Racconto di Valeria Ronsivalle

(Settima pubblicazione)

 

 

“Si avvicini” mi disse.

– “Come si sente?”

– “Come se fossi andata a sbattere contro un palo con la macchina senza airbag” risposi.

– “Bene, è normale. Adesso si spogli.”

– “Come? Qui? Ora? Perché?”

chiesi agitata, ma in fondo non me ne importava niente, ero così abituata a spogliarmi davanti a tutti con l’anima, che niente più esisteva, era come vivere dall’esterno, come se la vita vissuta non fosse la mia.

– “Coraggio- incalzò lui- è venuta qui per stare bene, no? Si spogli.”

– “Va bene” – risposi senza protestare, e poggiai la giacca sul bracciolo della poltrona dello studio.

– “Si spogli delle sue maschere. Si metta a nudo l’anima” incalzò il professore.

– “Non so se ci riesco” balbettai sparendo nella camicetta e incrociando le braccia a mò di difesa, spaventata.

– “Come si sente? Lo dica, lo urli!”

– “Mi fanno male tutte le ossa del corpo. Come se mi avesse investito un autotreno,” mormorai.

– “Lo urli! Lo dica gridando, con rabbia! Cosa la fa star male!”

– “IL NON RIUSCIRE AD ANDARE OLTRE I MIEI LIMITI!”

urlai.

– “E poi? Continui”

– “IL DOVER ACCONTENTARMI SEMPRE DI QUELLO CHE ALTRI DECIDONO PER ME! IL DOVER REPRIMERE SEMPRE CIÒ CHE SONO, CIÒ CHE SENTO!” urlai con la voce rotta dal pianto.

Ma lui non si fermava.

– “E questo come la fa sentire? Lo dica! Spogli se stessa senza paura!”

– “Come sentire un dolore che ti toglie il fiato- risposi prendendomi il viso tra le mani- Come avere il corpo ustionato e non poter sopportare il contatto con niente e nessuno perché tutto mi fa male.” completai ormai in lacrime, scoppiando in un pianto inconsolabile.

– “Bene- disse lui- e adesso mi dica, cosa ha desiderato mentre si metteva a nudo?”

– “Che qualcuno mi mettesse una coperta addosso all’anima per non farle prender freddo.” risposi.

– “Se lo ricordi, la prossima volta che regalerà la sua parte più intima a qualcuno che non sa proteggerla” mi disse- L’ora è finita, al prossimo incontro.”

E mi congedò.