Racconto di Giovanni Boncristiani

(Undicesima pubblicazione)

 

Quando pioveva ero felice…

D’estate mi alzavo alle 5 e 30 del mattino per andare ad innaffiare il prato del Duomo di Pisa; ero un giovane con tanta voglia di fare e pochi soldi in tasca. Era un lavoro molto faticoso, prima non c’erano tutte queste cose moderne che ci sono oggi, e non mi riferisco ad internet… c’era da aprire i tombini e portare lunghe tubazioni metalliche da una parte all’altra del prato, erano pesanti come macigni, mi feci i muscoli, altro che palestra.

Poi c’erano da piazzare gli spruzzatori e collegare il tutto, dopo si dava la via e l’acqua cominciava ad andare dove serviva con lunghi spruzzi intermittenti, era bello da vedere.

Alcune zone però restavano scoperte, così occorreva innaffiare con una gomma, ma non una di quelle comuni, quelle verdi da giardino, era grossa come la coda di un toro, e soprattutto pesante, diavolo se lo era!

C’era una specie di ruzzola dalla quale tirando si recuperava questa grossa gomma che terminava con una sorta di lancia in rame, simile a quella dei vigili del fuoco. Per tirarla bisognava utilizzare tutta la forza che si possedeva e il peso del corpo; ci si metteva in posa come per cadere all’indietro e con le due mani si iniziava a tirare. Alternativamente lasciavo una mano e tiravo con l’altra, poi lasciavo la seconda e tiravo con la prima, un po’ come fanno i marinai quando tirano la cima dalla nave per ormeggiare.

All’inizio dicevo che ero felice… sì! Quando pioveva lo ero, perché per un giorno o due non si doveva bagnare il prato e si evitava questa faticaccia, certo si faceva altro ma in confronto erano barzellette.

Era la fine degli anni 70, sono passati quasi cinquant’anni da allora ma ho ancora tutto questo nella testa e, quando piove come oggi, penso a quel tempo e dentro l’anima, in fondo in fondo, assaporo sempre un retrogusto strano, un misto di ricordi, di fatica e felicità, e poi mi assale la consapevole tristezza che tutte le persone che condividevano come me quei momenti ora non ci sono più.

Il tempo, inesorabilmente, si porta via tutto…