Racconto di Chiara Moltoni
(Seconda pubblicazione – 4 marzo 2019)
Guardando verso l’alto, il vermetto vide il grande tronco e la rigogliosa chioma di un grande albero. Ad ovest, il vestito della notte, ad est, la nudità del nuovo giorno.
Alla chioma erano appesi frutti invitanti – punteggiatura di polpa tra spire di brezza – bandierine di rigogliose foglie, grandi manovre di formiche lungo le striature nodose del tronco. Tutt’intorno, nuvole d’azzurri tra l’anice e l’inchiostro, e odori pungenti di un’umida venatura tra la vita e la morte.
Il vermetto immaginò di intrufolarsi nel godimento di quella grassa felicità a portata di mano, sposando la sua natura di verme al sublime e gustoso rituale dei suoi più ingordi istinti. E quando cominciò ad arrampicarsi, ipnotizzato com’era da quella deliziosa orgia di colore e acquolina, non curandosi d’altro, si ritrovò con il ventre trafitto dallo scudo aguzzo di un lembo di corteccia sollevata.
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