Racconto di Anna Maria Bonfiglio
(Seconda pubblicazione)

 

“A quindici anni prima viene l’amore e poi il sesso. Alla nostra età è il contrario, prima il sesso e poi l’amore. O quel “sentirsi” reciproco che potremmo chiamare amore. Devi convenirne, è così.”
Forse è davvero così, ma ho sempre pensato che l’elemento unico e imprescindibile di una relazione amorosa fossero i sentimenti, non solo uno scambio di scopate. Avevo sbagliato tutto.
“Stai scopando con un’altra?”
“No…”
“Hai esitato, di’ la verità.”
“Non ho esitato, perché dovrei.”
“Magari l’hai già fatto.”
“No… Dai, può capitare di incontrare qualcuna che ti attizza!”
“Ah…e chi sarebbe?”
“Ma nessuna…capita di vedere una, carina, garbata, magari un po’ fascinosa e ti passa per la testa qualche fantasia.”
“Se lo fai, voglio saperlo.”
“Ma cosa dici? E poi perché dovresti saperlo?”
“Per prendere i miei provvedimenti.”
“Cioè?”
“Cioè niente. Pensa solo a quello che ti ho detto.”
“Ehi, guardami, stai facendo il viso scuro.”
“No, cosa vuoi che m’importi… l’hai detto tu che il nostro è solo un gioco.”
“Ma dai, lo sai che non è così. Anche se pensassi di scopare con un’altra sarebbe solo un gioco, con te è diverso. Il desiderio per un’altra passa, una o due scopate non significano niente.”
“Tante scopate fanno una relazione.”
“Manco per niente! Un paio di scopate possano cancellare la nostra di relazione?”
“Può darsi. D’altronde non è nell’ordine naturale delle cose che una relazione finisca?”
“Certo, può succedere.”
La prima pietra della demolizione cade nella fossa.
Il letto è ancora caldo dei nostri corpi, impregnato dei nostri odori, e le parole vagano nell’aria con una leggerezza che dovrebbe sconvolgermi e che in altri tempi mi avrebbe sconvolta. Ma adesso sfiorano il mio cervello senza disturbarne i neuroni. È questa perdita di coscienza, questa freddezza razionale che ostruisce i condotti sentimentali, che ci fa credere pronti a reggere qualsiasi spoliazione?
“Ehi, cucciola, sono cose che succedono. Uno vede una donna, un pizzico d’attrazione… e tutto si esaurisce lì. Potrebbe succedere anche a te.”
Già, come glielo spiego che per me non è mai stato così?
Le parole dell’amore che ci siamo scambiati appena un attimo fa si allontanano, si sperdono per la stanza come volute di fumo, si liquefanno fino a scomparire. I nostri corpi sono vicini, le gambe dell’uno insinuate fra quelle dell’altra, gli occhi ancora socchiusi inseguono le carezze andate, le mani sfiorano lievemente la pelle accaldata, il cuore ha regolato le pulsazioni. Ma già la mente è altrove. Quella di lui forse insegue un altro corpo, immagina altre sensazioni, altri luoghi. O forse si lascia prendere da pensieri più pedestri, il lavoro, i soldi che non bastano mai, l’auto da revisionare. La mia è intrappolata in una specie di meraviglia per il modo in cui riesco ad accettare le trasformazioni di una realtà in movimento. Una volta avrei desiderato penetrare nei pensieri dell’altro ed avrei offerto i miei, nudi come una creatura appena partorita. Ma ho imparato che a volte è meglio rimanere sulla superficie e che ad andare troppo in fondo si rischia di non emergere più.