Racconto di Andy Simoniello

(Prima pubblicazione)

 

La frittata degli anni Sessanta, quella che si portava in spiaggia d’estate per merenda in mezzo al filoncino di pane di mezzo chilo ricoperto dalla carta argentata o quella oleata, era tutt’altra cosa rispetto ad oggi, aveva un sapore particolare, diverso da una frittata dei tempi nostrani. Sarà stata l’atmosfera di quei tempi, sarà stata l’aria di mare di quell’epoca, sarà stata la farina usata per il pane, sarà stato l’olio usato per la frittura, sarà stata la giusta dose di sale, di latte (per chi lo usava), di formaggio grattugiato (per chi usava pure questo), forse sarà stata la fortunata predisposizione delle galline degli anni ’60 a sfornare uova D.O.C.: qualunque cosa sia stata, spero che conveniate con me che “quella” frittata era la regina delle merende estive. Il bambino, una volta fatto sfogare con giochi di spiaggia e bagni in mare con i suoi coetanei, veniva sistemato sulla sdraio con attorno un asciugamano, sotto nudo in attesa di asciugarsi per mettersi addosso il costumino di ricambio. E mentre, spalle al mare, si asciugava con i raggi del sole i capelli ben tirati col pettine e con la riga a lato, guardava la sua mamma estrarre dal borsone della spiaggia il pacco con la frittata che veniva lentamente ma con decisa fermezza scartato a metà, così il bambino poteva tenere in mano la merenda dalla parte della carta argentata (o oleata) non ancora aperta, senza ungersi le mani. Salvo poi mangiarsene qualche pezzettino quando arrivava fino in fondo. Per i più grandi c’era magari la variante della cipolla (che ti si piazzava sullo stomaco e non potevi fare il bagno a mare del pomeriggio). Ma c’era anche la classica “imposta” con salsiccia e broccoli (che a me non è mai piaciuta) e i più organizzati portavano i “ruoti” con la pasta al forno, teglie con pollo e patatine, fiaschi di vino. E poi andavano pure a farsi il bagno a mare nel pomeriggio!

Ah! Che tempi! Che atmosfere! Che canzoni! Prettamente estive, adatte all’occasione. Sul lido il juke-box con tutti i successi del momento (e ancora attuali…): Sapore di sale, Stessa spiaggia, stesso mare, Abbronzantissima, Pinne, fucile ed occhiali, Con te sulla spiaggia, Tintarella di luna, Legata a un granello di sabbia, ecc. Con 100 lire (o forse 50 addirittura) ne selezionavi tre. Poi magari la sera si tornava sullo “scialè” (si diceva così ma non so come si scrive: ah, no! ecco: chalèt) in compagnia amorosa e si ascoltava: Notte di Ferragosto, Pensiero d’amore, A chi, L’ora dell’amore, di nuovo Sapore di sale, e tanti altri. Spesso, sugli “scialè” più grandi e attrezzati, suonavano, sia di mattina che di sera, complessi musicali che avevano in repertorio i successi del momento.

Una mattina, in una via di un centro balneare, mi imbattei in un ragazzo di colore vestito abbastanza “beat”, come si diceva a quell’epoca. Non era un antesignano dei nostri extracomunitari venditori ambulanti: era James Senese degli Showmen, a passeggio con il cantante del gruppo Mario Musella e un altro componente il gruppo! Di lì a poco dovevano fare una “suonata” su un lido. Qualche anno fa ho visto nei pressi del mio lido Gigi Sabani, ma stentavano a crederci quelli a cui lo dicevo: né, ma per quale motivo mi dovevo inventare la visione di Sabani sulla nostra spiaggia!? Ho detto G-i-g-i S-a-b-a-n-i, non Sharon Stone!  Oggi dobbiamo sorbirci, un lido sì e un altro pure, la visione di una marea di “intemperanti” che ballano (o meglio si muovono: o sul lido o peggio sulla spiaggia o addirittura in mare) a tempo di una pessima ed assordante musica pseudo-latina!

Sulla spiaggia non c’era allora la “marea” di venditori ambulanti provenienti chi dal Continente nero chi da quello giallo: il “commercio” era un’esclusiva del venditore di articoli da spiaggia per bambini e di quello, non concorrenziale con l’altro, di taralli zuccherati.  Poi col tempo sono arrivati le noci di cocco, le ciambelle, le pizzette, le granite, gli occhiali da sole, le magliette, i ventagli, le borse, i costumi da bagno, le carte da gioco, gli abiti, la bigiotteria, i cappelli, le sigarette, gli orologi, i sandali, giocattoli di tutti i tipi, musicassette, e poi ancora: telefonini fasulli, walkman con auricolari,  CD (audio e play-station), accendini di tutte le forme, souvenirs dall’Africa (con una vasta gamma di strumenti musicali), maschere da appendere nel soggiorno, quadri da appendere nel bagno, statuine per il salotto, massaggiatrici shatzu, tatuaggi da scegliere sul catalogo, collane e anelli di madreperla, DVD, tutto l’occorrente per la cucina, teli, asciugamani e lenzuola, e chi più ne ha più ne metta.

