Racconto di Imma Carannante

(Terza pubblicazione)

 

Ho sognato che, mentre dormivo, le onde del mare mi inghiottivano, che strano, ho passato tanto tempo a sperare, desiderare, di ritornare al mare ed ora che ci sono, c’è una forza dirompente che mi butta giù, come un laccio ad un sasso, che mi tiene legato a sé, che mi tiene ancorata alla nave e che spinge verso il fondo.
Mi sono svegliata, grondante di sudore, l’acqua del mare è diventata la mia acqua, che non vuole più stare dentro, ma vuole uscire, preme per uscire e ce la fa, esce fuori.
Mentre cercavo di riprendermi, di ritrovare il mio equilibrio, mi è apparsa, non in sogno, ma reale, davanti a me, una donna, forse una divinità marina, con uno scettro, simbolo del potere, uno scettro con dei lacci, ho ripensato al laccio, alle corde, al sasso, ma erano nastri, quei lacci erano leggeri, tutto in lei svolazzava, era leggero, fluttuava nell’aria, non più acqua, ma aria.
Ho invidiato le sue fattezze, i suoi lunghi capelli, il suo corpo sinuoso, il suo volteggiare, il suo librarsi nell’aria; mi ha toccata e mi ha lasciato un’impronta di colore sul braccio, una macchia azzurra.
Mi sono fermata, prima impaurita, ho pensato di essere ancora nel mio sogno, ho pensato di essere pazza, non distinguo più la realtà dalla fantasia, mi sono detta, ma non era così, io ci ho parlato, ho parlato con quest’altra me che sta dentro e che sono anni che fatica ad uscire, che ci prova, ma incontra ostacoli, cade, si rialza, inciampa, ma poi si rialza, inciampa, cade e poi si rialza.
La signora dell’aria mi ha guardata negli occhi ed ha iniziato a piangere, e anziché farmi toccare dal suo pianto, dal motivo del suo pianto, il mio pensiero è ritornato all’acqua, ancora acqua, mi sono detta, le lacrime sono acqua, il sudore è acqua, dentro di me c’è solo il desiderio di ritornare al mare.
Ma la signora dell’aria, questa trapezista della vita, non si è limitata a piangere, ha iniziato a parlarmi e mi ha costretto a vedere, sentire, capire il motivo del suo pianto.
“Sono arrivata dal cielo, moltissimo tempo fa, la mia unica forza, il mio unico potere è la leggerezza, non ho peso, non ho forma, non ho volume, larghezza, lunghezza, sono leggera come l’aria, ci sono, ci sono da sempre, anche se tu continui a non vedermi, a non accorgerti di me, ma nonostante questo, sei tu che mi fai stare male, sei tu che continui a tenermi chiusa, stretta dentro di te.
Lo fai sempre, lo fai con ogni cosa, io non ho più aria, non riesco a respirare.
Lo fai quando ti attacchi troppo alle persone, quando ti fai completamente assorbire dalle situazioni, quando pensi che tutto debba essere controllato, quando non ti permetti di sbagliare, quando soffochi l’altro con il tuo troppo amore, quando cerchi, con ostinazione, la perfezione, quando pensi che il peso del mondo, debba essere sempre, tutto, sulle tue spalle.
Mi manca l’aria, non riesco a respirare. ”
Mentre lei parlava, mi sono sentita di nuovo inghiottire, sono pesante, non galleggio, affogo.
La signora dell’aria mi si è avvicinata, mi ha regalato il suo scettro, mi ha detto:<Lo vedi questo? > Questo è l’oggetto del mio potere, è uno scettro, certo, ogni potere ha in sé due facce, ma sopra questa pesante palla, c’è un bicchiere vuoto, leggero, che però riesce a stare su una cosa pesante e dei nastri che svolazzano, che si lasciano guidare dal vento, è questo ciò che dovresti fare, farti trasportare dal vento, dall’aria, sentirti leggera come una farfalla, come una piuma di uccello, come una foglia, lasciarti andare, tornare leggera e accogliere tutto ciò che arriva, non controllarlo, non analizzarlo, non cercare di guardarlo, non rendere tutto così fondamentale.
Hai bisogno di un po’ di leggerezza, hai bisogno di tornare a respirare.