Racconto di Luisa Frosali

“RaccontiConParola-2”

 

Ho incontrato Riccardo ad una gara canora organizzata dal Benvenuto Brunello presso la Fortezza di Montalcino. Si precipitò a consolarmi poiché avevo perso.

“Sono degli incompetenti! Hai una voce che mozza il fiato” e non solo la voce a quanto pareva. Oggi, sono fuori tempo massimo, ho sforato. A trentanove anni nel mondo della Lirica non si ha più un futuro. Quando la nostra storia ebbe inizio, Riccardo mi presentò ai suoi non come sommelier, ma come cantante lirica. Mi sosteneva ovunque andassi, faceva il tifo per me. Mi chiamava la sua musa ispiratrice e fu grazie a me se aveva rispolverato la sua tromba. Poi rimasi incinta di Greta e i suoi genitori, non i miei perché li avevo persi anni prima, ci aiutarono con la casa. I miei suoceri, infatti, stravedevano per la loro unica nipote e volevano dare a Greta il meglio ma più le davano il meglio, più io mi prendevo il peggio, il peggio da mia suocera e da Riccardo, che non mi sosteneva più per la gioia di sua madre. Io, naturalmente, non mi sono mai arresa. Così, per conto mio, mi ero cercata un pianista con cui provare delle arie liriche ogni volta che avevo del tempo libero. Spesso mi portavo dietro persino mia figlia con la tata. Nel corso degli anni ebbi due pianisti con cui partecipavo a dei contest lirici fino a quando non arrivò Jochen. Con lui, fin dall’inizio, mi sentii invincibile. Era molto professionale e, da bravo tedesco, era incrollabile. Anche questo mi ispirava una sensazione di quasi onnipotenza tanto che ad una gara canora organizzata dall’Accademia di Lirica “La Chigiana”, mi cimentai in “DerKonig in Thule” di Shubert nella villa del quattordicesimo secolo di Geggiano. Nell’indifferenza più totale di mio marito, io e Jochen arrivammo terzi. Io ero su di giri. Ero certa che la mia conquista sarebbe stata accolta da Jochen con la sua consueta professionalità.

Invece mi sollevò, giubilante, esclamando:

“Meine Liebe!”

“Smettila!” gridavo, ma senza convinzione “Mettimi giù!” e, quando Jochen mi depose a terra, mi baciò senza toccarmi, solo le sue labbra ed io non riuscivo a staccarmi da esse, infatti fu lui a terminare il bacio. Era imbarazzato. Io iniziai a temere di aver perso il mio pianista del cuore ed è per questo che fui la prima a scusarsi dell’accaduto. “Non deve succedere mai più” disse ed io finsi di essere d’accordo con lui. Il problema era che quel bacio mi era piaciuto da morire e non riuscivo proprio a togliermelo dalla testa. La tensione fra me e Jochen era un continuo crescendo tanto che durante un’altra esibizione estiva a Bardonecchia nella chiesa di San Ippolito, cantai “Hexenlied” di Mendelsshon e fui un totale disastro. Riccardo non c’era quindi non c’è da meravigliarsi se Jochen si sentì libero di aggredirmi verbalmente. “Hai fatto davvero schifo!” ed io, piangente, mi vidi costretta a confessare tutte le mie emozioni soffocate, sapendo che lo avrei perso per sempre. Lui abbassò lo sguardo ed invece ammise di aver suonato molto male. “Tu sei il mio pianista del cuore!” mormorai e lui, con le sue bellissime lunghe dita affusolate finse di suonare sul mio corpo.

“Ecco, ora sto suonando benissimo” bisbigliò lui con gli occhi incandescenti. A mio marito vorrei dire che, tutte le volte che l’ho tradito con Jochen, in realtà, era come ritornare fra le sue braccia, quelle braccia che non mi riscaldano più né il cuore né la voce. Spesso la notte pronunciavo nel sonno il nome del mio amante e Riccardo mi canzonava.

“Certo Stella che tu sei davvero fissata con la Lirica!” e allora lo tradivo con ancora più fervore, con maggiore desiderio. Quando Jochen era dentro di me, rivendicavo il mio diritto alla musica perché anche il mio orgasmo è un canto. Raggiungemmo l’apice durante la nostra esibizione durante il Solstizio d’Estate nell’Abbazia di San Galgano.

Cantai “Widmung” di Shumann e arrivammo primi.

Andammo a fare il bagno alle Terme di Petriolo e sotto le cascate facemmo l’amore per l’ultima volta.

“Devo tornare a Colonia” mi confessò nella conca d’acqua sulfurea mentre mi accarezzava il seno ed il ventre compreso ogni poro dilatato del mio corpo come spesso accarezzava il suo piano. Piansi di un pianto inconsolabile. Ancora canto e Greta canta con me. Anche lei ha la musica nelle vene e quando si innamorerà il suo canto avvolgerà ogni cosa.

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