il Covid con 37.5 e qualche starnuto, cosa rara, alla soglia degli ottant’anni, gli ripetevano i medici.
Nel tardo pomeriggio del 9 agosto 2021, uscì per una passeggiata, lo sanno tutti che gli anziani devono evitare le ore più calde, quando una tegola si staccò dal tetto.
Era il suo momento.
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