Spesso ho visto donne farsi lo shampoo direttamente nel mare, pensando forse chissà quale sostanza rafforzativa per il capello poteva tenere l’acqua salina. Non vi dico la schiuma, altroché quelle quattro bollicine per cui oggi la gente non entra in acqua dicendo: “E’ sporca!”. Oggi la gente non entra in mare se vede qualche banco d’alghe: “L’acqua è sporca di alghe!!”. Io ribadisco: “Ma non è sporca di alghe: ci SONO le alghe, che fanno parte della natura marina!”. Ma all’epoca, le mamme portavano i bimbi a fare la pipì direttamente nel mare, e chiaramente, i pargoli, ignari di essere complici di cotanto reato balneare, facevano spesso pure il resto! E tutto questo con le ragazze a fianco a farsi lo shampoo in mare, pensando che forse pure la pipì del pupo (detta pure “acqua santa”) poteva contenere chissà quali proprietà segrete atte a conservare un ottimo mantenimento del cuoio capelluto. E tutto questo nel mentre le mamme facevano ai loro bebè pure le “pulizie”!

Io, che da ragazzo ero affascinato dai pullman, (li disegnavo, li ritagliavo e ci giocavo e, come ultimo desiderio, vorrei guidarne uno anche per pochi metri), quando d’estate stavo a mare, rimanevo incuriosito da questo arrivo giornaliero di autobus che portava, da chissà quale entroterra peninsulare, famiglie intere che evidentemente non avevano altro modo per raggiungere il mare. Ecco che scendevano donne con mariti, mamme con bambini, ragazzi e  ragazze con amici, cugini e fidanzati/e, nonni e nonne, anziani scapoloni, zitelle in cerca di “emozioni”: tutti con sdraio, ombrelloni, asciugamani da spiaggia, teli da picnic, lettini gonfiabili, pinne ed occhiali, tutto l’occorrente per far giocare i bambini a mare, borsoni per i ricambi, altri borsoni con il “mangiare”, frigo-bar e quant’altro poteva servire per avere i propri comfort per tutta la giornata, poiché ovviamente, per risparmiare, ci si accedeva  in un pezzo di spiaggia libera, chiaramente “uno sopra l’altro”. A volte capitava di vedere un uomo non “costumatamente” attrezzato, che girava in spiaggia con una mutanda bianca (tanto sembrava un costume…), altri, sì, col costume, ma che giravano sulla sabbia con le scarpe nere e i calzini. Non prima di essere sceso in spiaggia vestito di tutto punto e “nascondersi” sotto l’ombrellone (“tanto chi mi vede!”) per spogliarsi di tutto, e magari mettersi pure il costume!

Una prerogativa del vacanziere era di scendere in spiaggia la mattina di buon’ora col giornale del mattino, o con il libro che stava divorando in quel periodo di relax, o con la rivista dei cruciverba per passare in tranquillità la giornata, seduto all’ombra del suo ombrellone (…beh, l’ombrellone quello fa…), cercando di tagliarsi un angolino riposante fuori dal caotico mondo balneare. Ma la cosa durava poco. Poiché un’altra prerogativa del vacanziere (un’altra specie) era quello di scendere in spiaggia e accendere a tutto volume la radio disturbando i vicini d’ombrellone, “tanto”, (pensavano) “sono i successi di questa estate: piacciono a me e anche a loro!”

Mentre mi diletto a scrivere questi ricordi dall’alto del mio “scialè” attuale (in effetti una pedana di cemento ricoperta da un tetto di paglia) …gnam…gnam, mi sto gustando… gnam… un panino con frittata che non è niente male, anzi! Gnam…gnam, niente da invidiare a quella citata nel titolo di questo scritto! Nel frattempo, fra un morso di panino e un “buttare” giù un rigo, do qualche sguardo davanti a me, sulla spiaggia, nel mare, sotto gli ombrelloni, … gnam! I bambini prendono d’assalto il piccolo bugigattolo adibito a bar: patatine, biscotti, popcorn, gelati, cornetti, ciambelle, pizzette, noccioline, bibite gassate e quant’altro per una merendina leggera del “dopo bagno” e del “prima del pranzo”. Gnam… gnam! Il juke-box, ora pieno di CD, suona le canzoni e i tormentoni dell’estate. E che sono canzoni queste?! Gnam…! Nessuno fa più lo shampoo a mare, ma sotto la doccia. Gnam!…  È tutto farsi un bidet, davanti e di dietro! Ma, signora, il piccolo che sta facendo sulla spiaggia?! Ma sì, che importa: passateci sopra un po’ di sabbia con il piede, chi se ne accorge? Mentre vostro marito, l’ingegnere o l’avvocato che sia, blatera ad alta voce continuamente al telefonino, tutta la mattinata! Gnam…gnam… Le mutande degli uomini sono ormai un ricordo: vanno di moda i “boxeroni”, ma ormai per le donne è tutto un “culo da fuori”! Gnam…! In mare tutti a nuotare e giocare fra rifiuti mondezzari, schiumazza fognaria e residui petroliferi, ma tanto dopo ci si fa la doccia! D’altronde ci si accontenta anche di prendere il sole sulle spiagge libere fra ammassi di sudiciume, relitti di mare e carcasse d’animali in putrefazione: il risparmio ha il suo “prezzo”! Gnam… Sto per finire il mio panino con la frittata e anche questo articolo. Ma… cosa c’è? Una strana sensazione di amarognolo in gola… buuuurp!… Oh! scusate… scusate il ruttino… la frittata era con la cipolla! Ora vado a digerire con una bella granita di limone!

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