Racconto di Vincenzo Sottile
(Quinta pubblicazione – 31 dicembre 2020)
Sirene lugubri che annientano il flusso di riflessioni e ricordi…Un altro Capodanno…Ma cosa mai ci sarà da festeggiare? Ti chiedi, mentre passeggi per le vie del centro storico, rigorosamente bardate a festa in segno di un toccasana ai mali sociali da sempre onnipresenti…E poi quest’anno anche la pandemia! Finirà? Non finirà? E se finirà, lascerà effetti collaterali? Stare attenti alle controindicazioni dei farmaci, come ben sanno soprattutto gli ipocondriaci con quel misto fra angoscia e gioia che riescono a trasmettere attraverso quei loro eloqui larghi, spinosi, irruenti e spesso sconclusionati. Ma le controindicazioni possono benissimo essere anche psichiche. Perché poi, a modo loro, si sentono anche gioiosi di trasmettere perle del loro sapere e non serve essere laureati in medicina e con tanto di master! No! Quanti pseudo dottori che si affacciano per ogni dove sullo sfondo di infiniti orizzonti non sempre resi rossi da sfolgoranti tramonti. Spesso gli orizzonti che dobbiamo valicare sono quelli delle nostre delusioni, delle nostre ansie segrete che non riusciamo a debellare, del nostro sentirci piccoli, infinitesimali, quasi granelli di sabbia che si disperdono infiniti nel vento e non lasceranno traccia. E poi quanti lutti, soprattutto quando l’età non è più verde e tante, troppe persone care ci hanno già lasciato.
Durante le festività di fine anno non è mai stato un segreto per nessuno che i ricordi divengono più dolorosi e attanagliano le spirali vorticose dei nostri pensieri che cercano di sottrarsi al cupo di tutto quello che ci ha ferito, ucciso psicologicamente, incenerito. Certo, ci si fa forza e si tenta di andare avanti sia per noi stessi che per chi ci sta intorno e quando si hanno dei figli da guardare tutto ciò si trasforma in un imperativo categorico al quale sarebbe un crimine opporre resistenze mentali.
I figli sono il nostro futuro, il nostro ideale proseguire anche quando le nostre misere spoglie terrene non calcheranno più gli immensi scenari di cartapesta disseminati su questo nostro pianeta erto di rose e di spine…Bello godere con loro di uno scatto fotografico in mezzo a un prato ricolmo di margherite e ginestre mentre il sole quasi spumeggiante come bollicine di champagne impazzito solca la superficie dei nostri corpi spaventati, dolenti, quasi impauriti dall’età che implacabile incombe…I primi giocattoli e la loro gioia innocente, quasi selvaggia, il loro gettarci le braccia al collo per cercare sostegno alle prime delusioni dell’infanzia e dell’adolescenza che pesano come macigni, il loro dischiudersi come freschi boccioli all’esistenza che per loro è ancora tutta come tappeti in fiore…i primi amoretti e quel martellante battito del cuore, il diploma e la laurea, la loro vita che si dischiude e si snoda, insomma, ancora tutta in discesa!
E allora, perché rovinargliela anzitempo? Ne avranno di occasioni per disperarsi, piangere, sfogare le amarezze che inevitabilmente dissemineranno il loro cammino come è sempre stato per tutti. Molti strizzacervelli non sarebbero d’accordo e disserterebbero sostenendo che non si fa il bene dei ragazzi ma io dissento abbastanza su tutto ciò. Ovvio che, almeno in parte, è giusto dare certe direttive ai ragazzi e spiegare loro alcune dinamiche per non farli poi trovare del tutto impreparati al brusco impatto con la vita che prima o poi, quando i genitori non potranno sempre fungere da comodo paravento, presenterà loro il conto, ma solo in parte. Non bisogna mai esagerare né in un senso e nemmeno nell’altro perché Si rischierebbe di farli incupire prima del dovuto e noi anziani ci nutriamo della loro linfa vitale per andare avanti. O no? O non siete concordi? Credo proprio che lo sarete in pieno!
Si sta facendo tardi e proseguo nel mio girovagare ma tutte queste riflessioni mi hanno stranamente calmato. Oggi, forse, non sono più forte di prima ma sento di essere stranamente più calmo e in questa società convulsa dai mille stimoli che molto spesso uccidono la nostra creatività e la nostra fantasia tutto ciò non è poco.
Rifletto anche su quanto nel profondo sia fortunato, pur non mi soffermandomi troppo su questi pensieri perché vinto da ansie, preoccupazioni e ritrosie mentali dall’affrontare certe riflessioni spesso imbarazzanti.
Forse l’anno che verrà non si trasformerà in una pubblicità da Mulino Bianco ma sono in piedi, godo di ottima salute e non ho problemi finanziari e questo è già corroborante.
Inoltre ho una moglie cara, paziente e due figli ormai universitari che mi stanno aspettando con trepidazione per il cenone di fine anno, trasmettendomi ondate di calore al quale non rinuncerei per mille sollecitazioni apparentemente più affascinanti ma nel profondo nocive e distruttive e questo è veramente un tesoro incommensurabile.
Buon anno a tutti!
Buon anno anche a te Vincenzo.
Complimenti, Vincenzo… e auguroni!! 🙂
Complimenti per la elaborazione raffinata e colorita del racconto. Auguri.