Racconto di Monica Cerica

(Prima pubblicazione)

“RaccontiConParola-2”

 

È dirompente giocare con lei. Il desiderio compare ancor prima di sentire la sua voce. Persiste nella mente. Anche se in realtà non ci siamo mai visti, come fa sesso lei con me, nessuna lo farà mai. Non proverò più quel brivido.

Tutto è illusione: trovarmi sopra di lei, toccarla, leccarle i capezzoli turgidi, giocare con le labbra sulla sua pelle, penetrarla e farla godere per un tempo infinito ascoltando i suoi gemiti incontrollati. Quei gemiti che, uditi una volta, non posso scordare.

Sofia lava i piatti, mi avvicino, la prendo da dietro. Con una mano le afferro il fianco, la tiro a me, con l’altra le abbasso la schiena in avanti… Mi appoggio appena, e lentamente mi spingo dentro di lei; poi più forte, affondo sempre più, fino a farla gridare.

La giro, la prendo in braccio, mi avvicino al tavolo; la siedo e mi infilo tra le sue gambe aperte che altro non desiderano se non il mio sesso e la mia voglia di possederla. I talloni sulle natiche mi tirano a lei.

È talmente forte, potente, reale, che mai la dimenticherò, anche se mai l’ho conosciuta.

***

Nel letto mi avvicino a Giorgia: è stesa di lato, mi dà le spalle. Accarezzo il profilo del suo corpo, mi soffermo sui fianchi, tondi e soffici, coperti dalla camicia da notte.

Si scosta appena. Mugugna sottovoce.

«Marco, cosa fai? Stai fermo.»

«Dai tesoro, i ragazzi dormono. È tanto che non facciamo l’amore.»

La stringo, mi accendo con il suo calore, la sposto verso di me. Voglio baciarla, amarla.

Allontana la mia mano e si mette supina. Lo sguardo è spento, privo di desiderio; il sorriso forzato.

«Adesso no, sono stanca.» Mi sfiora la guancia, premurosa, come farebbe una sorella. «Dormi anche tu, è tardi.»

Le prendo il volto, appoggio le mie labbra alle sue. È un bacio asciutto.

«Buonanotte, tesoro. A domani.»

 

Rileggo gli ultimi messaggi sul cellulare.

“Buonanotte Meraviglia! (ti chiamerò così d’ora in poi.) – cuore”

“Buonanotte Stella. Fai bei sogni. – bacio”

“Allora ti sognerò. Fallo anche tu. – occhi a cuore”

 

Giorgia. Sono passati quindici anni dal volto radioso nel giorno del nostro Sì per l’eternità.

Era perfetta nel suo candido vestito: la baciai con timore ed emozione. Il futuro costruito insieme; tanti sacrifici, la casa, due figli. Stabilità, certezza.

Noi, un amore autentico, la vita sognata da sempre.

Eppure, ora sono lontano. Stanotte appartengo a Sofia.

 

Sale ai piedi del letto, si infila carponi tra le mie ginocchia; le unghie rigano i polpacci, scorrono le gambe. Allunga la schiena, il seno schiacciato su di me; le braccia tese in avanti per accarezzarmi il torace; con la lingua disegna cerchi dall’interno coscia all’inguine. Le labbra umide assaporano e scivolano sul mio piacere.

Come si muove sopra di me… Uniti verso il godimento assoluto.

 

***

 

Sabato non si lavora, giornata in famiglia.

«Marco, vado a fare la spesa. Porto i ragazzi, ci pensi tu al pranzo?»

«Certo, non preoccuparti.»

«Ciao amore, a dopo.»

La porta si chiude, l’auto si allontana.

 

Cerco Sofia, scrivo.

“Ho trovato un minuto. Ti mando un bacio al volo – bacio/cuore”

“Preso. Ricambio con gli interessi. – cuore”

“Hai cambiato foto del profilo!”

“Già. Ti piace?” – reazione cuore.

“Oggi grigliata. Mi rilassa cucinare.” Fotografia della piastra.

“Se non lo fossi già, saresti da sposare! – risata”

Sorrido. Adoro la sua ironia.

“A domani, Splendore.”

“A domani, Uomo dei Sogni.”

 

L’ho conosciuta in un gruppo di cucina. Chattiamo da alcune settimane, chiacchiere innocenti all’inizio. Ho sbirciato il suo profilo social, spiato il suo sorriso, lo sguardo, i gesti. È attraente. Una battuta, poi un’altra…

So poco di lei, e lei quasi nulla di me. Eppure è come se ci conoscessimo da sempre.

È fantastica, fuori dal comune.

Ridiamo, scherziamo. Mi prende in giro, non si arrabbia mai. È arguta e spietata, terribilmente sexi.

Sofia non è mia, non lo sarà mai. Nemmeno io potrò essere suo. Lo sappiamo entrambi.

È incredibile che lei pensi le stesse cose. Un’armonia in cui viviamo come fantasmi.

Abbiamo le nostre vite nel mondo reale. E uno spazio dove creare qualcosa di diverso.

È un sogno appagante, è il segreto che esalta e nutre il mio ego maschile.

Giochiamo entrambi, ci divertiamo. Due adolescenti che si stuzzicano, si provocano, si rincorrono.

***

Sul display del cellulare, le notifiche mi avvisano che Sofia ha mandato alcune foto: le ho chieste io. La pausa pranzo, al lavoro, è diventata il nostro appuntamento quotidiano: preferisco digiunare e saziarmi di lei. Credo si diverta a provocarmi.

Mi nascondo dai colleghi, apro la prima immagine.

 

“Oh, mamma! Così muoio…”

Lei ride.

Ne apro altre due.

“Quella con la t-shirt bianca semi-trasparente. Non hai niente sotto… Mi fa impazzire.”

Ride ancora.

“Esco alle 17:30. Ci sarai?”

“Sì, ci sentiamo dopo. Intanto ti racconto cosa ti farei. Appena puoi, ascolta l’audio.”

 

I vocali, che riempiono il tragitto dall’ufficio a casa, sono desideri latenti, disinibiti.

Non li realizzeremo mai: resteranno fantasie che si accavallano, in attesa della notte. Quando a casa tutti dormono, mi rilasso sul divano, in compagnia di Sofia. Due corpi distanti uniti nella passione.

***

Come ogni sera, dopo cena, riordino la cucina.

Il piccolo chiama.

Arriva un video.

«Papooo! Vieni!»

 

Sul display apro uno spogliarello.

Sofia mi travolge, è diventata “speciale” nella mia vita. Occupa ogni anfratto della mia mente. Voglio conoscerla, stringerla, sentire il suo odore. Possederla.

 

Il piccolo corre giù per le scale. Un tonfo. Piange.

«Marco!» Urla Giorgia. «Cosa stai facendo? Non senti che ti chiama?»

«Sì, adesso vado.»

Fermo il video.

«Che palle, proprio sul più bello.» Brontolo.

Il piccolo è a terra, si tiene il polso. Se fossi andato da lui prima…

Ma c’era Sofia in linea.

***

Il gioco ha superato il limite imposto; non riesco più a mantenere la distanza necessaria per non ferire le persone che mi circondano. Mi sento morire.

Invio l’ultimo messaggio.

“Addio, Sofia. Non posso più continuare. Anche se non ci crederai, ti voglio bene. E tanto anche…” (bacio)

 

In fondo, non ho tradito. Ho solo fantasticato.

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