Racconto di Neris Casteller

(Quarta pubblicazione)

 

 

Di provare tutta questa emozione, con le farfalle che vanno su e giù nello stomaco, le sembra così strano; proprio lei, sempre equilibrata e padrona di sé stessa, con un self control da monaco buddista. Non era andata in paranoia neppure quando s’era dovuta rimboccare le maniche in quattro e quattr’otto, il giorno in cui suo padre era sparito da casa senza preavviso. Aveva dovuto lasciare gli studi, adattarsi a fare i lavori più umili e caricarsi sulle spalle una responsabilità più grande di lei: due fratellini da accudire ed una madre ammalata cronica.

Rosa era diventata il perno della famiglia, aveva rinunciato ai suoi sogni, a diventare medico. Non le sembrava però di averci sofferto molto, forse perché non ne aveva avuto il tempo, o forse perché provava per i suoi cari un affetto smisurato. La famiglia veniva prima di tutto.

Quando era nata Elisa si era sentita così felice e appagata da non desiderare nient’altro, tutto il suo mondo ruotava intorno a lei. Aveva un marito che l’adorava e la miglior figlia che ogni genitore vorrebbe avere: educata, studiosa e così coscienziosa da non aver mai creato loro alcun problema. Avevano fatto un sacco di sacrifici per garantirle una vita dignitosa. Aveva frequentato ottime scuole, per questo godeva di un’eccellente preparazione ed ora, finalmente, si stava concretizzando quel sogno che lei non aveva mai realizzato, ma sua figlia sì, sarebbe diventata medico pediatra.

«Giovedì dovrò recarmi all’Università prima di voi… per gli ultimi dettagli. Ci vedremo lì.»

«Ma ti accompagneremo noi cara.»

«No, vi prego, altrimenti mi innervosisco.»

«Oh bella, tu uscirai con un bel cento come minimo!» esclama Rosa, cercando l’approvazione del marito. Paolo farfuglia qualcosa e si asciuga una lacrima; sua figlia ha quasi sempre preso trenta a tutti gli esami, è il loro orgoglio.

C’è un sacco di gente che attende di poter partecipare alla discussione della tesi dei propri cari. Rosa spera di vedere sua figlia sbucare da qualche parte, ma di Elisa nemmeno l’ombra. Nessuno la conosce, nessuno ne sa niente. Paolo risponde prontamente al telefonino che sta squillando; tace, il suo volto diventa pallido e teso. «Sì, sì, veniamo subito» riesce a dire con un filo di voce.

«È successo qualcosa vero?» chiede Rosa aggrappandosi a suo marito. Le gira la testa e ha l’impressione che una mano le stringa la gola.

Di corsa si recano alla centrale di polizia. Elisa è sorretta da due agenti, piange.

«È vostra figlia vero? Elisa Ferri» chiede l’agente. Annuiscono senza parlare, non capiscono.

«Ha tentato il suicidio, in stazione. È stata fermata miracolosamente da un passante» continua invitandoli ad accomodarsi sulle sedie vicino ad Elisa. «Non poteva più reggere la commedia…» aggiunge abbassando gli occhi. Pure lui ha dei figli e comprende benissimo come si possono sentire quei genitori.

Elisa alza la testa, si gira verso di loro, il viso è rigato dal rimmel sciolto dalle lacrime. Non avrebbe mai voluto deluderli.

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