Racconto di Melania Ferrari
(Seconda pubblicazione)
Stipare sempre tutto nella propria mente crea ingorghi indicibili, quindi devo dirti un po’ di cose.
So anche che tanto non mi risponderai. La fede religiosa mi assicura che tu sei vicina a me e mi ascolti in qualunque momento. Bene, allora perché taci sempre quando ti chiamo? E quando subdolamente mi rivolgo a te proprio con domande provocatorie, tu che fai? Niente! O sei diventata impassibile, ma non ci credo perché ti sei sempre accesa anche per una trascurabile scintilla, o non sei nella condizione di considerarmi, e lì non azzardo nessuna riflessione. Sarei superba e non è da me.
Comunque, le domande che volevo farti ci sono e te le vado a fare. Poi alla fine chiariamo che non ci si comporta come hai fatto tu.
Prima questione: perché alla tenera età di 44 anni non mi hai costretto a stirarmi i vestiti insegnandomi in modo degno? Hai sempre fatto per me, ma ora, nei miei goffi tentativi, papà sfila con pieghe indicibili alle camicie.! Mi vergogno come una ladra! La parte superiore mi mette in crisi e per fortuna che lui si accontenta… Le magliette e i pantaloni sono presentabili, ma, quando vedo certi capi, caspita che fonti di insoddisfazione sono infide stropicciature che si mostrano appena metto a riposo il ferro da stiro. Quindi perché non mi hai costretto ad arrangiarmi?
Seconda questione: perché hai sparso in giro documenti importanti tenendo anche scartoffie inutili, quasi mie coetanee? Per fortuna la nostra casa è ampia, ma, credimi, fa bene, anzi è terapeutico far pulizia ogni tanto di ciò che non serve più. È un modo per capire a che punto siamo con noi stessi. Quindi ho detto io “basta” alle accumulazioni seriali. Sono veramente dimagrita razionalmente 20 chili. E mi sembra di muovermi meglio tra le varie faccende, soprattutto quelle che sanno di burocrazia. Ma se mi avessi insegnato, avrei impiegato meno fatica a comprendere.
Terza questione: perché non mi hai fatto scrivere la ricetta della tua frolla che non ha eguali? Non ce n’è né per nessuna Benedetta e naturalmente burro forever! Me lo facevi mettere tu con grande soddisfazione quando per un periodo sono diventata le tue mani perché le tue energie tendevano verso la spia rossa.
Quarta questione: a chi posso confidare cosa sento quando mi capita qualcosa? Sapessi quante cose ho in elenco, ma sono lì come un tappo e non è che ciò mi faccia sentire così bene. Stitichezza mentale. Sai che mi sto avventurando in nuovi progetti? Ho anche un libro di poesie su di te e altro, altro, altro ancora. No, perché non posso condividertelo! Mi è presa questa sindrome del tentare di scrivere come se non ci fosse un domani, come quando il mio ex marito se n’è andato con una, o per una, una insomma. Mi sembra di essere una tuffatrice che si immerge nella piscina dal trampolino di 5 metri, poi esce e via subito a riprovare! Sono sempre con la testa fradicia di idee.
Quinta cosa: si fanno comprare oggetti nuovi per poi non usarli mai?! In salotto, o living che dirsi si voglia, se non ho cannato l’identificazione, ci sono un divano meraviglioso, che neanche Mastrota riuscirebbe a trovare termini così alti per decantarlo tanto solo a guardarlo si fa comprare da solo, e una poltrona galattica, che ti facilita qualunque movimento. Le manca solo di cantare, ma a volte anche il silenzio serve. E tu di fronte a ciò?! Mai usati! Ma si fa così?! Se non ricordo male, chi mi ripeteva che bisogna utilizzare tutto quello che si compra? TU, e te lo ricordo con le maiuscole. Guarda che la coerenza è sempre gradita in un mondo che è po’ come le onde del mare che a riva ti mostrano conchiglie degne della sirenetta e poi se le riprendono, tirchie, subito. Poi ci si resta male!
Sesta e ultima cosa, anche perché mi piacciono i multipli di 3: perché te ne sei andata via così velocemente? Non si fa! Nella mia testa si sono incollate su questo dilemma alcune ipotesi che non mi lasciano mai.
Ipotesi 1: forse non sopportavi di vederti ridotta in quelle condizioni, in una stanza d’ospedale con il pannolone come un neonato. E lì ti do ragione perché è mortificante, ma potevi pensare che fosse anche una situazione temporanea…
Ipotesi 2: visto che sei testarda, hai mantenuto fede alle tue parole, a questo punto profetiche “Guarda cosa sei costretta a fare per me e non è giusto”.
Ipotesi 3: non ti andava di invertire i ruoli per cui ero io quasi la tua mamma e tu la mia figliola. L’orgoglio però a volte va messo da parte! Cosa ti è servito essere così ostinata?
A me ha creato solo un vuoto disorientante perché, ricordatelo bene, non ci si comporta nel modo che hai scelto tu. Avevo già fissato l’appuntamento per stare un po’ insieme la mattina seguente, così potevi leggerti un altro pezzo del “mio libro”, il mio “best seller”. E tu?! Ti lascio alle 20 e alle 22 mi chiamano perché sei scappata via?! NON SI FA!
Ti confesso che sono veramente molto arrabbiata perché a morire sono capaci tutti, ma da te non me lo aspettavo.
Ho molto apprezzato il tuo racconto per l’introspezione psicologica dei protagonisti. L’elaborazione del lutto passa attraverso la scrittura e l’ho fatto anch’io dopo la perdita di mio padre. Anch’io insegno lettere in un liceo di Roma e anch’io ad un certo punto ho cominciato a scrivere. Ti auguro di proseguire con successo.