Racconto di Giovanni Boncristiani

(Quarta pubblicazione – 15 marzo 2020)

 

Dalla strada un silenzio assordante.

La TV oramai un’inutile amica, quasi fosse una vecchia zia che borbotta di continuo cose che non riesco più ad ascoltare.

La casa trasformata in un dorata prigione senza carcerieri ne ora d’aria.

Nel frigo più che cose da mangiare oramai sono presenti «viveri», per una sopravvivenza della durata sconosciuta.

L’orologio un inutile soprammobile.

Il telefono, insolente, aiuta solo a moltiplicare le nostre angosce con le paure altrui.

Ecco, i libri, la lettura di questi sembrava l’unica via d’uscita ma dopo poco ci si accorge di leggere sempre la stessa pagina del medesimo libro.

La finestra restituisce incessantemente la medesima immobile immagine come se questa fosse diventata un dozzinale quadro di un pittore anonimo.

Pensare è pericoloso e doloroso, serve solo a comprendere quanto la nostra esistenza sia effimera e quanto siamo finemente legati ad eventi che non possiamo minimamente controllare.

Tutto ciò che consideravamo grande è inequivocabilmente divenuto piccolo e insignificante.

E pensare che essere soli e isolati l’avevo sempre considerata una cosa positiva… sbagliavo!

Ne usciremo, certo, ne usciremo ma indubbiamente non saremo più gli stessi e non è detto che saremo migliori…